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Letture, Rainaldo il vescovo beato che difese i Templari

Un volume che ripercorre la storia spirituale della vicenda che portò alla fine dell'Ordine

La copertina del libro  |  | C&P Adver Effigi La copertina del libro | | C&P Adver Effigi

E’ stato un importante vescovo, faceva parte di un gruppo di inquisitori, aveva avuto una grande esperienza diplomatica. Ma Rainaldo da Concorezzo era soprattutto un uomo di fede, preoccupato di dare testimonianza della presenza di Dio in mezzo agli uomini e della sua misericordia.

Fu uno dei protagonisti della travagliata storia dei suoi tempi ma fu proclamato beato proprio per quella sua grandezza interiore. Osò quello che era estremamente impopolare, per non dire pericoloso, nel 1300: difese i Templari, si oppose alla pratica  della tortura, introdusse l’uso del volgare nelle predicazioni e altre riforme importanti.

Rainaldo difese i Templari e la sua figura viene ricordata in un nuovo libro, un saggio scritto da Alessio Varisco, docente e studioso che da anni si dedica al mondo dei Templari, che non finiscono mai di affascinare. Il titolo è "La soluzione dei Templari". Tra romanzi, biografie, saggi, la produzione libraria – e parallelamente quella cinematografica – dedicata al tema è sempre in aumento. Non si contano soprattutto i romanzi che, direttamente o indirettamente, ruotano intorno alle figure di quei cavalieri che avevano accumulato potere, conoscenze e ricchezze. E poi misteri, legati alla loro erudizione e alla conoscenza di culture diverse. Così sono fiorite leggende sui loro presunti poteri, e alla loro ombra prosperano trame che si snodano lungo i secoli, tra tesori, maledizioni, reincarnazioni, e tutto l’armamentario classico del genere. Ce n’è abbastanza per diventare un mito e materia infinita per storie e leggende, trame complesse e, purtroppo, spesso mediocri. Comunque capaci di divertire, come letture non impegnative e rilassanti.

Non è certo il caso del saggio di cui parliamo, che invece permette di entrare in una reale prospettiva storica. Rainaldo non è un’invenzione letteraria, ma un uomo in carne ed ossa,  un protagonista del suo tempo, dicevamo, e i Templari per cui si è battuto erano anch’essi uomini, con i loro limiti e i loro errori,  ma che furono, essenzialmente, vittime del loro stesso successo: quello che possedevano e gestivano era diventato un obiettivo per rimpinguare le esauste casse del re di Francia, e la loro presenza ritenuta troppo ingombrante. Così furono eliminati.

Ma bisogna tornare a Rainaldo e alla sua vita intensa, che il saggio ricostruisce con profondità e scorrevolezza. Il futuro vescovo e beato nasce in seno alla famiglia dei De Concorezzo a Milano, tra il 1240 e il 1250. Dopo gli studi si fa notare in qualità di cappellano di papa Bonifacio VIII. Il quale, nel 1296, anche per l’esperienza accumulata nel frattempo  come diplomatico, soprattutto in terra francese, lo nomina vescovo della diocesi di Vicenza. Tutti, però, lo conoscono in primo luogo per essere un uomo dalla fede solida e senza compromessi.

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I tempi in cui vive sono difficili, culminati nell’inconcepibile: il papato ha lasciato Roma, è cominciata la cattività avignonese,  Rainaldo si impegna per restituire buon senso e fedeltà alla Chiesa nelle gerarchie ecclesiastiche, prima di tutto. In qualità di vescovo di Ravenna indice concili provinciali, negli anni precedenti allo sfortunato tentativo di Arrigo VII di Lussemburgo di ripristinare la forza e l’autorità civile dell’impero. Poi arriva il momento fatidico: i Templari, ordine dei monaci cavalieri del Tempio di Gerusalemme, vengono sciolti come ordine religioso e condannati da Filippo il Bello di Francia. Rainaldo li difende, si oppone con ogni mezzo alla tortura come mezzo di estorcere confessioni, nell’ambito dei processi ecclesiastici. In questo modo diventa anche l’anticipatore delle idee “progressiste” e illuminate  di Cesare Beccaria, il grande giurista milanese,  di cui il suo "Dei delitti e delle pene" diventerà il manifesto.

Rainaldo osa contrapporsi a papa Clemente VII, che non riesce a liberarsi dalla “tutela” del re francese e continua a rimanere ad Avignone. Il vescovo convoca altri concili, continua a impegnarsi per portare avanti alcune riforme, come quella appunto di introdurre il volgare nelle predicazioni, senza tralasciare l’impegno di abbellire chiese e molti altri  edifici e strutture architettoniche, perché la Bellezza è la via della Verità.

Rainaldo muore il 18 agosto 1321, lo stesso anno in cui muore Dante, che del resto a Ravenna ci ha vissuto a lungo. Il vescovo e il poeta si sono conosciuti e sono sepolti nella stessa città, appunto a Ravenna. Per moltissimi Rainaldo è già santo, anche prima di morire, ma  il culto ufficiale come beato viene concesso solo nel 1852 da papa Pio IX.  Oggi la sua figura è colpevolmente rimasta nell’ombra, anche se i cultori di storia medievale, e in particolare proprio quelli che si dedicano alle ricerche sui Templari lo conoscono bene. Il saggio di Varisco aiuta a colmare questa lacuna e costituisce un’ulteriore possibilità – senza la sciattezza e l’approssimazione di tanti altri “racconti” – di rivivere quegli anni tumultuosi e di immergersi nell’atmosfera, ancora per tanti versi piuttosto misteriosa, che la storia di questi monaci guerrieri è sempre in grado di evocare.

La soluzione dei Templari, Alessio Varisco, C&P Adver Effigi 408 pagine Euro 20.90