Città del Vaticano , venerdì, 19. dicembre, 2025 18:00 (ACI Stampa).
Che siano avvolti da spire di neve bianche e morbide o che sui loro tetti, campanili, giardini, chiostri brilli un tiepido sole invernale il Natale dei conventi, monasteri, abbazie conserva un sapore antico e forte. Luoghi da riscoprire, o da scoprire, in cui vivere il senso di una festa che, anno dopo anno, viene letteralmente ricoperta da strati di inutili luccichii, di oggetti costosi e superflui, di discorsi melensi e parole che suonano false appena pronunciate. E in mezzo a tutto questo caos quasi isterico si fa strada il desiderio, la nostalgia di silenzio, di accoglienza, di bellezza, di preghiera, di Mistero.
Così, come per seguire una via controcorrente, spinti da quei desideri chiusi nel cuore si percorrono le strade dei pellegrini e si bussa alle porte dei monasteri, dei conventi, delle abbazie, magari dopo aver letto pagine che dischiudono alla visione dei loro tesori.
E’ l’esperienza che, dalla solitudine monastica allo spazio interiore quotidiano, si dipana tra le pagine di un libro straordinario, appena rieditato dalla Libreria Vaticana Editrice. Un regalo nel significato più profondo del termine. Opera che papa Leone XIV ha indicato come ‘esemplare’ per la sua vita spirituale per molti anni: La pratica della presenza di Dio, scritto da fra Lorenzo della Risurrezione, al secolo Nicolas Herman, un religioso carmelitano francese vissuto nel Seicento. Di famiglia contadina, si arruola nell’esercito durante la Guerra dei Trent’anni. A 26 anni cambia completamente e sceglie la vita religiosa, entrando nel convento dei carmelitani di Parigi. Conduce una vita semplice, lavorando come cuoco per la sua comunità. Il suo libro postumo, appunto “La pratica della presenza di Dio” , lo ha reso noto in tutto il mondo. Un vero e proprio classico della spiritualità cristiana, nel quale la vita umana viene vissuta esattamente davanti alla presenza di Dio, nell'affidamento completo lungo le pratiche quotidiane.
Ed è proprio il Pontefice, nella prefazione allo scritto, a ricordare e sottolineare il ruolo centrale che esso ha assunto per lui stesso: “Come ho avuto modo di dire, insieme agli scritti di Sant’Agostino ed altri libri, questo è uno dei testi che più hanno segnato la mia vita spirituale e mi hanno formato su quale possa essere il cammino per conoscere e amare il Signore”.
Fra Lorenzo offre un insegnamento mistico di grande semplicità: vivere alla presenza di Dio in ogni momento diventa la vera sorgente della pace e della gioia. Un carmelitano del Seicento potrebbe sembrare un autore lontano nel tempo e distante dalla sensibilità odierna, anche per via del linguaggio. Non è così. E o spiega articolatamente papa Leone, sottolineando, tra le altre cose, che “come molti mistici, anche fra Lorenzo parla con grande umiltà ma anche con umorismo, poiché sa bene che ogni cosa terrena, anche la più grandiosa e perfino drammatica, è ben piccola cosa davanti all’amore infinito del Signore. Così, può dire ironicamente che Dio lo ha ‘ingannato’, perché egli, entrato forse un po’ presuntuosamente in monastero per sacrificarsi ed espiare duramente i suoi peccati di gioventù, vi ha invece trovato una vita piena di gioia”.




