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le Stazioni quaresimali, San Vitale in Fovea

La chiesa "nascosta" da Via Nazionale

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La chiesa di San Vitale in Via Nazionale si nota oggi per la lunga scala che bisogna scendere per raggiungerla, dove si trova in mezzo a un quartiere costruito alla fine dell’Ottocento.

Quando ne parla Pompeo Ugonio nella sua guida alle stazioni quaresimali del 1588, era una chiesa povera in mezzo alle vigne. La chiesa dove si celebra la stazione quaresimale il venerdì della seconda settimana era, ed è ancora, molto diversa dalla grande basilica a tre navate costruita all’inizio del V secolo con un ricco lascito testamentario della vedova Vestina ai tempi di Papa Innocenzo I, come leggeva anche Ugonio nelle fonti storiche.

Oltre mille anni erano passati. Già nel 1475 Sisto IV aveva dovuto demolire le due navate laterali, lasciando la chiesa come una grande scatola con abside.

“Hoggidì questa chiesa è povera, dovendo esser state l’entrate sue per avventura a qualche altra chiesa applicate”, pensa Ugonio, che si è informato anche sugli stipendi dei preti: “Vi sono Canonici ma di poche rendite.”

Ugonio si rende conto che la chiesa ormai è ridotta a una parte della basilica antica: “Il spatio della chiesa è lungo, ma non ha se una nave.”

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Gli sembra che molto debba essere stato perduto, tanto è vero che al posto della lunga lista di reliquie che di solito segue la descrizione della chiesa, mette solo un punto interrogativo:

“Non è dubbio che Papa Innocenzo, quando consacrò questa Chiesa vi ponesse di sacre Reliquie,ma quali elle si siano non ho fin hora potuto haverne certa notitia.”

Pochi anni dopo Ugonio, Clemente VIII nel 1598 darà la chiesa ai gesuiti, che le daranno la forma attuale, più bassa, e con affreschi che rappresentano le morti violenti di una serie di martiri.

Fino alla fine dell’Ottocento, la chiesa rimane in mezzo alle vigne. In quel momento cambia tutto, e nel 1891 Mariano Armellini scrive che la chiesa si trova accanto alla “principale arteriea della città moderna, la via Nazionale”. “Da poco tempo”, aggiunge Armellini, “l’autorità ecclesiastica di Roma ha annoverato fra le parrocchie della città questa chiesa.”