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L'amore per Dio e il prossimo per trovare la gioia. XXX Domenica del Tempo Ordinario

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Qual è il più grande comandamento? La domanda viene posta dai farisei per mettere, ancora una volta ma inutilmente, in difficoltà Gesù. Egli, infatti, risponde alla questione con grande lucidità e semplicità: Amerai il Signore Dio tuo…Amerai il prossimo come te stesso.

Il più grande comandamento richiede di porre l’amore di Dio al primo posto: a lui va donato liberamente il cuore, l’anima, la mente. Amare Dio è la condizione per essere se stessi e vivere nella verità. Un amore così totalizzante nei confronti di Dio è, infatti, la coerente risposta dell’uomo a Colui dal quale dipende la nostra vita. Nei confronti di Dio, invece, noi spesso siamo presi da una forma di paura, che ci porta a ritenere che affidarci a Lui, porre Lui al centro della nostra vita, riconoscerlo all’origine della nostra identità voglia dire perdere la nostra dignità, la nostra libertà e la nostra autonomia.

Scrive san Giovanni della croce: Amare Dio vuol dire cercare di spogliarsi per il Signore di tutto ciò che non è lui. Chi ci insegna che cosa significa concretamente “spogliarci di ciò che non è Dio”, è Cristo che fin dall’inizio della sua esistenza ha accolto con amore il disegno del Padre su di Lui.  Egli afferma di se stesso: Mio cibo è fare la volontà del Padre. La sua esistenza terrena è stata una testimonianza dell’amore filiale nei confronti del Padre e da questa relazione ha tratto la “riuscita” della propria vita. Dio, che nessuno ha mai visto né si può vedere, si è fatto visibile, amabile ed incontrabile in Gesù di Nazareth. Non si è trattato di un amore fatto di parole, superficiale, ma di un amore concreto che lo ha portato ad offrire al Padre il suo cuore, la sua anima, la sua mente ed il suo corpo e a morire per noi sulla croce.

Noi celebriamo l’Eucarestia, che è ripresentazione per noi oggi della passione-morte-resurrezione di Cristo, per avere la grazia di amare Dio e i fratelli con lo stesso cuore di Cristo. Amare non solo nei momenti facili e gioiosi, ma anche quando a causa del dolore questo amore diventa difficile. Infatti, senza l’amore la croce, le nostri croci non redimono, ma esasperano e disfano il cuore.

Il secondo comandamento insegna: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Il Signore ci chiede di avere verso gli altri il riguardo, l’attenzione, la premura che abbiamo per noi stessi. Se non amiamo gli altri significa che non amiamo neppure noi stessi. E’ possibile mettere in pratica questo insegnamento solo se abbiamo creato nella nostra vita lo spazio a Dio. Infatti  solo Dio ci libera da tutto ciò che avvelena ed è sorgente di ambiguità nella nostra vita e che ci impedisce di volerci bene e quindi di amare i nostri fratelli, e cioè il peccato. Quando si ha la pretesa di fare “morire Dio” finisce per morire anche l’uomo. Il rigetto di Dio, infatti, offusca l’immagine dell’umanità.

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In definitiva il Vangelo di questa domenica proponendoci l’amore per Dio e l’amore per il prossimo ci indica la strada per trovare la gioia, perché come insegna san Tommaso, la gioia “non è una virtù distinta dalla carità, ma è un atto o un effetto di essa”. Molti ritengono che la felicità dipenda dalla ricchezza, dal potere, dall’essere ammirati e dimenticano che ciò di cui abbiamo veramente bisogno è “un cuore innamorato”. E nessun amore, se non colui che è l’Amore, può pienamente appagare il nostro cuore, creato da Dio per l’infinito e  per la vita eterna. Tutti gli altri amori (per il proprio coniuge, per i figli, per gli amici...) acquistano il loro vero significato sol quando si cerca prima di tutto il Signore e il suo Regno.