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Il Papa e i seminaristi, discernimento e festa

Un momento dell'incontro  |  | Vatican Media/ Aci Group Un momento dell'incontro | | Vatican Media/ Aci Group

Domande  e risposte tra il Papa e i sacerdoti e seminaristi che studiano a Roma riuniti nell’ Aula Paolo VI in Vaticano.

Una udienza a porte chiuse  di cui è arrivato qualche stralcio tramite i media vaticani. Discepolato missionario, discernimento, formazione integrale, spiritualità diocesana, formazione permanente sono stati i temi delle domande al Papa poste da un sudanese, un messicano e un filippino, un francesce e uno statunitense.

Una serie di questioni per approfondire la Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis «Il dono della vocazione presbiterale», pubblicata dal dicastero l’8 dicembre 2016.

Per il Papa il sacerdote deve avere l’umiltà di essere accompagnato e di non essere mai solo. Fondamentale poi il discernimento che va fatto nella preghiera, davanti a Dio, e confrontandosi con un altro, una guida capace di ascoltare e di dare degli orientamenti.

Senza discernimento tutto diventa chiuso. Come compagno consigliato lo Spirito Santo.

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E per essere equilibrati bisogna essere persone normali, dice il Papa,  capaci di gioire con gli altri, di farsi qualche risata, di ascoltare in silenzio un malato, di consolare facendo una carezza.

Fondamentale poi la "diocesanità",  il rapporto con il proprio vescovo, e con i fratelli presbiteri e con la gente della sua parrocchia che sono i figli: “Se lavorerete su questi tre fronti diventerete santi”.

Infine un accenno alla formazione che nasce dalla coscienza della propria debolezza. Infine una nota sulla cultura digitale, occorre chiedersi come si vive la comunicazione virtuale, come si usa il proprio cellulare, prepararsi ad affrontare le tentazioni sulla castità - che verranno, dice il Papa - e poi guardarsi dalla superbia, dall’attrattiva dei soldi, del potere e delle comodità. 

Prima di incontrare il Pontefice, i diversi collegi e seminari hanno animato momenti di preghiera, anche attraverso alcuni canti vocazionali. L’ultimo a essere intonato, poco prima dell’arrivo del Papa, è stato eseguito dai rappresentanti del Collegio sacerdotale argentino ed era dedicato al beato Brochero.