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Le Stazioni quaresimali: Santa Balbina, e i benefici del Capitolo di San Pietro

L'abside di Santa Balbina  |  | OB
L'abside di Santa Balbina | | OB
La trave con la firma del cardinale Barbo |  | OB
La trave con la firma del cardinale Barbo | | OB

Si racconta che fu grazie alla Balbina cui è dedicata la chiesa dietro le Terme di Caracalla che le catene di San Pietro arrivarono alla chiesa di San Pietro in Vincoli.

A Santa Balbina si celebra la stazione quaresimale il martedì della seconda settimana di Quaresima, mentre la stazione è già stata celebrata a San Pietro in Vincoli qualche giorno prima. In realtà non si sa nulla di Balbina, ma probabilmente era una di quelle ricche vedove cristiane che nel IV secolo lasciarono il loro patrimonio alla chiesa, permettendo di creare chiese e cimiteri per i cristiani.

“Essendone stata avvertita da santo Alessandro Papa, ritrovò la catena di s. Pietro”, racconta Pompeo Ugonio nella sua guida alle stazioni quaresimali del 1588.

“Morendo la raccomandò a santa Thedoroa sorella di S. Hermete Martire, Prefetto di Roma. La qual catena per simil successione si conservò, sin tanto che fu messa nella chiesa di S. Pietro in Vincoli”, conclude Ugonio.

Ai suoi tempi il quartiere intorno alla chiesa di Santa Balbina era molto diverso: “Hoggidì è rinchiusa & occupata dalle vigne che gli sono attorno.”

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Ugonio cerca di studiare i migliori autori sulle antiche chiese, ma a volte si rende conto che qualche autore è poco affidabile. Soprattutto se la prende con Martino Polono, anche noto come Martino Boemo, un cronista del XIII secolo che scrisse una cronaca dei Papi piena di leggende.

“E’ un piacere,” esclama Ugonio, “intendere quel che è scritto nelle Croniche di Martin Polono, nelle quali le schioccarie che vi sono passano si fattamente i termini, che non par si possa credere altro, se non che qualcheduno à posta per far ridere i lettori, ve le habbia inferite.”

Ai tempi di Ugonio si ricordava ancora il grande restauro fatto un secolo prima:

“Cento anni fa essendo questa medesima chiesa in gran parte rovianta, fu riparata da Marco Barbo Cardinal Venetiano, & nipote di Papa Paolo II, come sotto una trave del tetto, ne è la memoria scritta.”

La chiesa conserva ancora le belle capriate di legno messe su nel 1489 dal cardinale Marco Barbo, Patriarca di Aquileia, come infatti si legge sulla terza capriata.

La chiesa ha una storia originale perché viene inserita forse nel sesto secolo in una grande aula absidata di una residenza privata del quarto secolo. Per questo la chiesa non è divisa in navate come altre chiese paleocristiane. Forse era la casa della Signora Balbina? 

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Ancora oggi la chiesa è legata a San Pietro in Vaticano, come racconta già Ugonio: “è sottoposta alla chiesa di S. Pietro in Vaticano, il Capitolo della quale vi deputa chi gli pare alla cura di essa, et ultimamente l’ha concessa à frati Eremitani di S. Agostino. Nel dì della Statione il Capitolo di S. Pietro, con buona parte de Benefitiati e Clerici di detta Chiesa suole andarvi a celebrar la Messa cantata.”