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Monastero Santa Rita. La Madre Badessa racconta l'esodo per il terremoto e l'amore di Dio

Festa di Santa Rita |  | sanfrancescopatronoditalia.it Festa di Santa Rita | | sanfrancescopatronoditalia.it

Madre Maria Rosa è Nata a Udine, ha 59 anni ed è la settima di otto fratelli. Da più di trent’anni, vive come suora di vita contemplativa nel monastero dove Santa Rita ha trascorso 40 anni della sua esistenza, fino alla morte nel 1457, a Cascia. Negli ultimi dodici anni, per tre mandati consecutivi, Madre Maria Rosa ha affiancato nel ruolo di vicaria la badessa uscente, Madre Natalina Todeschini, alla guida della comunità composta da 28 suore di clausura. Da febbraio 2017 è lei la nuova Madre Badessa. ACI Stampa l’ha intervistata in occasione della Festa di Santa Rita appena trascorsa, il 22 maggio:

Suor Maria Rosa, cosa rappresenta per lei S. Rita e perché ha deciso di seguirla?

“Premetto che quando ho avvertito la chiamata del Signore a seguirlo nella consacrazione religiosa il mio desiderio era, ed è tuttora, di conformarmi a Lui sempre di più.  Santa Rita in questo allora mi è maestra e mi stimola a non arrendermi nelle difficoltà che incontro nel quotidiano; cerco di superarle non ripiegandomi su me stessa, ma vincendo il male con il bene, come mi suggerisce anche S. Paolo”.

Come è andata la festa di S. Rita? Quali sono state le novità di quest’anno?

“Comunitariamente, ci siamo preparate come tutti gli altri anni: con la Novena a S. Rita e nella preparazione liturgica, con più prove di canto, per le celebrazioni cui siamo coinvolte anche come “Corale”; per il resto la preghiera Liturgica scandisce la giornata come gli altri giorni e così tutte le attività del Monastero, nel servizio interno ed esterno con l’accoglienza dei pellegrini. Per me è sempre un nuovo evento di grazia, perché il Signore non si ripete mai, pur facendo sorgere il sole e tramontare, ogni giorno allo stesso modo. Dipende da noi rendere nuove le cose di routine.

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Il terremoto. Le monache di S. Rita come hanno vissuto tutto questo? Come procede la ricostruzione?

Le monache hanno vissuto il terremoto inizialmente come tutti, con timore, soprattutto ad ottobre, tanto che la Madre Natalina, priora in quel periodo, ha dato la facoltà alle Sorelle di andare per un periodo di tempo, per ritrovare la serenità, in un altro monastero agostiniano o andare a casa. La maggioranza ha scelto di stare insieme, in un altro monastero agostiniano a Lecceto in Toscana. Tre monache invece hanno deciso di restare, ospiti nel Convento dei Padri, più sicuro, per fare da ponte tra S Rita che restava e i pellegrini che nonostante tutto hanno continuato a salire a Cascia. Questo tempo è stato vissuto da tutte come un Esodo, durato poco più di quaranta giorni, che ci ha reso forti nello spirito. Ci ha permesso di vivere un’esperienza agostiniana, più intima con il Signore di quella che viviamo qui a Cascia.  La gioia di ritrovarci, i primi di dicembre finalmente a “casa”, è stata davvero incontenibile.

Qual è il messaggio che S Rita può ancora dare agli uomini e alle donne tutte?

Che l’amore vince sempre; e che tutto è possibile per chi crede e ama il Signore.