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Lourdes, dopo la pandemia il santuario riprende a vivere

L’11 febbraio di quest’anno, il santuario è stato restituito ai malati. È l’inizio della ripresa, caratterizzata anche dal musical su Bernadette

Lourdes | La grotta dell'apparizione di Lourdes  | AG / ACI Group Lourdes | La grotta dell'apparizione di Lourdes | AG / ACI Group

L’11 febbraio di quest’anno, festa della Madonna di Lourdes e anniversario della prima apparizione, il santuario di Lourdes è stato ufficialmente riaperto e restituito ai malati. La grotta dell’apparizione è ridiventata meta di pellegrinaggio, aperta alle visite, e sebbene le vasche siano ancora chiuse, è ripreso il via vai dei malati che vanno nella piccola cittadina francese sui Pirenei a cercare guarigione, ma anche supporto spirituale. Ed è ripartito anche un grande progetto che coinvolge la cittadina: il musical “Bernadette de Lourdes”, tutto centrato sulla giovane veggente, una ragazzina di 14 anni al tempo dei fatti, che vide Aquerò, quella cosa lì, e che rese una testimonianza così straordinaria, così precisa e allo stesso tempo così ingenua che, alla fine, tutti dovettero crederle.

Il musical era stato prodotto nel 2019, i protagonisti erano stati anche in udienza da Papa Francesco, e si stava già lavorando all’edizione italiana. Edizione il cui adattamento è ora pronto, e che dovrebbe arrivare in Italia nel 2023. Perlomeno, dovrà essere definito il cast. È stata scelta però la protagonista, Elena Manuele, giovanissima e già molto conosciuta nell’ambiente musicale, che ha colpito soprattutto per la sua personalità, oltre che per le innegabili doti canore.

Una personalità che dimostrò di avere anche Bernadette Soubirous, che a 14 anni, mentre andava con delle amiche alla grotta di Massabielle, incontrò per la prima volta Aquerò, quella cosa là, una signora bellissima che le parla nel suo dialetto e “come si parla ad una persona”, dato non di poco conto per Bernadette.

Perché è vero che la sua famiglia aveva una armonia fortissima, data da una fede incrollabile in Dio. Ma è anche vero che era una famiglia poverissima, andata a vivere in locali insalubri che erano parte una volta di un carcere, relegati in periferia di una cittadina che non era proprio quel villaggio che si pensa oggi, ma era piuttosto una piccola città con delle attività di tutto rispetto, come una fabbrica di cioccolato. Nessuno parlava come persona a Bernadette, il cui padre era stato anche incarcerato perché ingiustamente accusato di furto.

Il musical "Bernadette de Lourdes" racconta proprio del carattere di questa ragazzina. La sceneggiatura, spiega il regista Serge Denoncourt, “non è altro che la trasposizione fedele dei verbali dell’interrogatorio”, in cui viene fuori la “personalità di Bernadette, che mai abbassa la testa di fronte ai gendarmi, ma risponde, con precisione”. Bernadette non dirà mai di aver visto la Madonna, perché questa non le si è mai presentata. Ma descriverà sempre, e senza contraddizioni, quello che ha visto e sentito, cosa che ha convinto anche il regista, agnostico. “Non è che il mio rapporto con la fede sia cambiato dopo aver lavorato sull’opera – dice – ma di certo Bernadette ha visto qualcosa”.

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Il musical, rappresentato di nuovo proprio a Lourdes e destinazione di diversi gruppi che arrivano nella cittadina, pone l’accento su quella che è la personalità reale di Bernadette, da cui forse oggi è giusto ripartire. Anche padre Nicola Ventriglia, Oblato di Maria, coordinatore dei cappellani italiani a Lourdes, ci tiene a ricordare che Bernadette non era nemmeno contenta di tutto quello che era nato intorno all’apparizione, e che in fondo nasce intorno ad ogni santuario. Bernadette – spiega – “non aveva mai chiesto di portare ceri. Lei aveva preso l’abitudine di andare con un cero”.

C’è un passaggio che va dalla casa dove sono i cappellani, in cima alla collina, fino alla grotta di Massabielle. Ed era da lì che i cappellani passavano per andare alla grotta, durante il lockdown, così “non violavamo nessuna legge. Eravamo diventati cappellani, sacrestani, giardinieri della grotta”. Il rosario, trasmesso ogni giorno da Lourdes in un clima surreale, era comunque diventato un punto di riferimento.

Oggi il santuario si sta di nuovo riempiendo. In generale, spiega padre Ventriglia , “i pellegrini italiani sono la maggioranza. Direi che dei pellegrini, il 35 per cento sono francesi, un altro 35 per cento sono italiani e il resto vengono da varie altre nazioni”.

Forte la presenza ucraina nel territorio, anche perché a Lourdes c’è anche una parrocchia greco-cattolica ucraina. Sono circa 900 gli ucraini accolti nella cittadina di Lourdes, alcuni anche in alberghi che, rimasti semivuoti per l’assenza di pellegrini, hanno messo a disposizione i loro locali. Altri ne arriveranno.

Il sindaco di Lourdes, Thierry Lavit, è molto orgoglioso dell’accoglienza che la sua città sta mettendo in campo. Proveniente dal proletariato cittadino, particolarmente dinamico, è stato in udienza da Papa Francesco lo scorso 18 marzo. “Ho reiterato l’invito a Papa Francesco a venire a Lourdes, perché è il luogo dove si tocca la sofferenza umana, ma anche la speranza. Gli ho detto che tutti i Papi sono venuti a Lourdes, dunque anche lui dovrebbe venire”, racconta.

E certo, c’è la speranza di un viaggio del Papa a marcare la fine della pandemia, a segnare il nuovo inizio di Lourdes. Nel giugno 2019, era stato nominato anche un delegato del Papa per meglio definire l’organizzazione interna, soprattutto a livello finanziario. Ed un vero miracolo è che, dopo la pandemia e la chiusura del santuario – che non era stato stato interdetto ai pellegrini nemmeno durante la terribile epidemia della spagnola dopo la fine della Prima Guerra Mondiale – nessuno dei 330 dipendenti del santuario sia stato licenziato.

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Quella che è passata, dunque, è stata la prima Pasqua con i pellegrini dallo scoppio della pandemia. È una nuova vita per il santuario, che vive comunque di un afflusso ridotto. Almeno per ora. Spetterà al nuovo vescovo della diocesi di Tarbes-Lourdes, Jean Marc Micas, nominato il 30 marzo, portare avanti la rinascita del santuario dopo la pandemia.