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La Sagrada Familia, la visione di Gaudì che lasciò stupito Benedetto XVI

Un documentario prodotto in Catalogna racconta la Bibbia di Pietra e le conversioni che ne nascono

La foto di Papa Benedetto La foto di Papa Benedetto "stupito" dalla Sagrada Familia | | Museo della Sagrada Familia

“Quando Papa Benedetto XVI aprì la porta della Sagrada Familia per iniziare la cerimonia della dedicazione della Basilica rimase a bocca aperta”.

Lo ha detto ieri l’arcivescovo emerito di Barcellona, cardinale Lluís Martinez Sistach, in occasione della presentazione presso la Filmoteca Vaticana del documentario “Sagrada Familia. La Bibbia di Pietra” diretto e sceneggiato da Jordi Roigé e prodotto da Animaset. E lo stesso regista, a margine dell’incontro, ha raccontato un aneddoto legato a quell’evento del novembre 2010: “Il cardinale impose un embargo assoluto alla divulgazione di foto e video della Basilica prima della cerimonia, voleva che fosse il Santo Padre ad ammirare per primo la meraviglia di luci dell’interno del tempio. Oggi, probabilmente, con la diffusione dei social sarebbe impossibile…”.

Alla proiezione hanno partecipato, oltre al cardinale, il rettore della Sagrada Familia, padre Josep M. Turull, e la direttrice della Filmoteca, Claudia Di Giovanni. Il documentario mostra l’opera di Antoni Gaudí attraverso il racconto biblico, dalla creazione del mondo alla Resurrezione di Gesù, mettendo in rilievo il carattere catechetico dell’opera dell’architetto catalano.

In questo senso, il cardinale Martinez Sistach ha sottolineato che “Gaudí voleva evangelizzare con la sua opera, con il suo tempio. Considerava le tre facciate come una catechesi, tre ‘retablos’ (ovvero le pale d’altare che normalmente sono all’interno, ndc) che posizionò all’aperto, sulla strada come una Bibbia per i poveri”. I circa 15.000 visitatori giornalieri della Basilica possono vedere questo documentario che viene proiettato continuamente all’interno del tempio. Per il regista Jordi Roigé la sfida è rendere comprensibile il significato della Basilica a tutti i visitatori, qualunque sia la provenienza, cultura o fede, e “questo si ottiene mostrando la bellezza e il senso trascendente dell’opera di Gaudí. Perché chiunque è sensibile alla bellezza”. La direttrice della Filmoteca Vaticana, Claudia Di Giovanni, ha aggiunto che con “queste immagini abbiamo sentito il respiro, la luce di Dio. Mi azzardo a dire che l’immagine aiuta a comprendere la trascendenza verso Dio”.

“Tutti mi chiedono quando finirà la costruzione, iniziata nel 1882 – ha detto ancora il cardinale – Io avevo dato mandato agli architetti di completarla entro il 2026, nel centenario della morte di Antoni Gaudì. E credo che gli architetti rispetteranno questo mandato”. Sono circa 4,5 milioni ogni anno i visitatori della basilica, in continuo aumento. Tantissimi arrivano dall’Oriente, soprattutto dalla Corea e dal Giappone, dopo che la televisione mandò in onda un documentario in giapponese su Gaudí che affascinò molto il pubblico nipponico per il legame con la natura delle opere dell’architetto catalano.

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In un dialogo con Miriam Díaz, vicepresidente della Fondazione Catalunya Religiò, il rettore della Sagrada Familia, padre Josep M. Turull, ha fatto riferimento all’originalità di Gaudí: “Si dice che era un architetto originale. L’originalità è tornare all’origine, alle fonti, al libro della Creazione, alla natura. Il gran miracolo di Gaudí è che con la sua opera è capace di commuovere i visitatori, siano atei, credenti o agnostici”. C’è stato spazio anche per fare il punto sulla causa di beatificazione del genio catalano.

I “miracoli” spirituali, di conversioni non mancano, come il caso dell’architetto giapponese Etsuro Sotoo, che da giovane era diretto in Germania ma una volta entrato nella Sagrada Familia non se ne è più staccato: vi lavora dal 1978 per completare la costruzione, proprio come Gaudí che negli ultimi anni della sua vita rifiutò diversi altri incarichi per dedicarsi totalmente alla sua creazione, al punto di dormire nel cantiere del tempio, dove viveva poveramente. Ma i miracoli “buoni” per la beatificazione ancora non ci sono: “Gaudì non ha fretta di diventare beato – ha detto padre Turull, vicepostulatore della causa che dal 2003 è a Roma - La beatificazione arriverà quando sarà il momento”.

Infine, il claretiano Màxim Muñoz, presidente di Animaset, che ha prodotto il documentario, ha sottolineato che era molto importante fare questa presentazione nella Filmoteca Vaticana per il suo significato: “Credo che sia chiara la potenza evangelizzatrice della Sagrada Familia. Animaset ha aggiunto la creatività e il talento di un team di professionisti”.

All’evento organizzato in Vaticano erano presenti, tra gli altri, il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il segretario del Pontificio consiglio per i testi legislativi, arcivescovo Ignacio Arrieta Ochoa, il superiore generale dei claretiani, Mathew Vattamattam, il procuratore generale dell’Ordine dei Cistercensi, padre Lluc Torcal, il direttore dell’archivio della Prelatura dell’Opus Dei, don Francesc Castells, il delegato in Italia della Generalitat della Catalogna, Luca Bellizzi, e il ministro consigliere dell’ambasciata spagnola presso la S. Sede, Félix Costales, oltre ad altri esponenti religiosi e istituzionali.