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Il Papa in Marocco: “Siamo figli amati, attesi e festeggiati dal Padre”

Papa Francesco celebra la Messa conclusiva in Marocco |  | Alan Holdren / ACI Group
Papa Francesco celebra la Messa conclusiva in Marocco | | Alan Holdren / ACI Group
Un bambino marocchino presente alla Messa |  | Alan Holdren / ACI group
Un bambino marocchino presente alla Messa | | Alan Holdren / ACI group
Papa Francesco celebra la Messa conclusiva in Marocco |  | Alan Holdren / ACI Group
Papa Francesco celebra la Messa conclusiva in Marocco | | Alan Holdren / ACI Group

È il momento più atteso e partecipato della storia del Marocco: la Messa di Papa Francesco nel complesso sportivo Principe Moulay Abdellahal. Papa Francesco celebra la Messa in spagnolo e incentra la sua omelia sul Vangelo odierno: la parabola del figliol prodigo.

“Sulla soglia di quella casa sembra manifestarsi il mistero della nostra umanità: da una parte c’era la festa per il figlio ritrovato e, dall’altra, un certo sentimento di tradimento e indignazione per il fatto che si festeggiava il suo ritorno – chiarisce il Papa nell’omelia in terra marocchina - da un lato l’ospitalità per colui che aveva sperimentato la miseria e il dolore, che era giunto persino a puzzare e a desiderare di cibarsi di quello che mangiavano i maiali; dall’altro lato l’irritazione e la collera per il fatto di fare spazio a chi non era degno né meritava un tale abbraccio”.

Il Complesso sportivo Principe Moulay Abdellah è intitolato al figlio cadetto di Mohammed V e fratello di Hassan II. È stato inaugurato nel 1983, ma a partire dagli anni Duemila ha visto numerosi lavori di ristrutturazione. Ad oggi, la struttura comprende uno stadio, un’arena coperta ed una piscina.

Continuando la sua omelia Papa Francesco spiega ai fedeli il senso della parabola del figlio ritrovato: “Ancora una volta emerge la tensione che si vive tra la nostra gente e nelle nostre comunità, e persino all’interno di noi stessi. Una tensione che, a partire da Caino e Abele, ci abita e che siamo chiamati a guardare in faccia”.

“Sulla soglia di quella casa appaiono le divisioni e gli scontri – sottolinea il Papa - l’aggressività e i conflitti che percuoteranno sempre le porte dei nostri grandi desideri, delle nostre lotte per la fraternità e perché ogni persona possa sperimentare già da ora la sua condizione e dignità di figlio”.

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Successivamente il Papa spiega il ruolo del Padre: “Sulla soglia di quella casa brillerà con tutta chiarezza, senza elucubrazioni né scuse che gli tolgano forza, il desiderio del Padre: che tutti i suoi figli prendano parte alla sua gioia; che nessuno viva in condizioni non umane come il suo figlio minore, né nell’orfanezza, nell’isolamento e nell’amarezza come il figlio maggiore”.

“Ci minaccia sempre la tentazione di credere nell’odio e nella vendetta come forme legittime per ottenere giustizia in modo rapido ed efficace – continua Papa Francesco - però l’esperienza ci dice che l’odio, la divisione e la vendetta non fanno che uccidere l’anima della nostra gente, avvelenare la speranza dei nostri figli, distruggere e portare via tutto quello che amiamo”.

Per Francesco è chiaro: “Perché, invece di misurarci o classificarci in base ad una condizione morale, sociale, etnica o religiosa, possiamo riconoscere che esiste un’altra condizione che nessuno potrà cancellare né annientare dal momento che è puro dono: la condizione di figli amati, attesi e festeggiati dal Padre”.

Il Papa conclude l’omelia commentando il finale aperto della parabola del figliol prodigo: “La parabola evangelica presenta un finale aperto. Vediamo il padre pregare il figlio maggiore di entrare a partecipare alla festa della misericordia. L’Evangelista non dice nulla su quale sia stata la decisione che egli prese. Si sarà aggiunto alla festa? Possiamo pensare che questo finale aperto abbia lo scopo che ogni comunità, ciascuno di noi, possa scriverlo con la sua vita, col suo sguardo e il suo atteggiamento verso gli altri”.

Le preghiere dei fedeli della Messa sono in tutte lingue: spagnolo. francese, inglese, portoghese, italiano e arabo.

Prima di trasferirsi all’aeroporto per far ritorno in Vaticano, il Papa ci tiene a salutare tutti i presenti alla Messa: “Ringrazio Sua Maestà il Re Mohammed VI per il suo invito, come pure le Autorità e tutte le persone che hanno collaborato per la buona riuscita di questo viaggio. Grazie ai miei fratelli nell’episcopato, gli Arcivescovi di Rabat e Tangeri, e anche ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose e a tutti i fedeli laici che sono qui in Marocco al servizio della vita della missione della Chiesa. Grazie a voi, cari fratelli e sorelle, per tutto quello che avete fatto per preparare questo viaggio e per tutto ciò che abbiamo potuto condividere grazie alla fede, alla speranza e alla carità”.

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Il Papa conclude i ringraziamenti del viaggio con un auspicio particolare: “Con questi sentimenti di gratitudine, desidero incoraggiarvi di nuovo a perseverare sulla via del dialogo con i nostri fratelli e sorelle musulmani e a collaborare anche perché si renda visibile quella fraternità universale che ha la sua fonte in Dio. Possiate essere qui i servitori della speranza di cui il mondo ha tanto bisogno”.

Secondo gli organizzatori alla Messa con Papa Francesco hanno partecipato circa 10mila fedeli di 60 diverse nazionalità.

Subito dopo la Messa, Papa Francesco si trasferisce all’aeroporto di Rabat per la cerimonia di congedo dal Marocco. Il Papa saluta i membri della delegazione marocchina e sale per ultimo a bordo. Ora lo aspetta la consueta conferenza stampa con i giornalisti e alle 21.30 locale di Roma sarà in Vaticano. L’aereo con a bordo il Papa di ritorno dal Viaggio Apostolico in Marocco è decollato dall’Aeroporto di Rabat-Salé alle ore 17.28 locali (18.28 ora di Roma). 

Il Papa rientrando ha inviato un telegramma al Re del Marocco Mohammed VI ringraziando tutto il Marocco per la calorosa e accogliente ospitalità. E invia la sua benedizione.

 

pezzo aggiornato alle ore 18e51