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Letture, le pagine di Ignazio Silone lette a casa di Secondo Tranquilli

La casa dello scrittore a Pescina diventa museo

La casa di Silone |  | Wikipedia
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La casa di Silone |  | www.terremarsicane.it
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C‘è una casa, modesta, nel paese di Pescina, in Abruzzo, tutta in pietra, squadrata, che racconta una storia di grandezza e di dolore, che in fondo rispecchia la stessa storia di questa terra bellissima, schiva e feconda. In via delle Botteghe si trova la casa natale di Ignazio Silone, uno scrittore di cui oggi ingiustamente si parla poco e ancora più ingiustamente si legge poco. Qualche giorno fa a Pescina quella casa è stata restituita a nuova vita, con un museo a lui dedicato. Questa è stata la conclusione di un lungo lavoro di restauro, reso possibile grazie al contributo della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale e del Comune di Pescina, nonostante il periodo di chiusura per l’emergenza sanitaria e le misure di sicurezza adottate per il contenimento del virus Covid-19. 

“In quell’istante sentii inondarmi di una gioia immensa, sconosciuta. Era una specie di estasi. Ogni senso di incertezza o di paura mi abbandonò. Sai dirmi che accade all’anima in quei momenti? D’un tratto il mondo intero ha un altro aspetto. Se avessi visto dei cavalli volare, ciò non mi avrebbe minimamente sorpreso. […] È sempre così l’amore? Mio Dio, mio Dio, non riconoscevo più la creazione. Sentivo il cielo nel cuore. Era come se dalla testa mi sprizzassero centinaia di stelle. La felicità era penetrata nel mio essere e vi aveva suscitato una luce che ignoravo. Tutta la terra girava attorno a noi due come una trottola”.

Si tratta di un brano tratto dal “Segreto di Luca”,  uno dei grandi  romanzi di Silone, forse uno dei più commoventi, che abbiamo riletto in questi giorni, stimolati anche dalla notizia che appunto è stata restaurata la casa natale dello scrittore. Il romanzo racconta la vicenda di Luca Sabatini, un ergastolano graziato che ha passato quarant’anni di prigione per un delitto che non ha mai commesso, che ha taciuto per tutto questo tempo per proteggere l’onore della donna che ama perdutamente, ritorna al suo paese e viene rifiutato da tutti, tranne l’anziano parroco dei suoi tempi e Andrea, un maestro antifascista sensibile e tormentato, che rifiuta le logiche del potere, anche di quello che sembra ora trionfare, dopo gli anni del regime e gli orrori della guerra. Ma in realtà è il paesaggio, sono i contadini e gli abitanti del paese di Cisterna dei Marsi ad essere protagonisti, le loro sofferenze, i loro pregiudizi, la loro fede. Quella terra d’Abruzzo, radice e paradigma di ogni sentimento e di ogni ideale.

Silone, pseudonimo di Secondo Tranquilli, nasce  il 1 maggio del 1900 a Pescina dei Marsi, paese dalla bellezza leggendaria collocato nelle zone della Marsica, in provincia dell’Aquila, terra tormentata anche dai fenomeni sismici. E’ stato proprio un drammatico terremoto nel 1915 a provocare  nel solo paese natìo dello scrittore oltre 3.500 vittime; muoiono sotto le macerie la madre, cinque fratelli e altri numerosi suoi familiari il padre è scomparso anni prima; Secondo riesce a salvarsi con il fratello Romolo, il più piccolo della famiglia. Il dramma personale del non ancora quindicenne Silone lo segnerà per tutta la vita e trasparirà anche nella sua produzione letteraria.

Così scrive al fratello, alcuni mesi dopo il sisma, di ritorno dal seminario di Chieti dove studiava al paese natale distrutto:

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“Ahimè! son tornato a Pescina, ho rivisto con le lagrime agli occhi le macerie; sono ripassato tra le misere capanne, coperte alcune da pochi cenci come i primi giorni, dove vive con un'indistinzione orribile di sesso, età e condizione la gente povera. Ho rivisto anche la nostra casa dove vidi, con gli occhi esausti di piangere, estrarre la nostra madre, cerea, disfatta. Ora il suo cadavere è seppellito eppure anche là mi pare uscisse una voce. Forse l'ombra di nostra madre ora abita quelle macerie inconscia della nostra sorte pare che ci chiami a stringerci nel suo seno. Ho rivisto il luogo dove tu fortunatamente fosti scavato. Ho rivisto tutto…”

Rievocando i drammatici giorni segnati da quell’avvenimento, si scopre qualcosa di particolare nella vita dell’autore.  I due fratelli cominciano una peregrinazione tra parenti e istituzioni caritatevoli. E in questa occasione Ignazio incontra un prete che molto si era speso per i disastrati del terremoto e ha fatto in modo che lui e un suo amico siano ospitati in un collegio di Sanremo; il sacerdote si chiama Don Luigi Orione che da quel momento avrà sempre un occhio benevolo per i due fratelli. Così Silone ricorderà più avanti l'incontro con quello che definì “uno strano prete”, qualcuna, spiega, con cui si sente subito in sintonia, nonostante la grande diversità di età, di carattere, di condizioni. Da quella  figura di prete, che tanto lo colpisce, e che per molto tempo avrà una grande influenza e con cui sarà in contatto per tanti anni, forse nascono i sacerdoti memorabili dei romanzi di Silone, come don Serafino amico e confidente di Luca Sabatini e del suo “segreto”, fino allo straordinario eremita Pietro da Morrone, futuro papa Celestino V, protagonista del capolavoro “Avventura di un povero cristiano”.