Una delegazione della Federazione Italiana Scuole Materne è  questa mattina in Piazza San Pietro, per partecipare all’Udienza generale con Papa Francesco. Sarà il momento che anticiperà il Congresso nazionale della Federazione che dal pomeriggio di mercoledì, fino a sabato prossimo, discuterà sul tema "Uguali doveri, Diritti diversi”.

Nelle diverse sessioni del congresso sono attesi interventi della presidente Biancamaria Girardi e del segretario nazionale Luigi Morgano, del Viceministro all’Istruzione, all’Università e alla Ricerca, Anna Ascani, del Sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Francesca Puglisi; del Segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, il vescovo monsignor Vincenzo Zani; del direttore dell’Ufficio Nazionale Educazione Scuola e Università della Cei, Ernesto Diaco; del direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio. Al centro il tema della parità tra le scuole pubbliche e quelle paritarie. Venti anni fa circa, con la legge 62 veniva sancita la parità fra scuola statale e scuola paritaria, ma quella che già l’allora Ministro Giovanni Berlinguer definiva una “riforma incompiuta”, resta tale, secondo la Fism che raccoglie oggi circa 9000 scuole con 450mila alunni. Una riforma “incompiuta” quantomeno sotto l’aspetto economico e nonostante un’offerta educativa apprezzata. Una situazione – denuncia la Fism - che “permane” anche dopo l’approvazione della legge 107/2015, quella della “Buona Scuola” che ha tenuto ancora “in poca considerazione” la pluralità degli operatori scolastici del nostro Paese.

“La nostra volontà – dice il segretario generale della Federazione Luigi Morgano -  è quella di mantenere le nostre scuole aperte a tutti, perché sono realtà che vogliono includere…Però quello delle rette è un tema serio. E l’intervento dello Stato per le sue scuole e quelle definite paritarie, molte gestite da realtà religiose, ma pure comunali, è discriminatorio”. Ed aggiunge: “Vediamo qualche cifra, senza ignorare poi versamenti fatti in ritardo con costi burocratici assurdi. Lo Stato versa poco più di 290 milioni per le nostre scuole frequentate da 450mila bambini per circa 220 giorni all’anno, fanno più o meno 2 euro al giorno, come si può definirlo un sostegno adeguato?  La distanza fra il costo del bambino nella scuola dell’infanzia statale e nella paritaria fa riflettere: supera di 6.000 nella prima, mentre l’entità di contributo è di meno di 500 euro nella seconda”. 

Concludendo: “Si aggiunga che resiste nell’opinione pubblica la percezione che ritiene quella statale l’unica legittima destinataria del sostegno centrale, e qui c’è l’eredità di un’ideologia che a lungo ha combattuto un pluralismo. Confidiamo che a quarantacinque anni dalla nascita della FISM cambi qualcosa per queste 9.000 realtà educative e di istruzione (tra scuole dell’infanzia, sezioni primavera, nidi e micro-nidi) e 40.000 persone che ci lavorano con passione nel segno di un primato: quello del bambino, della fascia 0-6 anni, di bimbi destinati a vivere pienamente la loro umanità attraverso un percorso educativo integrale”.