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La leggenda di San Rocco raccontata da Lorenzo Arruga

Gli spettacoli della sagra sarmatese dedicati al patrono della città piacentina

la Grotta di San Rocco  |  | pd
la Grotta di San Rocco | | pd
Lorenzo Arruga |  | pd
Lorenzo Arruga | | pd

Sarmato e la storia di San Rocco, il suo patrono: un santo leggendario in tutto il mondo, grazie anche al racconto dei pellegrini che hanno fatto sosta in questo comune vicino Piacenza. 

In lui, storia e leggende si intrecciano: l'incontro tra il santo e un angelo consolatore; una pioggia miracolosa dalla quale scaturì una provvida fontana; la grotta in cui sostò San Rocco; il fedele cane che gli reca una pagnotta per sfamarlo; l'incontro  col conte Signore del Castello e la sua conversione;  la fondazione di un cenobio e un albero di pere miracolosamente spuntato dal suo bastone. 

Fra le varie storie, la più nota è quella che vede San Rocco nel viaggio di ritorno verso Montpellier, città dalla quale era partito alla volta di Roma. Fu proprio in questo cammino che si ammalò di peste mentre assisteva i contagiati ricoverati nell'ospedale di Santa Maria di Betlemme in Piacenza. Fuoriuscito dalla città, si rifugiò in una capanna o - secondo altra leggenda - in una grotta nei pressi di Sarmato e del suo imponente Castello fortilizio, non lontano dall'importante “Transitum Padi”, il passaggio sul fiume Po che i pellegrini della Via Francigena dovevano compiere per continuare il loro cammino. Questa storia coinvolge un altro protagonista: un cagnolino che ogni giorno rubava una pagnotta dalle cucine del castello di Sarmato; e con il pane in bocca, tutto festante, lo portava al santo per sfamarlo.  Ma il conte Gottardo Pallastrelli, signore del maniero, si accorse di questo fatto insolito e volle seguire il cane. Fra i due personaggi avvenne un incontro che cambiò la vita al conte che volle assistere Rocco sino alla sua guarigione. Successivamente, quando il santo - una volta  guarito -  ripartì, Gottardo lasciò i suoi beni per divenire anch'egli pellegrino sull'esempio dell’ amico. 

Tante storie, tanti personaggi, racchiusi poi, nel Novecento teatrale italiano, in una trilogia drammaturgica del tutto particolare: tre spettacoli creati per la sagra sarmatese di San Rocco da Lorenzo Arruga (Milano, 12 giugno 1937 – Milano, 7 luglio 2020), noto critico e storico musicale di diverse testate giornalistiche, anima eclettica del teatro italiano, regista di innumerevoli opere liriche in altrettanto innumerevoli teatri d’opera. 

Il primo di questi spettacoli, La ballata del giovane Rocco ebbe la sua realizzazione sul Sagrato della chiesa dedicata al santo patrono, il 14 agosto del 2006. Arruga scrisse per l’occasione un testo raffinato e popolare: un gruppo strumentale  formato da viola, chitarra, percussioni - e Arruga alla tastiera elettronica - accompagna la storia di Rocco, narrata da una cantastorie. Fra i dati storici che si dipanano in una sorta di interrogatorio fra due studiosi protagonisti del testo, prendono vita momenti lirici dal forte pathos: la leggenda di Rocco rivive fra canzoni e scene evocate col linguaggio dei ragazzi d’oggi che offrono al pubblico sarmatese la straordinarietà del giovane Rocco che lascia tutto e “regala” la propria vita per risanare quella degli altri.

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Il 2009 è la volta di Speciale Rocco, rappresentato il 14 agosto al Teatro Verde Luna di Sarmato. Questa volta, Arruga, crea uno spettacolo in cui i grandi temi della vita del santo si intrecciano, coincidono, con i grandi temi della letteratura mondiale. Arruga indaga Rocco col confronto di altre esperienze, cerca di capire, assieme al pubblico, il perché di tanta fama per questo santo.  Il testo fa riflettere non solo sulla vita di San Rocco, ma sul mondo contemporaneo, perché le grandi tematiche della vita non hanno - in fondo - né tempo né spazio. In virtù di questo non-spazio e non-tempo sulla scena le pagine del Siddharta di Hermann Hesse vivono assieme a quelle di Pasolini dell’Edipo Re; le Lettere dal carcere di Hikmet vibrano forti accanto alle parole del De rerum natura di Lucrezio.              All’impianto drammaturgico così ricco e dinamico, corrisponde una “colonna sonora” costellata da note di autori musicali di diverse epoche: Mozart; Bob Dylan; Gubaidulina; come la canzone di Maddalena del musical  Jesus Christ Superstar e la poetica Wonderful Word di Louis Amstrong

Il terzo spettacolo della trilogia, dal titolo Rocco l’imprendibile - rappresentato sempre a  Sarmato, sul sagrato della Chiesa di San Rocco, il 10 agosto 2014 - è uno spettacolo multimediale che unisce recitazione, immagini del Santo ritratto da grandi pittori, filmati sulla peste, sulle guarigioni, sulle prigioni, sul cammino dei viandanti per illustrare le ballate richiamate dal Primo spettacolo.                 Felice commistione tra prosa, musica e immagini.  La vicenda rappresentata è semplice: protagonisti, due giovani turisti cercano notizie e i luoghi di San Rocco;  attraverso i loro dialoghi, inducono a riflettere sui grandi temi della biografia del santo ancora “aperti”. Il testo, la musica e la regia di Arruga, offrono così allo spettatore lo spunto non solo di riflettere sulla figura di San Rocco, ma di rivivere i luoghi, gli spazi di Sarmato in cui si sente forte - ancora oggi - la sua presenza, seppur “imprendibile”. 

Di spunti, di riflessioni, di canzoni, Arruga - in questa trilogia teatrale - ne ha lasciati tanti.            F

orse, un verso più di tutti, dedicato al cane di San Rocco, che lo soccorre mentre gli uomini non lo riconoscono e lo imprigionano come spia,  risuona nella sua triste attualità guardando al tempo presente: E noi qui chiediamoci, con modestia, qual è l’uomo, qual è la bestia?”. 

 

 

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