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Meeting 2019, 40 candeline nell'anno di Karol Wojtyła

Programmi e incontri per celebrare i 40 anni di vita di un punto di riferimento per l'Italia e il mondo

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Da dove nasce l’io? Da dove viene il ‘volto’ di ciascuno di noi? Cosa dà peso e significato irriducibile al nostro nome? I versi tratti da una poesia di Karol Wojtyla, che danno il titolo a questa edizione del Meeting, mettono a fuoco il fatto che il proprio nome, cioè la propria consistenza umana, nasce da quello che si fissa, e cioè dal rapporto con un altro da sé. Nell’edizione del Quarantennale del Meeting saranno soprattutto i convegni che si tengono ogni giorno, alle 15.00 nell’Auditorium Intesa Sanpaolo B3 a svolgere questi temi, come un filo conduttore della manifestazione.

Gli incontri coinvolgeranno personaggi di primo piano della politica e della scienza, della cultura e dell’arte su temi che poi ritroveremo in mostre, convegni, spettacoli del Meeting. L’incontro inaugurale vedrà, come ogni anno, una personalità al vertice delle istituzioni riflettere sulle opportunità che i temi del Meeting offrono alla crescita sociale del nostro Paese: domenica 18 agosto il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati parlerà di ‘Persona e amicizia sociale’, con l’introduzione di Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione ‘Meeting per l’amicizia fra i popoli’, e del presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini.

Lunedì 19 agosto il tradizionale approfondimento sul titolo del Meeting sarà invece svolto da Guadalupe Arbona Abascal, critico letterario, editore, docente di Letteratura spagnola e di Letteratura comparata e scrittura creativa all’Università Complutense di Madrid. Martedì 20 tornerà al meeting, a un anno di distanza, il segretario generale della Lega Musulmana Mondiale Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa. Il suo dialogo su ‘Estremismi e convivenza’ con il politologo francese Olivier Roy costituirà il vertice di un’ampia serie di dibattiti e laboratori dedicati al rapporto con il mondo mediorientale e arabo in generale.

Mercoledì 21 sarà ancora a tema la politica internazionale, con un altro fondamentale filone di ricerca, quello sulle nuove prospettive europee: il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, il segretario per i rapporti con gli Stati della Santa Sede, card. Richard Paul Gallagher, e il presidente del ‘Delors Institut, Enrico Letta, si confronteranno su ‘Diritti, doveri. Europa: 1979-2019’, appuntamento principale del ciclo curato da Luciano Violante.

Giovedì 22 agosto l’incontro ‘Aleppo: un nome e un futuro’ vedrà il racconto su dolori e speranze della città siriana curato da quattro relatori da essa provenienti: il vicario apostolico, mons. George Abou Khazen, il muftì Sheikh Mahmud Assam, p. Firas Lufti, responsabile del Terra Sancta College e del Franciscan Care Center di Aleppo e Binan Kayyali, direttrice del Franciscan Care Center.

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Quindi partendo dal verso della IV parte, intitolata ‘Il nome’, della poesia ‘La redenzione cerca la tua forma per entrare nell’inquietudine di ogni uomo’ il futuro san Giovanni Paolo II descrive l’incontro di Gesù con la Veronica durante la salita verso il Calvario. E per ‘festeggiare’ i 40 anni il Meeting per l’amicizia tra i popoli, in svolgimento a Rimini dal 18 al 24 agosto, ha scelto il verso (‘Nacque il tuo nome da ciò che fissavi’) per indicare l’urgenza di un incontro con persone ‘vive’, come ci ha spiegato Eugenio Andreatta, portavoce del Meeting dell’Amicizia tra i popoli:

“E’ un verso tratto da una poesia di Karol Wojtyla che descrive una dinamica vera per ciascuno di noi. Lo è stata fin dalla primissima età quando la coscienza di noi stessi è nata dallo sguardo benevolo e incoraggiante dei nostri genitori, ma ancora prima dai feedback che l’approccio con la realtà ci restituiva, rilanciandoci in una scoperta continua e nel senso di dipendenza attiva da ciò che crea ora il mondo. Nell’esperienza cristiana avviene la stessa cosa: guardando, scoprendo, incontrando, cercando l’altro e il diverso da noi, ci sentiamo confermati e rilanciati nella verità dell’esperienza di fede”.

Quale è il fil rouge degli incontri di questa edizione?


“E’ proprio questo sguardo curioso ed aperto che ci lancerà alla scoperta di temi e ambiti molto diversi, dai mosaici di Monreale alla democrazia, dal cervello umano al tema della polis, dalla cooperazione internazionale all’arte contemporanea, o a incontrare figure esemplari come Etty Hillesum, Vaclav Havel, il medico di Nagasaki Takashi Paolo Nagai oppure la figura di Barabba, a cui sarà dedicato lo spettacolo inaugurale. Barabba è un bel simbolo di questo Meeting. E’ l’uomo che – nella lettura che ne ha fatto il premio Nobel Lagerkvist, alla quale ci ispireremo - seppure non convertito rimane segnato per tutta la vita dallo sguardo di Uno che è morto al posto suo, liberandolo dalle catene”.

Con quale 'sguardo' il Meeting guarda il mondo?


“Con lo sguardo di chi sa che ha tutto da imparare, ma anche di chi nel corso di quarant’anni ha esplorato percorsi e incontrato persone con cui è bello fare un tratto di cammino. Penso ad esempio al mondo arabo e al Medio Oriente: al Meeting avremo con noi il Custode di Terra Santa fra Francesco Patton, il nunzio apostolico di Aleppo, mons. Abou Khazen, ma anche il muftì della stessa città e personalità di primo piano dell’Islam come il segretario generale della Lega Musulmana Mondiale Muhammad Bin Abdul Karim Al Issa e il segretario generale della Research Academy di Al-Azhar Nazir Ayyad. Potrei dire la stessa cosa per tanti altri temi di cui si occupa il Meeting.

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Pensiamo al tema del lavoro che quest’anno vedrà la presenza di personaggi del calibro di Enrico Giovannini, Vincenzo Boccia, Mauro Magatti, Gian Carlo Blangiardo, Luigino Bruni, Stefano Zamagni e Nando Pagnoncelli, per citarne solo alcuni”.

Dopo 40 anni come può essere definito il Meeting?

“Il Meeting da un certo punto di vista è un miracolo e noi che lo organizziamo ne siamo i primi spettatori. Pensi solo al fatto che da quarant’anni deve non solo la riuscita, ma la sua stessa fattibilità al fatto che più di tremila persone, ragazzi, giovani universitari, adulti, amici di altri paesi, decidano di dedicare otto giorni delle loro ferie al Meeting, il tutto non solo a titolo gratuito ma anche sobbarcandosi parte delle spese di vitto e alloggio.

Chi ci dà la sicurezza che l’anno successivo ne tornino altrettanti? D’altra parte il Meeting è un luogo di incontro, non solo tra relatori di idee e fedi diverse, ma tra tantissime persone. Il Meeting è il luogo dell’incontro. Ce lo testimoniano anche le rilevazioni sul nostro pubblico: moltissimi, soprattutto giovani, partecipano ai convegni, alle mostre e agli spettacoli ma vengono a Rimini soprattutto per incontrare altre persone e ‘per l’atmosfera particolare che si respira’. Un’atmosfera unica, come sa chi ha partecipato anche solo per qualche ora a questa manifestazione”.