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Leone XII e l'abolizione della Croce Luminosa della Settimana Santa a San Pietro

Una tradizione che era giudicata troppo mondano dal Papa restauratore

Louis Jean Desprez, Interno della basilica di San Pietro con la Croce luminosa,  |  | Disegno acquerellato, Stoccolma, Nationalmuseum (Foto: Erik Cornelius/Nationalmuseum). Louis Jean Desprez, Interno della basilica di San Pietro con la Croce luminosa, | | Disegno acquerellato, Stoccolma, Nationalmuseum (Foto: Erik Cornelius/Nationalmuseum).

Nella restaurazione di Leone XII c’è anche una revisione di alcuni riti e consuetudini liturgiche. Una  in particolare era cara ai romani ed entusiasmava gli stranieri: la Croce Luminosa nella Settimana Santa a San Pietro. 

La decisione del Pontefice guarda ad una rinascita cristiana alla moralizzazione delle cerimonie liturgiche di valore pedagogico. Il rito della Croce Luminosa visto come spettacolo più che come atto religioso, era stato mantenuto anche negli anni dell'occupazione francese. Scomparve tranne un breve tentativo di ripristinarlo da parte, cosa curiosa, del governo della repubblica romana del 1849. 

Ma qual è la natura di questo oggetto, e il suo significato materiale, spirituale e simbolico, e cosa sappiamo di questa cerimonia di lunga durata, citata dai Canonici di San Pietro e dai Maestri di Cerimonie del Papa? Come viene interpretato questo rito, soprattutto dai viaggiatori stranieri, e rappresentato dagli artisti?

Risponde Martine Boiteux nel suo saggio che è parte del volume: “La religione dei nuovi tempi. Il riformismo spirituale nell’età di Leone XII” a cura di Roberto Regoli e Ilaria Fiumi Sermattei. Martine Boiteux del Centre de Recherches Historiques  e specialista nella storia di Roma.

La croce luminosa è una costruzione di cui c’è testimonianza alla fine del Cinquecento. É l’illuminazione del Giovedì Santo quando città e confraternite andavano a San Pietro per la messa in Coena Domini e per l’adorazione delle reliquie maggiori.

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 “L’idea della Croce luminosa  - spiega Boiteux- sarebbe dovuta a Michelangelo, artista che era anche coinvolto nell’ambiente degli “spirituali” del suo tempo. Madame de Genlis parla dell’idea di un emblema meraviglioso, la Croce sospesa alla volta che da sola illumina la chiesa, un effetto così bello e stupefacente. Anche se tale origine non è dimostrata, queste affermazioni testimoniano l’antichità del rito”.

Ecco la descrizione di Giggi Zanazzo in romanesco: “Drente la cchiesa de San Pietro, la sera der gioveddì e dder vennardì ssanto, attaccata per aria, sopra l’artare maggiore, ce metteveno una gran croce de metallo lustro, arta un tre ccanne (i) e llarga una e mezza, illuminata da guasi un mijaro de lumini, che sbrilluccicava come un sole. Se chiamava la croce luminosa”.

 Così la descrive la Boiteux:”È costituito da un supporto di legno alto 715 centimetri e largo 374, rivestito di lastre di ottone, sul quale sono attaccati 314 lumi a due stoppini che diffondono la luce tremolante di 628 fiammelle. I documenti non insistono tanto sulla descrizione del montaggio della Croce quanto soprattutto sulla sua luminosità e la creazione di uno spazio fatto dell’alternanza di zone di ombre e di altre fortemente illuminate. Brillante di luce propria, la Croce, ricoperta di metallo, irradia inoltre una luminosità nello spazio sacro creando un’ambiente speciale; questa opposizione luce-ombra viene sottolineata da tutti i documenti che ne parlano e da tutti gli artisti che la raffigurano nelle immagini”.

La illuminazione produce un “effetto magico sorprendente”.

Molti sono gli artisti che si sono cimentati a rappresentare questo evento e cerimonia 

Louis Jean Desprez che disegnava per Piranesi, “è molto fedele alla topografia, sottolinea l’atmosfera e dirige l’attenzione sulla splendente Croce di Quaresima sospesa nell’arco di trionfo tra la navata e la cupola”. E ancora “Antonio Canova si reca ad ammirare la Croce nel 1780 e gli effetti di chiaroscuro, e tiene a inaugurare il proprio monumento funebre di Clemente XIII Rezzonico la sera del giovedì santo, il 6 aprile 1792, con l’illuminazione della Croce; il giorno successivo vi torna, travestito da parroco di campagna, per ascoltare i commenti sulla sua scultura”.

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Come spiega la Boitex : “Il rituale della Croce luminosa s’integra nelle cerimonie liturgiche della Settimana Santa costituendone un momento particolarmente attraente per i romani, i pellegrini, numerosi in quel periodo dell’anno, e i grandi personaggi in visita a Roma. La scenografia prevede un effetto a sorpresa. La sera del giovedì santo l’illuminazione ordinaria della basilica viene spenta e durante l’allestimento i vasti ambienti rimangono completamente al buio. Gli attori del rito prendono dei posti precisi: il papa è attorniato, come si vede nelle immagini, dal pubblico lì convenuto. La venerazione della Croce luminosa si fa nel silenzio. Questo rito collettivo ha una dimensione festiva. La luce è utilizzata in modo teatrale per generare la sorpresa illuminando il teatro del rito e lasciando nell’ombra il resto della basilica, compresi l’altare maggiore con il baldacchino del Bernini e le cappelle laterali. La sera del giorno successivo, il venerdì santo, la cerimonia si ripete; quando non c’è il rito della Croce luminosa si fa l’adorazione della Croce, un’altra, semplice croce priva di illuminazione”. 

L’evento però ha un risvolto che rischia di far diventare la illuminazione della Croce troppo mondano. Lo raccontano gli stranieri che parlano del vociare dopo l’uscita del Papa dalla Basilica e del gioco di luci e ombre che permette di fare un po’ tutto. 

E’ per questo che Papa Leone XII abolisce la Croce Luminosa. “Leone XII aspira ad una religiosità meno spettacolare e una devozione più sentita, recuperando una tradizione precedente alla Rivoluzione e alla cultura barocca molto espressiva ed esteriorizzata. Specialmente per le cerimonie rituali della Settimana Santa, fulcro dell’anno liturgico, egli intende restituire alla Croce la dignità di segno sacro e oggetto di venerazione”.

Certo il risultato è che “la tradizione non è più osservata e i Canonici lo notano; il popolo romano è privato di un amato rito spettacolare e il Giornale di Roma non manca di sottolinearlo”.

E questo non aiuta la popolarità del Papa.