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La sinodalità e il futuro del diritto canonico

Dove va il diritto canonico nell’era della sinodalità? Se ne è parlato a Torino, in una conferenza nazionale sul diritto canonico, i cui interventi sono contenuti in un libro. Con una interessante appendice

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Nella Chiesa sinodale, dove va e come si costituisce il diritto canonico? È una domanda non di poco conto, se si pensa che l’attività normativa recente della Chiesa è andata avanti spesso con motu propri o rescritti del Papa, ma senza quella base normativa progettuale che potrebbe rendere tutto più solido. C’è, insomma, bisogno di diritto canonico. Ma anche il diritto canonico ha bisogno di rinnovarsi, di guardare oltre, di comprendersi in maniera differente.

Di questi temi si era parlato a Torino, in un convegno che aveva come titolo proprio “La Sinodalità nella vita normativa della Chiesa”, e che si era tenuto dal 3 al 5 ottobre 2022. Ora, gli interventi di quella conferenza sono raccolti in un libro con lo stesso titolo (Mucchi Editore) che, oltre a raccogliere pregevoli contributi, ha anche una terza parte di notevole interesse. Da tempo, infatti, presso l’Università di Bologna si è costituito un gruppo di ricerca internazionale per una proposta di legge sulla sede impedita e la sede vacante del Papa. Riforma necessaria, se si pensa che oggi un Papa può rimanere vivo anche in condizioni sanitarie di totale incapacità, rendendo così difficile a un certo punto lo stabilire la fine del pontificato senza una legislazione certa.

Ebbene, la parte finale di questo volume presenta una serie di proposte, che mettono in luce problematiche di vario genere, e che riguardano anche il modo in cui il Papa rinunciatario si deve chiamare (non è mai stato accettato pienamente il titolo di Papa emerito che si era autoattribuito Benedetto XVI, ma anche quello di vescovo emerito di Roma che vorrebbe, in caso, Francesco non ha tutte le caratteristiche opportune).

Ne viene fuori una proposta di legge che raccoglie alcune sollecitazioni, ne scarta altre, ma ha anche il grande merito di aprire un dibattito sul senso stesso del Papato, sul suo ruolo storico, sul modo in cui questo va compreso.

Ed è lo stesso dibattito che si trova in controluce negli interventi sulla sinodalità nell’attività normativa della Chiesa. Il Cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Budapest – Esztergom, apre il libro con un tema potenzialmente dirompente: cosa è lo Stato di Città del Vaticano? È monarchia assoluta o Stato teocratico? E ha le caratteristiche di entrambi? E il cardinale, da fine giurista, mostra alla fine che l’essere teocratico, cioè l’essere di ispirazione divina, aveva permesso al legislatore della Chiesa di limitare i crismi di monarchia assoluta che ha un pontefice. Insomma, è Dio, è la legge divina che pone un limite alla legge degli uomini, ed è dunque a questa legge divina che si deve guardare.

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Ma è importante anche leggere il testo dell’arcivescovo di Torino Roberto Repole, che si concentra sull’antico adagio latino per cui le cose di tutti dovevano essere approvate da tutti. Ma chi sono tutti, nella Chiesa sinodale? I fedeli che vanno in Chiesa e praticano, o tutti i battezzati, la maggior parte dei quali non è credente praticante? Altro tema è poi quello dell’ambiente culturale in cui si manifesta la sinodalità. Insomma, ci vuole equilibrio.

Ed è questo equilibrio che cercano i relatori, arrivando alla conclusione che il limite resta sempre nella comprensione del diritto canonico, da riformare non tanto nella sostanza, quanto nella forma e immutabilità per venire incontro alle esigenze “liquide” di oggi.

È un grande tema di discussione, perché l’idea è quella di far scrollare di dosso la polvere al diritto canonico, e di portarlo ad occuparsi in maniera più attiva e viva della vita, di fronte ai tre grandi fantasmi delineati da Carlo Fantappié, dei quali quello più decisivo sembra essere il fatto di vivere in una società secolarizzata, in cui la religione non è parte della cultura attiva, ma è semplicemente una eredità che resta vaga. Si deve ricostruire partendo da lì, con la considerazione che il diritto deve aiutare alla vita.

Altro discorso, poi, è includere tutto questo in un percorso sinodale, perché sul campo del diritto Papa Francesco non si è comportato realmente in maniera sinodale. Ha piuttosto deciso, centralizzando, ma anche evitando uno studio accurato che avrebbe permesso forse di evitare alcuni errori.

Ecco così che questo libro, nelle sue pagine, si dipana in un dibattito quanto mai attuale oggi, e necessario in un momento in cui l’istituzione del Sinodo sembra poter essere un grimaldello per cercare di buttare giù l’istituzione Chiesa. Non è desiderio di tutti, ma di pochi. Ma quei pochi possono avere una grande influenza.