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Marche, un mese dopo la alluvione quale la situazione per la quesitone ambientale ?

Le parole del vescovo di Senigallia e del Presidente delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani

L'alluvione  |  | Vigili del Fuoco L'alluvione | | Vigili del Fuoco

 Si tratta della parola dell’intenso dolore di chi ha perso persone care, del dolore e dello smarrimento di chi ha trovato la propria casa spogliata di quei beni e dei ricordi che la rendevano bella e sicura ai loro occhi, del dolore di chi ha visto la propria attività economica irrimediabilmente devastata, tanto da temere di non poterla più riavviare. In questi giorni il dolore di queste persone sta ricevendo conforto dalla generosa e infaticabile azione di tantissimi volontari,  provenienti da diverse parti d’Italia e da diverse organizzazioni, in gran parte giovani che anche in questa circostanza non hanno perso tempo nel rendersi disponibili”.

Con queste parole il vescovo di Senigallia, mons. Franco Manenti, ha celebrato i funerali delle vittime dell’alluvione avvenuta nella notte tra giovedì 15 e venerdì 16 settembre con l’invito affinchè non avvengano altre catastrofi: “Il dolore di queste persone sollecita tutti a una solidarietà, a una vicinanza che proseguano nel tempo; avanza inoltre con forza una precisa richiesta agli amministratori, a ogni livello, del territorio: che finalmente intraprendano con determinazione un’incisiva e tempestiva azione di messa in sicurezza del territorio. Perché non accada un’altra volta che l’acqua, bene prezioso e insostituibile per la nostra vita, porti morte e devastazione nelle nostre case e spenga le nostre speranze”.

Partendo dall’omelia al presidente delle ACLI Marche, Luigi Biagetti, abbiamo chiesto di raccontarci come è la situazione dopo l’alluvione: “A distanza di un mese, purtroppo, ci sono ancora situazioni di disagio e zone ancora da sgombrare dal fango. Molte le famiglie coinvolte e molte anche le attività commerciali, agricole ed industriali, che con molta fatica stanno cercando di riprendere, ma i danni in alcune realtà sono veramente tanti. Senza poi considerare tutti i ‘beni pubblici’ danneggiati, come strade e ponti”.

Questa ‘tragedia’ poteva essere evitata?

“Era già accaduto nel 2014 e ci si era impegnati a fare le casse di espansione e una costante manutenzione del territorio, ma non è stato fatto. L’alluvione del 15 settembre è l’ennesima prova del cambiamento climatico. Dobbiamo capirlo: oggi gli eventi climatici estremi, che si moltiplicano con effetti sempre più devastanti, sono causati dalle modificazioni che l’uomo ha apportato all’ambiente. Negare che le catastrofi di oggi derivino dal cambiamento climatico e dal saccheggio della natura operato dagli uomini non è più lecito. La fragilità che caratterizza l’intero territorio della Penisola italiana è particolarmente evidente nelle Marche”.

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Quali modelli di sviluppo sono necessari per le nostre città?

“Sui nostri territori si sono abbattuti processi di grandi dimensioni: l’esodo montano, la riduzione delle terre coltivate, la rinuncia al controllo delle acque e alla pulizia dei fossi; l’eliminazione di ogni pianta che potesse ostacolare il lavoro delle macchine. Si è avuta anche una forte crescita del consumo di suolo, ben al di sopra della crescita demografica. Questo è avvenuto soprattutto per effetto di una urbanizzazione disordinata e non governata. 

Sono stati ristretti e cementificati i letti dei fiumi e si è costruito nelle aree di pertinenza degli alvei fluviali. Tutto questo, ha aumentato il dissesto del territorio, con pesanti conseguenze. Le leggi approvate negli anni non hanno avuto gli effetti sperati per le resistenze che poi hanno permesso deroghe e introdotto molti condoni. 

Va riconosciuto che non ci sono solo fenomeni negativi, vi sono anche segnali positivi: la crescita delle energie rinnovabili, la crescita dell’industria del riciclo, la crescita della ‘economia verde’ a basso impatto ambientale, la crescita della sensibilità ecologica fra i giovani, infine la crescita dell’agricoltura biologica, che è divenuta una risorsa economica importante. 

Ancora una volta il volontariato si è messo in moto per aiutare la popolazione: quanto sono importanti i corpi intermedi?

“Gli Enti del Terzo Settore (ETS) si occupano di salute e welfare, educazione e formazione, cultura e turismo sostenibile, inclusione sociale e lavorativa, fragilità sociale e forme di povertà, consumi e ambiente; lo fanno con una peculiarità: deve prevalere sempre l’ottica del bene comune e del benessere di tutti. 

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Nonostante il suo indiscutibile valore sociale, il Terzo Settore viene in genere ignorato dai decisori politici e sottovalutato dalle amministrazioni pubbliche: che spesso lo considerano una ‘ruota di scorta’, a cui fare ricorso nei momenti di emergenza, se non poi essere elogiato nelle dichiarazioni pubbliche dalle più alte cariche dello Stato per il suo contributo di fronte alle emergenze.

Lo abbiamo visto anche nella recente campagna elettorale, un tema, quello del Terzo Settore, a cui nessuno o quasi ha dedicato spazio nel dibattito politico in vista delle elezioni. Il Terzo Settore è la più ampia e diffusa esperienza di mobilitazione civica su attività di interesse generale che esista nel nostro Paese e che non ha pari in Europa. Basato su valori come gratuità e solidarietà è una fondamentale scuola di democrazia”.

In quale modo è possibile essere vicini alla popolazione colpita?

“Abbiamo visto tanto sostegno e vicinanza. Si sono attivate risorse e potenzialità che non hanno esitato a farsi avanti in vari modi. Oltre che la presenza fisica anche con raccolta fondi. Molti i canali attivati. Molte famiglie hanno perso tutto, anche tante aziende sono in difficoltà e ci auguriamo che gli enti preposti si attivino al più presto. 

Anche noi come ACLI abbiamo aperto una sottoscrizione e con i contributi raccolti vogliamo pensare al dopo, alla ripartenza. La ripartenza sarà difficile ma come associazione vogliamo essere presenti e vicini, ai nostri amici. Questo disastro, come detto, non ha colpito solamente le case, i ponti, le strade, provocando danni difficili da calcolare, ma ha colpito soprattutto la vita e lo spirito. Con un piccolo gesto da parte di ognuno possiamo fare tanto.

 A questo link potete trovare la raccolta fondi con facili modalità di donazione: https://gofund.me/cd3d5749 (se qualcuno avesse difficoltà con la piattaforma potrà donare al seguente Iban IT82F0501802600000012347506 intestato alle ACLI Marche indicando come causale ‘AlluvioneMarche’)”.