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La fake news contro Leone XII falsamente accusato di essere no-vax

Anni di storiografia imprecisa hanno creato una leggenda nera

La vaccinazione di Jenner |  | pd La vaccinazione di Jenner | | pd

Chiunque procede alla vaccinazione cessa di essere figlio di Dio: il vaiolo è un castigo voluto da Dio, la vaccinazione è una sfida contro il Cielo”.

Queste parole sono attribuite a Leone XII, al secolo Annibale della Genga, il papa che regnò dal 1823 al 1829 e che avrebbe vietato la vaccinazione contro il vaiolo nello Stato Pontificio.

La frase compare in una lunga catena di citazioni nella letteratura scientifica della seconda metà del Novecento. Ma all’origine della catena manca la fonte per attribuirla a Leone XII, se non l’induzione che tale frase potrebbe essere credibile in bocca di colui che, prima dell’elezione al soglio pontificio, avrebbe definito la vaccinazione un “innesto bestiale”. 

La vaccinazione introdotta da Edward Jenner alla fine del Settecento prevedeva infatti l’inoculazione di pus del vaiolo delle mucche da latte (in francese vache, di qui vaccinazione). Tale metodo di immunizzazione risultava più efficace e sicuro rispetto alla variolizzazione, o vaiolizzazione, fino a quel momento praticata, che prevedeva l’inoculazione di pus del vaiolo umano. Ma anche questa esternazione attribuita al della Genga non è documentata, è una notizia riportata di seconda mano durante il conclave del 1823 dall’ambasciatore austriaco a Roma. Per quest’ultimo il futuro Leone XII è un candidato indesiderabile, perché contrario all’ingerenza delle potenze europee nel governo della Chiesa e quindi non gradito alla corte di Vienna.

Non corrisponde alla realtà storica anche l’argomento del presunto divieto di vaccinazione voluto da Leone XII per annullare quanto realizzato dal predecessore, Pio VII, e dal suo segretario di Stato, cardinale Ercole Consalvi, in linea con le innovazioni introdotte in Italia durante l’occupazione francese. Questa notizia non è esatta perché in realtà nel 1824 Leone XII non vieta ma rende facoltativa la vaccinazione, che si era diffusa a Roma e nello Stato pontificio sin dai primissimi anni dell’Ottocento senza che si sollevassero da parte delle autorità scrupoli morali o religiosi ma incontrando una certa diffidenza in larghi strati della popolazione. Lo sconcerto per l’introduzione di umori animali nel corpo umano veniva rafforzato da alcuni incidenti che occorsi durante le vaccinazioni impressionarono l’opinione pubblica ostacolando un’ampia e rapida diffusione di tale pratica nel territorio. 

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Già secondo le disposizioni napoleoniche, poi confermate dall’editto consalviano del 1822, la vaccinazione era regolarmente strutturata e fortemente raccomandata anche se non resa strettamente obbligatoria. Nel senso che occorreva giustificare la scelta dei genitori di non vaccinare i figli, o quella dei medici di non somministrarla, e che tali scelte sarebbero state penalizzanti nella vita sociale e nella carriera professionale. Del resto, negli stessi anni il vaccino risulta obbligatorio solo in alcuni stati europei, Baviera, Danimarca e Svezia, e nella penisola italiana occorrerà attendere il 1859 per vederlo in vigore almeno nel Regno di Sardegna.

Tuttavia, la complessa macchina organizzativa costruita da Consalvi per diffondere capillarmente nel territorio pontificio la pratica della vaccinazione si era rivelata ben presto quasi del tutto inefficace, neutralizzata dalla mancata collaborazione dell’amministrazione, dei medici e del basso clero e dalla resistenza diffusa negli strati popolari. Tanto che dopo due anni Leone XII stabilì di rendere facoltativa la vaccinazione pur mantenendo, come attestano le fonti contemporanee, l’obbligo per i medici di somministrare il vaccino gratuitamente a chiunque ne avesse fatto richiesta.

È stato rilevato come papa della Genga, attento almeno in questo caso a non forzare l’opinione pubblica e la coscienza dei singoli, diffidenti nei confronti di questa pratica innovativa, pure conferisca l’onorificenza dello Speron d’oro al medico lombardo Luigi Sacco, vero pioniere della vaccinazione massiva della popolazione.

La notizia del papa no-vax è quindi una fake news. Tale “bufala” destituita di qualsiasi fondamento storico ha incontrato però uno straordinario successo, in un tam-tam delirante di testi scientifici e divulgativi, siti internet, blog e film d’autore - ricordiamo per tutti Nell’anno del Signore di Luigi Magni - a suffragare l’immagine di una Chiesa cattolica programmaticamente contraria al progresso scientifico e civile, esemplarmente rappresentata dalla figura oscurantista di Leone XII.

La leggenda nera di papa della Genga - nemico dell’alcolismo e del carnevale, censore dei costumi e delle immagini “oscene”, anacronistico committente di sontuose carrozze di gran gala, morto avvelenato o per le conseguenze di una malattia venerea - ben si prestava all’equivoco storiografico nel quale è inciampato finanche Benedetto Croce (Storia d’Europa nel secolo decimonono, 1932). Peraltro, lo stesso Monaldo Leopardi, politicamente conservatore, fu uno dei più accesi promotori della vaccinazione nello Stato Pontificio, come gonfaloniere della città di Recanati e come padre, avendo sottoposto al vaccino per primi i propri figli tra i quali anche il piccolo Giacomo.

Questa evidenza invita ad approfondire la ricerca, non per riabilitare la memoria di Leone XII, tantomeno per farne l’apologia, quanto per superare una narrazione consolidata, alimentata da retaggi di origine ottocentesca e da personali idiosincrasie. In modo da ricostruire l’azione, o la mancata azione, del pontefice in un realistico chiaroscuro fatto di luci e di innegabili ombre.

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Suggerimenti bibliografici:

A.P. Gaeta, Carteggio inedito di Luigi Sacco con le Segreterie di Stato di Pio VII e di Leone XII (1816-1824), “Castalia”, vol. 2, 1946, p. 215 

R. Colapietra, La Chiesa tra Lamennais e Metternich, Brescia 1963, pp. 113-120

D. Cecchi, L'introduzione della vaccinazione nello Stato Pontificio (1814-1822), “Rivista di storia del diritto contemporaneo”, anno 2 (1977), n. 3, pp. 197-206

D. Keefe, Tracking a footnote, “Fellowship of Catholic Scholars Newsletter”, vol. 9, n. 4 (settembre 1986), pp. 6-7 

Y.M. Bercé e J.C. Otteni, Pratique de la vaccination antivariolique dans les Provinces de l'Etat pontifical au 19e siecle. Remarques sur le supposé interdit vaccinal de Léon XII, “Revue d'histoire ecclésiastique”, 103.2 (aprile-giugno 2008), pp. 448-466

V. Sordoni, «L' immortale britanno». Monaldo Leopardi e il vaccino contro il vaiolo, Roma 2020