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L'arcivescovo di Modena, Castellucci, coniuga san Geminiano e la Costituzione Italiana

La celebrazione a Modena  |  | Diocesi di Modena- Nonantola
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“Preghiamo san Geminiano perché continui tra di noi la collaborazione, per combattere il male mascherato da bene ed essere di aiuto a chi è svantaggiato nel corpo e nello spirito”: questa è stata l’invocazione rivolta  dall’arcivescovo di Modena-Nonantola, mons. Erio Castellucci, alla città in occasione della solennità del patrono san Geminiano.

Prendendo spunto dalla formella dell’architrave della Porta dei Principi del Duomo, in cui Geminiano guarisce dalla possessione del demonio la figlia dell’imperatore, il vescovo ha sottolineato che la Chiesa “fin dall’inizio, ha fondato il legame tra le opere di misericordia spirituale e corporale, dedicando la stessa attenzione all’aiuto verso l’affamato e verso l’afflitto, alla visita ai carcerati e al perdono delle offese, alla cura verso i poveri e all’educazione dei piccoli”.

Infine il vescovo ha ribadito la passione della Chiesa per la vita cittadina: “I grandi vescovi del IV secolo, che in alcune diocesi italiane sono venerati come protettori, non furono di solito i proto vescovi, ad esempio Geminiano è il secondo dopo Antonino, ma furono piuttosto i vescovi che lasciarono un’impronta particolarmente incisiva nella città. Nell’impero ormai decadente, questi vescovi rivestirono funzioni non solo spirituali, ma anche civili: proteggevano i poveri dai soprusi, si impegnavano per l’ordine pubblico, esercitavano l’ufficio di giudici, educavano i cittadini al bene comune e mantenevano relazioni diplomatiche con altri governi”.

Purtroppo ha sottolineato che nei secoli successivi l’assunzione di tali compiti civili da parte dell’autorità ecclesiastica hanno comportato, nei secoli successivi, ‘una mescolanza molto stretta’ tra le competenze religiose e civili: “Nessuno rimpiange quei giorni. Guardando però con realismo la storia, dobbiamo dire che quei vescovi, tra cui Geminiano, pur esercitando allora dei compiti di supplenza, indicarono una strada percorribile anche oggi. In un certo senso, successore di san Geminiano non è solo il vescovo di Modena, ma anche le istituzioni statali, civili e militari. Tutti infatti –dal Prefetto al Sindaco, dagli operatori della giustizia ai corpi militari e di vigilanza, dalle organizzazioni del lavoro a quelle della cultura e dell’economia– siamo impegnati per combattere il male e risollevare la vita delle persone”.

E nella lettera, scritta alla città,  mons. Castellucci ha indicato nei ‘principi-base’ della Costituzione Italiana un esempio valido di collaborazione tra le forze istituzionali, sociali e politiche del Paese, per difendere la dignità della persona umana nel ricordo del padre, Aurelio, che: “si sentiva ed era un ‘cittadino’ leale e partecipe, come la Costituzione lo disegna, e non un ‘suddito’, come recitava lo Statuto Albertino. La sua passione politica, oltre che nei discorsi domestici, si esprimeva nella devozione con la quale seguiva, dalla metà degli anni Sessanta, tutte le trasmissioni di Tribuna politica e Tribuna elettorale”. Anche il futuro vescovo era stato contagiato dalla passione ‘politica’ trasmessagli dal padre: “Spesso il discorso dei politici cadeva sulla Costituzione repubblicana, che del resto a scuola in quegli anni si leggeva e commentava nell’ora di ‘educazione civica’.

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Di solito non rimpiango i tempi che furono, ma in questo caso confesso qualche nostalgia per un confronto tra partiti più argomentato, meno aggressivo e più rispettoso delle persone, pur nella contrapposizione delle idee”. Ricordando la Resistenza e le tre ‘anime’ che plasmarono la Costituzione Italiana, il vescovo di Modena-Nonantola ha sottolineato il contributo dei costituenti cattolici, che sottolinearono il valore di ‘persona’: “La persona, infatti, è prima di tutto individuo, cioè ha una dignità intrinseca, che non può essere assorbita né tantomeno cancellata da nessuno Stato; però non è un’isola, ma è un'esistenza intrecciata con le altre, è essenzialmente relazione, e quindi non ha solo dei diritti individuali ma ha pure dei doveri sociali, perché anche gli altri possano vedere riconosciuti i loro diritti. ‘Persona’, dunque, indica l'individuo in relazione, a partire dai rapporti primari, che sono quelle familiari e dei gruppi sociali. L’art. 2 della Costituzione mette in equilibrio queste tre forze: lo Stato, il singolo e le comunità intermedie: la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

Grazie al contributo dei cattolici (La Pira, Dossetti, Moro, Fanfani, Mortati, De Gasperi, Lazzati…)   secondo mons. Castellucci, la Costituzione Italiana mise al centro le ‘comunità intermedie’, che sono sussidiarie allo Stato: “…una cosa resta certa: l’ispirazione di fondo della nostra Costituzione, ossia la centralità della persona umana intesa come essere in relazione, è un principio che non può essere abbandonato, perché fa parte della nostra civiltà ed è frutto del sacrificio di milioni di italiani”.

Ed ha garantito la collaborazione della Chiesa diocesana con le Istituzioni per garantire il bene della persona: “La nostra Chiesa diocesana, con le sue risorse e i suoi limiti, continuerà a dare un contributo leale sui campi che le sono propri, intrecciando l’attività educativa e assistenziale in favore della persona e della sua dignità all’impegno intenso ed efficace delle istituzioni civili –in primo luogo i Comuni e la Prefettura– e di quelle militari, delle forze dell’ordine, di sicurezza e vigilanza, delle istituzioni culturali e accademiche, delle organizzazioni sociali, cooperative, commerciali e imprenditoriali”.