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Il Venerabile Emilio Recchia, uno stimmatino Giusto tra le Nazioni

Il sacerdote fu parroco della chiesa romana di Santa Croce in via Flaminia

Padre Emilio Recchia |  | veronafedele.it Padre Emilio Recchia | | veronafedele.it

Entrando nella chiesa di Santa Croce sulla via Flaminia, a Roma, si scopre un pezzo della storia della Città eterna. La parrocchia, costruita in una età piuttosto recente è un gioiello dell'architettura dei primi del Novecento.

Nel quartiere però, oltre alla bellezza di quanto descritto vi è anche qualcos'altro per certi versi più importante ovvero la presenza di un venerabile che ha officiato, per lunghi anni, nel tempio romano: padre Emilio Recchia.

Ricordare la sua figura è un atto di riconoscenza per la testimonianza di aderenza al Vangelo che il sacerdote ha testimoniato con il suo vivere.

Una fotografia lo ricorda con il sorriso sulle labbra e le braccia conserte. Immagine consueta del religioso che, nel corso del proprio esistere, si è prodigato con gioia e profonda umiltà nel servizio ai fratelli.

Nato il 19 febbraio 1888 a Verona, all'età di appena quindici anni entra nella Congregazione dei Padri Stimmatini e vi apprende il senso trascendente di una vita spesa alla presenza di Dio..

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Ordinato sacerdote, da tutti e ben voluto per quel suo modo, signorile ed umanissimo, che ne contraddistingue l'apostolato, oltre che il modo di essere.

Nel 1911 è inviato nella parrocchia romana ed in questo luogo vi profuse il suo amore al prossimo. Nominato viceparroco per otto anni servì alla carità, ricomprendo quei ruoli di aiuto nella gestione della comunità parrocchiale. Creato parroco, per ben trentadue anni, è stato al servizio di tutti.

Poveri, disoccupati e tanti si affidano alla sua carità.

Moltissimi bussavano alla porta del suo cuore per avere un consiglio spirituale o un aiuto materiale.

Chiamato anche di notte, è sempre pronto per compiere il suo dovere, oltre che portare la serenità del Padre nella realtà.

Sollecito e devoto seppe infondere in tutti il senso di fede che sgorgava autentica dal suo cuore. Animatore di tantissime opere di bene, fu propagatore di un giornale parrocchiale, di numerose attività sportive e di molte aggregazioni di preghiera ed oblazione.

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Provvidente si spese con atti di vera carità, pur di prestare gli aiuti richiesti.

Visse poverissimo ma sempre sereno fondando la sua speranza in Colei che non delude: la Vergine Maria. I fedeli ancora lo ricordano intonare il Santo rosario, con la sua voce baritonale e raccolta.

Nelle testimonianze, rilasciate dopo la scomparsa, molti hanno testimoniato la bontà del ministro di Dio, soprattutto nel sacramento della Riconciliazione, sede dell'amore evangelico dell'Assoluto per l'uomo.

Fu un sacerdote gioioso, allegro e molto caritatevole.

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, rischiando personalmente la propria esistenza nascose moltissime persone di nazionalità ebraica, nella sua comunità.

Coraggioso e con profonda pietà, il suo amore per gli altri fu vita per i fratelli.

Nel 2013 è stato ricordato nello Yad Vashem come Giusto fra le Nazioni insieme al confratello padre Alberto Tambalo, veronese e collaboratore del coraggioso parroco.

Il 27 giugno 1969 chiuse gli occhi al mondo per spalancarli al cospetto del Padre, tanto amato in vita.

Papa Francesco il 21 febbraio 2020 lo ha dichiarato venerabile.