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Le Stazioni quaresimali, San Silvestro e Martino ai Monti, i carmelitani e i senza tetto

La scritta all'ingresso degli scavi  |  | OB
La scritta all'ingresso degli scavi | | OB
L'esterno dell'abside della chiesa  |  | OB
L'esterno dell'abside della chiesa | | OB

Chi arriva in questi giorni alla piazzetta quieta, piena di senzatetto e coperte abbandonate, davanti alla parrocchia dei Santi Silvestro e Martino ai Monti, e sale i gradini per entrare in chiesa, trova all’ingresso un manifesto che dimostra che qui si prende sul serio la tradizione delle stazioni quaresimali.

Giovedì 4 aprile 2019, stazione quaresimale ore 18.00. Raduno e partenza dall’Istituto delle Piccole Sorelle dei Poveri in Piazza S. Pietro in Vincoli, 6 alle ore 17,30”. Il manifesto spiega che “statio” significa “stare davanti al Signore nell’atteggiamento di lode”. “Secondo l’antichissima tradizione romana delle stationes quaresimali,” si legge, “i fedeli, insieme ai pellegrini, ogni giorno si radunano e fanno sosta – statio – presso una della tante ‘memorie’ dei Martiri, che costituiscono le fondamenta della Chiesa di Roma. Nelle Basiliche, dove vengono esposte le loro reliquie, è celebrata la Santa Messa preceduta da una processione, durante la quale si cantano le Litanie dei Santi.”

Il manifesto porta lo stemma dell’ordine dei Carmelitani, cui fu affidata la chiesa e il convento alla fine del Duecento. E la basilica si vede oggi nella forma che gli è stata data da un dinamico priore dei Carmelitani nel Seicento, Padre Giovanni Antonio Filippini. La basilica in realtà è ancora quella grande basilica carolingia a tre navate costruita nel IX secolo da Papa Sergio II, ma Padre Filippini l’ha fatta tutta ridecorare con stucchi e pitture da Filippo Gagliardi, anche detto “Filippo delle Prospettive”. In effetti le pareti sono piene delle sue pitture che rappresentano prospettive di architetture più o meno fantasiose.

Entrando a sinistra si trova subito la più famosa di queste pitture: quella che rappresenta l’interno di San Giovanni in Laterano prima del grande rifacimento barocco di Francesco Borromini per l’Anno Santo del 1650. La basilica di San Giovanni esiste, e Filippo “delle Prospettive” l’aveva vista, eppure l’affresco è una pura fantasia. Probabilmente ha provato a immaginare come fosse la basilica di San Giovanni prima dei restauri medievali, e per questo ha dipinto i colonnati antichi e non i pilastri medievali in muratura che li avevano sostituiti dopo diversi terremoti.

Nella grande ricostruzione del Seicento, Padre Filippini scopre anche un antico edificio romano con pitture cristiane a sinistra della basilica, sotto il convento. Le fonti antiche raccontano che la chiesa viene fondata già nel IV secolo da Papa Silvestro, quello del 31 dicembre per intenderci, sotto l’imperatore Costantino. Padre Filippini, convinto di aver trovato l’antica chiesa di San Silvestro, apre un passaggio tra la chiesa all’antico edificio dalla grande cripta aperta davanti all’altare. Un’iscrizione del 1642 ricorda che Padre Filippini “ha scoperto l’antichissima chiesa di S .Silvestro, che era rimasta sconosciuta per molti secoli, e l’ha esposto alla pubblica venerazione dei fedeli.”

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Questa era l’epoca di riscoperta delle antichità cristiane di Roma, delle catacombe e dell’arte paleocristiana, e Padre Filippini crea qui uno dei primi musei paleocristiani di Roma, insieme alle Grotte della basilica di San Pietro, che raccoglie epigrafi e marmi vari dell’antica basilica costantiniana.

Ma in tutte le epoche è stato sempre un problema pagare i custodi delle chiese e dei musei. Forse Padre Filippini ha deciso di lasciare questo museo/santuario aperto senza custode, perché sulla parete dell’ingresso, un’epigrafe del 1642 ammonisce: “Averti che Dio ti vede”.