E’ un lungo elenco. Che purtroppo si allunga ogni giorno. Ci sono tante storie di Vangelo dietro le morti dei tanti sacerdoti e laici uccisi nel mondo in terra di missione. Esperienze che vengono ricordate oggi, in occasione della “Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei Missionari Martiri”, promossa dal Movimento Giovanile delle Pontificie Opere Missionarie nel giorno anniversario dell’assassinio di mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador (24 marzo 1980), che sarà beatificato il 23 maggio.

Il tema scelto per la Giornata di quest'anno è "Nel segno della croce", a partire dal messaggio scritto da Alessandro Zappalà, segretario nazionale di Missiogiovani: "Se c'è una cosa che accomuna tutti i cristiani sparsi per i cinque continenti, questa è la croce. Uno strumento di tortura e di morte che per secoli ha terrorizzato tutti i popoli, fino a quando, su quella croce non vi è stato appeso il Figlio di Dio, Gesù... Da quel momento in poi, però la croce è divenuta simbolo di salvezza per tutti, perché Gesù, morendovi, ha riscattato ogni nostra colpa e ogni nostro peccato".

L’iniziativa intende ricordare, con la preghiera e il digiuno, tutti i missionari che sono stati uccisi nel mondo e gli operatori pastorali che hanno versato il sangue per testimoniare il Vangelo. Varie iniziative si svolgeranno nelle diocesi d’Italia. Una veglia è stata annunciata anche dal Cardinale Angelo Bagnasco, e farà parte integrante del Consiglio Permanente della Cei che si sta celebrando a Roma.

“Domani – ha ieri detto l’Arcivescovo di Genova durante la prolusione - faremo un momento particolare di preghiera proprio per i martiri, missionari e laici, di questi tempi: a tutti loro vogliamo far sentire la vicinanza dell’amore nostro e delle nostre comunità, nonché la commossa gratitudine per l’esempio di intrepida fede. Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani!”.

Perché, ha continuato, “non possiamo non rimanere dolorosamente attoniti di fronte alla persecuzione contro i cristiani che cresce e si incrudelisce. Il mondo della fede, del buon senso comune, il mondo dell’umano, rimane sconcertato e percosso”.

Solo nell’anno 2014, secondo l’agenzia Fides, “sono stati uccisi nel mondo 26 operatori pastorali, 3 in più rispetto al precedente anno 2013. Per il sesto anno consecutivo – si legge nel rapporto - , il numero più elevato di operatori pastorali uccisi si registra in America. Negli ultimi dieci anni (2004-2013) sono stati uccisi nel mondo 230 operatori pastorali, di cui 3 Vescovi”.

Invece, “nel 2014 sono morti in modo violento 17 sacerdoti, 1 religioso, 6 religiose, 1 seminarista, 1 laico. Secondo la ripartizione continentale, in America sono stati uccisi 14 operatori pastorali (12 sacerdoti, 1 religioso, 1 seminarista); in Africa sono stati uccisi 7 operatori pastorali (2 sacerdoti, 5 religiose); in Asia sono stati uccisi 2 operatori pastorali (1 sacerdote, 1 religiosa); in Oceania sono stati uccisi 2 operatori pastorali (1 sacerdote, 1 laico); in Europa è stato ucciso 1 sacerdote”.

Numeri consistenti, ai quali si aggiungono quelli di coloro che “sono stati uccisi non dalla mano di un malvivente ma dal virus ebola, che sta mietendo migliaia di vittime in Africa occidentale, dove le strutture cattoliche, e non solo sanitarie, si sono mobilitate fin dal primo insorgere dell’epidemia”.

Guardando allo  storico, nel decennio 1980-1989 hanno perso la vita in modo violento 115 missionari. Il quadro riassuntivo degli anni 1990-2000 presenta un totale di 604 missionari uccisi. Il numero risulta sensibilmente più elevato rispetto al decennio precedente soprattutto in conseguenza del genocidio del Rwanda (1994), che ha provocato almeno 248 vittime tra il personale ecclesiastico. Negli anni 2001-2014 il totale degli operatori pastorali uccisi è stato di 343 persone.

Per la giornata di quest’anno Missiogiovani ha messo a disposizione numerosi materiali, tra cui un Dvd composto da cinque capitoli  che raccontano il martirio di oggi in varie parti del mondo: la tragica fine di Olga, Lucia, Bernardetta, missionarie saveriane uccise a Bujumbura il 7 settembre 2014; la situazione dei cristiani in Palestina; la realtà dei profughi assiro-caldei in Georgia in fuga dall’Isis; i migranti centramericani e la frontiera statunitense; il vangelo visto dalla terra dei fuochi in Campania.