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Le stazioni quaresimali oggi, un percorso per riscoprire la santità

Santa Sabina, interno  |  | Padri Domenicani Santa Sabina, interno | | Padri Domenicani

“Il percorso delle stazioni quaresimali a Roma esprime il desiderio, la vocazione e la necessità di essere pellegrini nella città in cui si vive. È un itinerario penitenziale che ci aiuta a riscoprire la prospettiva di santità a cui siamo chiamati”.

Una tradizione antica che si rinnova ogni anno come spiega Padre Giuseppe Midili direttore dell’Ufficio liturgico della diocesi di Roma.

Da qualche tempo la tradizione si è anche rinnovata e rafforzata come dice Padre Midili. “Sostiamo sui luoghi in cui i martiri hanno dato la vita, per riscoprire il senso della nostra esistenza. Percorriamo le vie della città di Roma e di ogni città, e riscopriamo che le strade in cui si svolge la nostra vita quotidiana sono state abitate da santi, da martiri… da testimoni”.

Da ricordare che “La liturgia delle stazioni quaresimali è stata intimamente legata al digiuno pubblico e alla preghiera penitenziale itinerante che hanno caratterizzato fin dai primi secoli i 40 giorni della Quaresima nella Chiesa romana.  Lo stesso termine “stazione” desunto dal linguaggio militare romano, indicava il “montare di guardia” e la Chiesa lo ha adottato in senso spirituale per esprimere il dovere dei cristiani di dedicarsi con vigilanza e con impegno alla conversione e all’orazione. Gradualmente a Roma la “stazione” diventò il termine tecnico per designare l’assemblea eucaristica presieduta dal suo Vescovo, il Papa. Questa celebrazione si svolgeva generalmente così: di solito verso le tre del pomeriggio, il popolo accorreva insieme con il clero in una chiesa stabilita in antecedenza come luogo di raduno e che veniva chiamata perciò “collecta”. Di qui i fedeli, con a capo il Papa, circondato dai presbiteri e dal clero, si dirigevano processionalmente verso la chiesa stazionale; il Papa concelebrava con i presbiteri, comunicava i fedeli e concludeva la celebrazione quando il sole volgeva al tramonto”.

Oggi la Stazione è quella di Santa Sabina all’ Aventino dove il Papa celebra la messa con la imposizione delle Ceneri dopo una breve processione che parte da Sant’ Anselmo.

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La basilica attuale “fu costruita dal presbitero Pietro Illirico, ai tempi di Papa Celestino I (422-432)”. Ma si conosce un Titulus Sabinae” anteriore a quell’epoca, costruito forse su una casa romana di cui sono stati visti i ruderi. La Sabina titolare è stata probabilmente la donatrice del terrenoche poi, quando nel VI secolo “Titulares” furono solo Santi e Martiri, venne fregiata, sicuramente a ragion veduta, del titolo di Santa.

La basilica del V secolo fu restaurata e modificata molte volte, come quasi tutte le chiese antiche di Roma: incendi, terremoti, invasioni, nuove mode stilistiche fino al 1914-18 quando Munos la riportò al suo stile, utilizzando molti pezzi originali, che per fortuna non erano andati distrutti.