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Laudato si, cinque anni dopo i circoli per il clima dei cristiani ad Assisi

A colloquio con Antonio Caschetto, Coordinatore Programmi per l’Italia del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima,

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Quest’anno si celebra il quinto anniversario dell’enciclica ‘Laudato Si’, firmata il 24 maggio 2015 pubblicata il 18 giugno dello stesso anno, di Papa Francesco sulla cura della casa comune è fonte di ispirazione durante i momenti di difficoltà. Ci incoraggia a riflettere sui valori che condividiamo e a creare un futuro più giusto e sostenibile. 

Ne abbiamo parlato con Antonio Caschetto, Coordinatore Programmi per l’Italia del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima, architetto di Modica, trasferitosi ad Assisi, insieme alla moglie Angelica e ai due figli: “La ‘Laudato Sì’ è stata accolta come un documento di una profonda e costante bellezza e ha spinto le persone di tutto il mondo a riflettere in maniera più approfondita più sul Creatore e il creato. La visione dell’ecologia integrale contenuta in essa, che intravede connessioni tra il modo in cui trattiamo Dio, la natura e ci trattiamo l’un l’altro, offre verità semplici ma profonde sui legami che ci uniscono”.

Gli abbiamo chiesto di spiegarci il Movimento cattolico globale per il clima: “Il Movimento Cattolico Mondiale per il Clima è un’alleanza nata nel 2015 per mettere in pratica i valori dell’Enciclica ‘Laudato Si’ e l’ecologia integrale. Uno dei suoi strumenti privilegiati è la rete degli Animatori ‘Laudato Sì'. Il movimento raccoglie circa 900 organismi cattolici (da ordini religiosi a movimenti, università, diocesi) e più di un milione di cattolici, nel nostro team lavorano persone da tutte le parti del mondo, dalle Filippine all’Inghilterra, dall’Ecuador alla Polonia, dal Kenya all’Italia, dalla Germania al Brasile. La nostra variegata appartenenza riconferma la diversità della nostra famiglia cattolica, attraverso il contributo delle diverse anime della Chiesa cattolica (e universale), che ha la sua bellezza nella bio-diversità dei suoi carismi”.

Come ha ‘incontrato’ l’enciclica del Papa?

“Ho cominciato ad approfondire l’enciclica grazie al mio parroco, che è brasiliano e proviene da Manaus. In vista del Sinodo per l’Amazzonia ci ha proposto di leggere il documento preparatorio e l’enciclica sul creato di Francesco. Con un piccolo gruppo di persone ci incontravamo ogni settimana e ci siamo appassionati. La ‘Laudato sì’ non è un testo accademico. Di fronte al ‘grido’ della terra e dei poveri di cui parla, pensi subito a come rispondere, a cosa puoi fare tu come singolo e come comunità. Al termine della lettura abbiamo cominciato a chiederci: cosa facciamo, come ci impegniamo?”

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Come funzionano i circoli?

“I Circoli sono piccoli gruppi di persone che hanno desiderio di pregare e di vivere connessi con il creato. Diffusi in tutto il mondo, funzionano attraverso due tipi di iniziative, spirituali e pratiche. Ci ritroviamo per pregare, se riusciamo all’aperto, sentendo i suoni ed i profumi della natura. Ad Assisi organizziamo itinerari , in cui i gruppi possono vivere questi testi che parlano al cuore attraverso le parole ed il canto, e possono riflettere nel silenzio per mettersi in dialogo con Dio. Ma durante la quarantena per il coronavirus abbiamo vissuto momenti di spiritualità anche online, per esempio la Via crucis ‘Laudato sì’, ogni venerdì di Quaresima collegandoci via web. Il secondo fronte è l’azione concreta: come singoli e famiglie riduciamo i consumi e cerchiamo di compiere scelte sostenibili, per esempio evitando gli imballaggi di plastica e comprando frutta e verdura sfusi, o preferendo prodotti a basso impatto ambientale, facendo leva sui momenti liturgici, dalla Quaresima. Per questo vi invitiamo subito a dare vita a un piccolo Circolo, registrandovi al sito”.

Quale ‘sfida’ comporta questa pandemia per la fede?

“E’ assolutamente importante prendersi cura di tutti coloro che sono colpiti dal coronavirus. Il messaggio della Settimana ‘Laudato Sì’ è ‘tutto è connesso’ e, purtroppo, ci sono profondi legami tra l’emergenza sanitaria in atto e la nostra crisi ambientale in corso. Entrambe sono emergenze globali che hanno conseguenze nel lungo periodo, specialmente per i più vulnerabili, ed entrambe richiedono una risposta coordinata da parte di tutti. Mentre affrontiamo l’urgente emergenza del coronavirus, è anche importante affrontare le strutture sociali sottostanti che non riescono a proteggere i più vulnerabili. Questo tempo ci ha fatto riscoprire, in maniera creativa e con grande risposta di calore, delle strade nuove di vivere la comunità, di sentirsi parte di una famiglia. La sfida è continuare a sentirsi parte di questa famiglia umana, con uno sguardo più attento al grido della terra e al grido dei poveri”.