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Migrantes: "Forti perplessità sugli Hotspots", il nuovo modello per i centri d'accoglienza

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“Come Fondazione Migrantes esprimiamo forti perplessità sul funzionamento degli Hotspots - i Centri di prima accoglienza ai porti di arrivo -, che dovrebbero essere aperti sperimentalmente solo in Italia e Grecia”; la presa di posizione giunge “alla luce del Rapporto ministeriale e delle indicazioni della Commissione europea sull’immigrazione”, ma anche dopo aver visitato il nuovo centro di Siracusa. Per la Fondazione Migrantes “gli Hotspots sarebbero ‘semplicemente’ dei centri di prima accoglienza allo sbarco, dove accanto alla polizia italiana lavorerebbero anche funzionari dell’Unione Europea di Frontex, di Easo”.

Migrantes parte dal Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia, definito un “importante strumento” pubblicato dal Ministero dell’Interno, che “sottolinea un cammino crescente in Italia verso la strutturazione territoriale del sistema asilo, privilegiando un’accoglienza diffusa”, ma “non trascura di individuare problemi”.

La Fondazione indica quattro esiti dall’uscita dagli Hotspots: “essere di una delle quattro nazionalità ricollocabili (siriani, eritrei iracheni e persone della Repubblica Centrafricana)”; “essere di una nazionalità diversa, ma dare le impronte digitali e fare domanda d’asilo e finire poi in un HUB regionale e di seguito o in un CAS o in uno SPRAR”; “non voler dare le impronte digitali e, quindi, essere espulsi o collocati in un CIE (che ritornerebbero, purtroppo, ad avere un ruolo significativo, quando il desiderio comune era di arrivare alla loro chiusura); “essere di nazionalità di uno dei Paesi che per l’Unione Europea è considerato sicuro e quindi ottenere un foglio di rimpatrio (la lista dei Paesi sicuri verrà approvata a breve e anche l’Italia dovrà seguirla)”.

Ci sono le notazioni tecniche, ma c’è la preoccupazione che “il nuovo sistema creerebbe, anzitutto, rifugiati di serie A ricollocabili in 26 paesi dell’Unione Europea, mentre in Italia e in Grecia rimarrebbero quelli di serie B non ricollocabili, che sono anche le nazionalità con un tasso di riconoscimento più basso. Di conseguenza, aumenterebbe il numero di coloro che rimarrebbero in Italia senza un documento di soggiorno”.

“In secondo luogo – spiega Migrantes -, in questo processo non sembra si abbia alcuna considerazione per le relazioni e i familiari dei potenziali richiedenti asilo ricollocati in altri Paesi europei”. E in altre parole, “gli Hotspots diventerebbero il luogo di sommarie pre-commissioni territoriali. In questo modo si minerebbe il diritto d’asilo, per non parlare delle forti perplessità sulla legalità dei respingimenti che avverrebbe al loro interno”.

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Infine, “le gravi perplessità che avevamo come Fondazione Migrantes sul funzionamento e la legalità delle procedure all’interno degli Hotspots – si spiega dalla Fondazione - si sono rafforzate dopo la visita, nei giorni scorsi, di operatori della Fondazione Migrantes a Siracusa”.

“Come Fondazione Migrantes – conclude - esprimiamo anche grande preoccupazione rispetto alla pratica inaffidabile, da lungo tempo criticata, e che dovrebbe essere definitivamente archiviata, di stabilire la maggiore età di minori stranieri non accompagnati attraverso l’esame dei raggi X del polso. Sempre a Siracusa, l’associazione ‘Accoglierete’ ha condiviso con la Fondazione Migrantes la preoccupazione che sempre più spesso chi si dichiara minore straniero non accompagnato e viene messo nei centri di prima accoglienza per minori, prima di avere un tutore, a gruppi, viene accompagnato in Ospedale per essere sottoposto all’esame dei raggi X e dichiarato maggiorenne”.