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L'Arcivescovo Delpini: "La guerra è una pazzia, chi fa la guerra diventa pazzo"

Domenica scorsa a Milano si è svolta in Duomo la preghiera ecumenica per invocare la pace

L'Arcivescovo Mario Delpini |  | Arcidiocesi di Milano L'Arcivescovo Mario Delpini | | Arcidiocesi di Milano

Domenica scorsa a Milano si è svolta in Duomo la preghiera ecumenica per invocare la pace. Presenti insieme all'Arcivescovo Mario Delpini i rappresentanti del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano e l'Esarca apostolico d’Italia della Chiesa greco-cattolica ucraina Dionisij Ljachovič.

Siamo qui a pregare - ha detto Monsignor Delpini, come riporta il sito dell’Arcidiocesi ambrosiana - "per riconoscere che siamo impotenti, per dichiarare che siamo smarriti, come per dire che siamo feriti, tutti. In preghiera, però, per professare la nostra fede: se siamo impotenti, Dio ha rivelato la sua potenza che salva nella Pasqua di Gesù; se siamo smarriti, però Dio ci guida con la sua parola e la Santa Madre di Dio ci indica la via; se siamo feriti, però Cristo è medico e ci cura. In preghiera per invocare il dono dello Spirito che converta le menti e i cuori di coloro che fanno la guerra. La guerra è una pazzia, è frutto di menti malate e chi fa la guerra diventa pazzo e commette incomprensibili crudeltà".

"Prima di essere russo o ucraino o italiano sono figlio di Dio: se gli uomini fanno la guerra, Maria, la donna, ci convinca a fare la pace; se gli uomini lavorano per la guerra, le donne lavorino per la pace. Rendo grazie - ha aggiunto l'Arcivescovo di Milano - a chi non rimane indifferente: siamo sognatori di una speranza, siamo operatori di pace perché siamo figli di Dio".

"La guerra - ha ammonito - è un tempo in cui si scatenano mostri nascosti negli animi e persone che fanno cose buone nella loro vita ordinaria, in guerra sono dominate da un demonio che li rende capaci di opere demoniache".

Preghiamo - ha concluso l'Arcivescovo - "perché sentiamo la fierezza di appartenere al nostro popolo con delle buone ragioni per una storia vissuta, per le prove attraversate, per i capolavori che attestano il genio. Ma la fierezza diventa una complicità con l’assurdo, se il proprio popolo fa cose assurde come la guerra".

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