"Da quella sera del 23 novembre di 40 anni fa noi non siamo più gli stessi. I gesti umani e le vicende che costringono gli uomini a vivere certe tragedie cambiano i connotati alla storia. Per esempio noi che abbiamo vissuto quella sera, quel dramma, sappiamo quanto è lungo un minuto e venti secondi. Lo abbiamo appreso quella sera e tutte le grandi lezioni della vita purtroppo avvengono nel dolore e nella tragedia che si abbatte su di noi annullandoci apparentemente. Chi abbia vissuto il terremoto dell’80 sa quanto sia lungo un minuto e 20. Non solo, ma quanto quel minuto e venti secondi possa cambiare una geografia, una storia, delle relazioni, radere al suolo interi paesi che inutilmente abbiamo cercato di ricostruire. Che ha aperto un cratere, quello nella terra ma ancor più nella coscienza di un popolo, quello irpino e non solo. Un cratere che dice assenza". Lo ha detto il Vescovo di Avellino Monsignor Arturo Aiello, ieri sera, nella omelia della Messa celebrata nel Duomo della città irpina in occasione del 40/mo anniversario del terremoto.

"E’ stato bello - ha aggiunto - il ricordo del Papa, tanto paterno, perché è come se avesse posto davanti al mondo questo anniversario di dolore che già in quei giorni, nelle ore successive alla tragedia, proponeva nomi, luoghi, paesi che nessuno aveva mai conosciuto, mai visitato e che diventano parole d’ordine sulle labbra di chi doveva prestare i primi soccorsi e nella sensibilità nazionale".

"Siamo qui come Chiesa - ha concluso Monsignor Aiello - a fare memoria perché la memoria è fondamentale per la nostra vita. Perché noi dobbiamo dire ai giovani che il terremoto dell’80 è anche nel loro inconscio collettivo anche se non lo sanno, anche se ritengono questi racconti e guardano le foto in bianco e nero come reperti archeologici di ere lontanissime. Fare memoria significa riportare al cuore nomi, volti, paesi scomparsi".