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Il viaggio a Roma delle comunità cristiane orientali di Francia

Copti, melchiti, siriaci, maroniti e caldei a Roma per un pellegrinaggio senza precedenti fuori dalla Francia

Ordinariato Orientale di Francia  | L'incontro dell'Ordinariato Orientale di Francia nella Congregazione per le Chiese Orientali | Oeuvre d'Orient Ordinariato Orientale di Francia | L'incontro dell'Ordinariato Orientale di Francia nella Congregazione per le Chiese Orientali | Oeuvre d'Orient

C’è, in Francia, un Ordinariato dei cattolici di rito orientale. Struttura creata da Pio XII nel 1954, erede dell’Amministrazione diocesana per gli stranieri che esisteva sin dal 1922 nell’arcidiocesi di Parigi, l’ordinariato ha giurisdizione sui cattolici di rito orientale residenti in Francia e senza una gerarchia propria. Dal 13 al 17 febbraio, i membri di questo ordinariato sono stati a Roma per il loro incontro annuale.

Era la prima volta che questo incontro si teneva fuori dalla Francia, ma è stato un viaggio molo sentito. Monsignor Sabri Anar, sacerdote caldeo della parrocchia di Saint-Thomas Apotre sottolinea che il viaggio vuole “mostrare lo spirito orientale della Francia e ricordare l’importanza delle nostre chiese orientali, dell’universalità della Chiesa”.

Il gruppo era composto da una ventina di sacerdoti, responsabili delle loro comunità libanesi, melchite, caldee, siriane, persino copte. Hanno un forte legame con i territori di origine, curano un gregge che vive nella diaspora, e guardano a Roma come “sede del Papa e punto di riferimento della fede”.

Con loro, monsignor Pascal Gollnish, direttore generale dell’Oevure d’Orient e vicario generale dell’Ordinariato "Vogliamo – sottolinea monsignor Gollnish - permettere a queste comunità orientali di trovare il loro posto nella società francese, che ha regole, leggi e (...) una laicità che non è sempre facile da capire", dice”.

Tra le sfide, quella di aiutare la diaspora a mantenere un legame “vivace e forte” con la Chiesa di origine, perché – continua monsignor Gollnish - “non può esistere una diaspora che in funzione di un centro. Se non c'è più un centro, la diaspora perde la sua identità. Questo centro può essere reale o immaginato. Per 19 secoli il popolo ebraico ha avuto come centro e orizzonte Gerusalemme, dove non ha più vissuto”.

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I cristiani in diaspora hanno come punto di riferimento i loro luoghi di origine. E, in molti casi, vivono sfide simili, da quelle della secolarizzazione a quella del dialogo con l’Islam. Molto ha fatto il viaggio del Papa in Iraq, cui tutti guardano con attenzione anche per lo sviluppo di nuove relazioni fraterne.