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Papa Francesco: “Saremo giudicati in base all’amore concreto dato o negato”

Il Papa all'Angelus: "Cristo Giudice non riveste una regalità temibile, ma è un pastore pieno di mitezza e di misericordia"

Papa Francesco  |  | Daniel Ibanez CNA Papa Francesco | | Daniel Ibanez CNA

Cristo “è l’Alfa e l’Omega, l’inizio e il compimento della storia; e la liturgia odierna si concentra sull’omega, cioè sul traguardo finale. Il senso della storia lo si capisce tenendo davanti agli occhi il suo culmine: la fine è anche il fine”. Lo ha detto il Papa introducendo stamane la preghiera dell’Angelus in occasione della Solennità di Cristo Re.

Gesù – ha spiegato Francesco – “è il supremo giudice. Nella sua morte e risurrezione, si mostrerà il Signore della storia, il Re dell’universo, il Giudice di tutti. Ma il paradosso cristiano è che il Giudice non riveste una regalità temibile, ma è un pastore pieno di mitezza e di misericordia. Gesù, infatti, in questa parabola del giudizio finale, si serve dell’immagine del pastore”.

“Dio stesso – ha sottolineato il Pontefice - promette di prendersi cura personalmente del suo gregge, difendendolo dalle ingiustizie e dai soprusi”. Su di noi il giudizio “sarà preso in base all’amore concreto dato o negato a queste persone, perché Lui stesso, il giudice, è presente in ciascuna di esse. Saremo giudicati sull’amore. Non sul sentimento, no: sulle opere, sulla compassione che si fa vicinanza e aiuto premuroso. Dunque, il Signore, alla fine del mondo, passerà in rassegna il suo gregge, e lo farà non solo dalla parte del pastore, ma anche dalla parte delle pecore, con le quali Lui si è identificato. Guardiamoci dalla logica della indifferenza, ricordiamo la parabola del Buon Samaritano. Che Gesù ci insegni la logica della prossimità”.

Al termine della recita dell’Angelus il Papa ha voluto ricordare il 40/mo anniversario del terremoto dell’Irpinia.  “Quell’evento drammatico, le cui ferite anche materiali non sono ancora del tutto rimarginate – ha ricordato Francesco – ha evidenziato la generosità e la solidarietà degli italiani. Ne sono testimonianza tanti gemellaggi tra i paesi terremotati e quelli del nord e del centro, i cui legami ancora sussistono. Queste iniziative hanno favorito il faticoso cammino della ricostruzione e, soprattutto, la fraternità tra le diverse comunità della Penisola”.

Infine un saluto ai pellegrini presenti che “malgrado le difficoltà attuali, e sempre nel rispetto delle regole, siete venuti in Piazza San Pietro. Un saluto speciale alle famiglie, che in questo periodo fanno più fatica, pensate a tante famiglia che non hanno lavoro e non fanno sapere questo”.

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