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Messa al Divino Amore, don Ambarus: “Riconosciamo Dio nel volto degli anonimi”

Il direttore della Caritas di Roma invita a riconsocere Gesù nel volto dei poveri anonimi sfruttati che non contano niente

Don Benoni Ambarus | Don Benoni Ambarus durante la Messa al Divino Amore, 1 maggio 2020 | Tv2000 Don Benoni Ambarus | Don Benoni Ambarus durante la Messa al Divino Amore, 1 maggio 2020 | Tv2000

Gesù non viene riconosciuto dalla sua gente, non ne riconoscono i prodigi, perché i suoi compaesani lo vedono come il figlio del falegname. E così succede anche a noi, che non riconosciamo “tanti profeti, mandati da Dio sulla nostra strada, ogni giorno. Soprattutto deboli, che non contano. Quanti deboli sfruttati e non riconosciuti perché non contano nulla!

È il centro dell’omelia di Don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma, che questa settimana celebra la Messa quotidiana organizzata dalla diocesi di Roma al Santuario del Divino Amore.

Le letture sono quelle della memoria facoltativa di San Giuseppe Lavoratore. Ma è anche il giorno in cui l’Italia viene affidata alla Madonna, per una iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana.

Don Ambarus sottolinea che i compaesani di Gesù “fanno fatica ad accettare che in Gesù possa manifestarsi altro”, e l’atteggiamento non sarebbe stato diverso dal nostro nella stessa situazione. “È ovvio – dice don Ambarus - chi sia Gesù, e questo porta a non rendersi conto di altro. Qui l’ovvio non svela, ma vela”.

Continua il direttore della Caritas di Roma: “Gesù aveva vissuto trent’anni a Nazareth a fare il falegname come San Giuseppe, a vivere la relazione, la semplicità di vita, la povertà della vita. La quotidianità lo aveva fatto inquadrare da loro e quindi non riescono a fare il salto”.

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Eppure, “lo stupore della fede è anche manifestarsi nella semplicità, nell’ovvietà, nella carne”. Così, i compaesani di Gesù sottolineano di conoscere il padre, la madre, la parentela, e non riconoscono che ci possa essere altro. “Nella nostra vita quotidiana – chiosa don Ambarus - viviamo tutti situazioni analoghe. Conoscere una persona, le sue capacità, i suoi legami, non significa ancora piena conoscenza. Questo avviene con il riconoscere l’altro nel suo mistero”.

Gesù è “il figlio del carpentiere, ma in lui si rivela il Padre. Anche se pensi di conoscerlo, sei invitato a riconoscerlo nel suo mistero, che si è manifestato nel Signore, e si manifesta in tutte le persone che incontriamo, soprattutto in quelle che diamo per scontato”.

Sono tanti i profeti che incontriamo ogni giorno, afferma don Ambarus. E conclude: “Anche queste persone semplici vivono una vita di santità, lavorando nel nascondimento, annunciando un Dio impotente che non oppone resistenza, non viene riconosciuto”. Per questo, siamo invitati a non privarci “della manifestazione del Signore. Riconosciamolo anche oggi nel volto dei profeti anonimi sfruttati che non contano niente”.