La legge sull’aborto in Inghilterra, Galles e Scozia stabilisce il limite massimo per l’aborto a 24 settimane, a meno che “non vi sia un rischio sostanziale che se il bambino fosse nato soffrirebbe di anomalie fisiche e mentali tali da essere gravemente handicappato”. Tra queste anomalie, la Sindrome di Down. Heidi Crowter, 26 anni, con sindrome di Down, ha allora intentato causa contro il governo di Londra, affermando che la legislazione non rispettava la sua vita. Ma il suo ricorso è stato respinto.

Robert Clarke, vicedirettore di ADF International (organizzazione internazionale cristiana che si occupa di difendere la libertà religiosa in tutto il mondo) ha sottolineato: “Ogni vita umana è preziosa. Il diritto internazionale chiarisce che i bambini con disabilità hanno il diritto di essere trattati allo stesso modo e senza discriminazioni”.

Per questo, ha aggiunto, “è profondamente preoccupante che, nonostante i progressi in tutto il mondo, la legge del Regno Unito attualmente pregiudichi i diritti delle persone con disabilità. Così com'è, la legge non riesce a proteggere il loro diritto alla vita nel grembo materno anche quando la legge protegge la vita dei bambini senza disabilità”.

Clarke ha concluso: “Siamo rimasti profondamente delusi nel vedere che l'Alta Corte di Londra non ha riconosciuto questa palese discriminazione. Siamo con Heidi, riconoscendo la sua coraggiosa perseveranza nel perseguire la giustizia per le persone con disabilità, e speriamo di vedere impugnata questa decisione”.