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Marco Frisina ricorda Giovanni Paolo II a 42 anni dall'attentato

Un concerto lo scorso 13 maggio per La Madonna e il Santo Pontefice

Marco Frisina |  | FB Marco Frisina | | FB

A 42 anni dall’attentato a san Giovanni Paolo II, sabato 13 maggio (memoria della beata Vergine Maria di Fatima) la diocesi di Macerata ha dedicato un concerto, ‘Totus Tuus’, con 200 coristi delle corali del territorio maceratese (coro ‘San Francesco’ di Macerata, coro ‘San Vincenzo Maria Strambi’ di Macerata, coro ‘Figli della Luce’ di Macerata, corale ‘San Francesco’ di Montelupone, ‘Grace choir’ di Urbisaglia, coro ‘San Francesco’ di Recanati, coro ‘Santa Maria in Monntemorello’ di Recanati, corale ‘G. Bonagiunta’ di San Ginesio, corale ‘P. Giorgi’ di Montecassiano, ‘Pueri Cantores’ di Macerata, coro ‘Santa Maria delle Vergini’ di Macerata, coro ‘Sibilla’ di Macerata), accompagnati da 20 musicisti dell’Orchestra ‘Sinfonietta Gigli’ di Recanati sotto la direzione del consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e rettore della basilica di Santa Cecilia in Trastevere, maestro mons. Marco Frisina, biblista e compositore, proponendo un repertorio di canti liturgici della tradizione popolare, dedicati alla Madre di Dio:

“L’evento è stato un momento molto bello non solo per il ricordo di san Giovanni Paolo II (io  e mons. Marconi, vescovo di questa diocesi, siamo cresciuti sono il suo pontificato), ma anche perché ha raccolto tante corali del territorio con molta gente ad ascoltare. Quindi un momento di chiesa molto bello, che nella memoria di Maria e di san Giovanni Paolo II ci ha visto riuniti insieme. Veramente un bell’evento”.

Quindi un concerto che è stato musica, ascolto, preghiera ed adorazione, come ha sottolineato nella presentazione iniziale: “La musica è uno strumento che Dio ci ha dato per poter esprimere i sentimenti più profondi, aprendo il nostro cuore. Per noi cristiani la musica non ha altro valore se non quello di aprirci al mistero di Dio ed alla comunione ed alla gioia. E’ un grande strumento se usato con questa sua potenzialità straordinaria”.

La musica sacra testimonia la ‘bellezza di Dio’: in quale modo può rappresentare il trascendentale?

“Dio ha creato tutte le cose in una armonia sublime che ci fa stupire: ci stupiamo sempre davanti a   un fiore, ad un paesaggio o ad un bambino; la creazione in sé porta una bellezza che è la verità di Dio che si rivela, è il suo volto che si rivela a noi. Lui ha fatto ogni cosa imprimendo un’impronta di sé. Anche la musica orienta con le sue armonie, bellezze, suoni e melodie a guardare e trovare il volto di Dio. La bellezza è immediata, è Dio stesso. Una persona che si accosta alla bellezza vera è più buona perche scopre di essere fatta per le cose alte di Dio. Anche la musica rientra in questo percorso”.

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Allora è sempre valida l’espressione di sant’Agostino, che afferma ‘chi canta prega due volte’?

“Certo; prega due volte, perché prega con il cuore ma anche con la mente. Questo è tipico della musica: cantare non è semplicemente e solamente un piacere, ma questa  gioia di cantare diventa anche espressione della nostra fede e del nostro amore. Chi ama canta e chi canta ama, perché (come dico spesso) si canta sempre per amore. Quando noi cantiamo esprimiamo a qualcun altro i nostri sentimenti: è come fare una ‘serenata’ a Dio od ai fratelli. Quando, una volta, si facevano le serenate gli innamorati esprimevano il loro amore con un canto, ed è bello, perché è un modo splendido di usare la musica per poter far passare i sentimenti più alti dell’amore”.

 

Per quale motivo ‘la musica fa l’uomo’, come racconta spesso?

“L’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio; questo vuol dire che nel suo intimo e nel suo cuore l’uomo porta una attrazione naturale a Dio, è fatto per Lui. Il peccato si intromette, deviando questo concetto e portando l’uomo non verso il suo fine, ma verso altri fini. Solo l’amore porta l’uomo naturalmente verso il suo creatore, perché è fatto per amare. Cosa ama l’uomo? Se ama ciò che è sbagliato si perde, ma se ama ciò che  è giusto si salva. La musica orienta ‘verso’ Dio ed aiuta  l’uomo a salvarsi. Ecco perché è importante il ‘tipo’ di musica che si fa e da che parte essa porta. L’uomo ha bisogno di ritrovare la sua dimensione spirituale e di ritrovare il fine per cui è stato creato e quindi ritrovare Dio”.

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Allora è possibile definire il canto e la musica sacra uno strumento di evangelizzazione?

“La musica orienta il cuore di chi canta in una certa direzione,  e nella fattispecie del canto sacro, il fine di questo orientamento del cuore è verso Dio. E’ un modo per donare al cuore dell’uomo la nostalgia della bellezza d Dio, la tenerezza e il suo amore; la musica sacra dovrebbe sempre dare al cuore questa serenità e questa pace perché comunica l’armonia del Creatore, la bellezza della sua Parola, i grandi valori cristiani. La musica diventa preghiera e dilata il cuore e aiuta gli uomini a sentirsi più uomini; a ritrovare una via per riscoprire il volto di Dio nella propria esperienza concreta. La musica parla in maniera umana, ma delle cose grandi dell’uomo ed in questa maniera orienta il cuore dell’uomo verso le cose di Dio; tutto ciò che è profondamente umano è divino perché appartiene all’immagine di Dio che portiamo dentro ed è proprio della nostro essere creature. Quando la musica è autenticamente vera, esprime le grandi cose dell’uomo e porta a Dio, avvicina a lui”.

 

L’ultimo brano eseguito è stato ‘Jesus Christ you are my life’, leitmotiv del Giubileo dei Giovani del 2000: sarà riproposto anche nella prossima Giornata mondiale della Gioventù a Lisbona?

“Me lo hanno chiesto insieme ad altri miei tre canti in occasione della GMG di Lisbona. Quando i giovani si appropriano di un canto poi esso diventa un inno. Dopo 23 anni i giovani di allora sono i padri  di oggi ed è bello che continui ad essere così vivo e così giovane”.