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La dignità della vita e della famiglia al centro del dibattito sociale

Convegni, marcie e manifestazioni nella giornata per la vita

Scegliamo la vita |  | Daniel Ibanez/ EWTN Scegliamo la vita | | Daniel Ibanez/ EWTN

Quando si parla di vita e famiglia, di dignità della persona l'atmosfera diventa spesso incandescente e la politica prende il posto dell'etica.

Così mentre a pochi passi da Piazza san Pietro si studia la Humanae vitae di San Paolo VI, a Torino al Ministro della famiglia viene impedito di intervenire al Salone del Libro e intanto per le strade di Roma si svolge una manifestazione per la vita con un messaggio del Presidente della CEI. 

Partiamo dai testi del Magistero: "L'enciclica Humanae Vitae ha affrontato questioni relative alla sessualità, all'amore e alla vita, che sono intimamente interconnesse (…) Queste sono questioni che riguardano tutti gli esseri umani in ogni epoca. Per questo motivo, il suo messaggio rimane rilevante oggi. Papa Benedetto XVI lo ha espresso con queste parole: ciò che era vero ieri rimane vero oggi”.

Lo ha detto il cardinale Luis Ladaria Ferrer, SJ, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha in apertura del congresso del 19-20 maggio su Humanae Vitae.

La conferenza internazionale “Humanae Vitae: l'audacia di un'enciclica sulla sessualità e la procreazione” è stata organizzata dalla Cattedra Internazionale di Bioetica Jérôme Lejeune a si è svolta all'Istituto Patristico Augustinianum. Ladaria ricorda l'impegno della Chiesa e di tutti i cattolici per la difesa della verità sull'uomo: "siamo chiamati ad essere un segno di contraddizione, proclamando con unità e fermezza la verità dell'essere umano, dell'amore, della sessualità e della vita". Il problema si amplia davanti alla quesitone del "genere" con una "esaltazione della libertà senza relazione con la verità che rende le ideologie di desiderio e volontà come ultimi garanti delle decisioni umane". Si tratta di "un'antropologia che ha separato la vocazione all'amore dalla vocazione alla fecondità".

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Mentre Ladaria parlava al Ministro per la Famiglia è stato impedito di parlare proprio della visione cristiana della vita e della persona in un luogo che dovrebbe essere di cultura e confronto. Urla e striscioni dei soliti noti, tanto che una trentina sono stati fermati.

Eugenia Roccella era Torino per presentare la sua autobiografia "Una famiglia radicale" (edito da Rubbettino), ma vista la situazione alla fine ha deciso di rinunciare spiegando: "di fronte a un’aggressione subita e al mio invito al dialogo rivolto ai contestatori, il direttore del Salone non solo non trova il modo di dire che è poco democratico impedire agli altri di parlare, ma addirittura attacca coloro ai quali è stato impedito di esprimersi". La polemica prosegue anche sui social. Sta di fatto che la Digos ha denunciato 29 manifestanti per violenza privata.

A Roma nelle strade del centro storico una manifestazione che ormai è consueta a maggio si svolgeva sempre uguale ma con un nome diverso. Cambio di dirigenza e cambio di nome, così da Marcia per la vita la manifestazione diventa "Scegliamo la vita".  Arriva il messaggio del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Matteo Maria Zuppi con un forte e gioioso “Sì alla vita”. Ed è chiaro su alcuni temi: "La cultura della vita sa che la vita nasce e cresce nella famiglia e che tutto non dipende dal proprio volere soggettivo, sino ad arrivare alla cosiddetta maternità surrogata, che utilizza la donna, spesso povera, per realizzare il desiderio altrui di genitorialità". E ancora:  “Siamo sicuri che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso? Donne che, in moltissimi casi, avrebbero potuto essere sostenute in una scelta diversa e non rimpianta, come del resto prevedrebbe la stessa legge 194 all’art.5. Siamo sicuri che il suicidio assistito o l’eutanasia rispettino fino in fondo la libertà di chi li sceglie – spesso sfinito dalla carenza di cure e relazioni – e manifestino vero e responsabile affetto da parte di chi li accompagna a morire? Siamo sicuri che la radice profonda dei femminicidi, della violenza sui bambini, dell’aggressività delle baby gang… non sia proprio questa cultura di crescente dissacrazione della vita? Siamo sicuri che dietro il crescente fenomeno dei suicidi, anche giovanili, non ci sia l’idea che “la vita è mia e ne faccio quello che voglio?” Siamo sicuri che la chiusura verso i migranti e i rifugiati e l’indifferenza per le cause che li muovono siano la strategia più efficace e dignitosa per gestire quella che non è più solo un’emergenza? Siamo sicuri che la guerra, in Ucraina come nei Paesi dei tanti “conflitti dimenticati”, sia davvero capace di superare i motivi da cui nasce?  Il Signore della vita ci aiuta a dare vita, a generare e servire sempre la vita, a riconoscere e difendere “la voglia di vivere dei bambini, dei disabili, degli anziani, dei malati, dei migranti e di tanti uomini e donne che chiedono soprattutto rispetto, dignità e accoglienza”.