Anche questa sera è stata celebrata la Messa vespertina presso il Santuario Romano della Madonna del Divino Amore. A presiedere l’Eucarestia è stato il Vescovo ausiliare di Roma Paolo Ricciardi, Delegato per la pastorale sanitaria.

“Ecco – ha detto Monsignor Ricciardi nell’omelia - io creo nuovi cieli e nuova terra, non si ricorderà più il passato, non si vedranno più in Gerusalemme voce di pianto grida di angoscia. Il profeta Isaia ci da oggi un annuncio di grande speranza, di gioia, di salvezza, sullo sfondo di questo testo c'è l amarezza di Israele per la ferita che pare insanabile dell’esilio in Babilonia e delle sue conseguenze. Sembra l'esperienza di oggi, le ferite di questo tempo che hanno il sapore dello smarrimento e dell’incertezza per l’oggi e per il domani. Il  Signore ci viene incontro promettendo nuovi cieli e nuova terra: questa novità per noi ha già un nome Gesù Cristo”.

“Un funzionario del re – ha continuato il presule - fa un cammino di quasi 40 km forse a piedi: egli simboleggia il potere umano che tutto può tranne che vincere la morte. Nella sua supplica a Gesù per il figlio in agonia è immagine di tanti familiari di oggi che vivono ore di ansia e di preghiera per un parente malato, in particolare chi sta soffrendo per la malattia di un figlio o di un nipote. Gesù mette in guardia dalla fede che scaturisce solo se si ottiene un segno un miracolo, ma poi sembra anche Lui spiazzato dall'insistenza di quel funzionario che sa che è solo il Signore può aiutarlo. Gesù allora non si mette in marcia verso la casa di quell'uomo ma dice è soltanto una parola: va, tuo figlio vive. E l'uomo si mette in cammino, si fida della parola, ed è questo mettersi in cammino dell’uomo che compie la guarigione non solo del figlio ma dello stesso padre. Oggi il Signore e chiede a noi di metterci in cammino, di rimettere in moto la fede forse troppo a lungo nascosta da un apparenza formale o da occasione di circostanza: siamo chiamati a muoverci verso Gesù e poi verso casa certi di non essere soli”.

“Nel cammino di fede – ha concluso Monsignor Ricciardi - non servono i titoli che ci contraddistinguono, non basta neanche essere uomini come tutti ma occorre riscoprire di nuovo il nostro essere padri, chiederci se il nostro abbandono in Dio genera nuove vite, se cioè siamo fecondi. Questo è il vero miracolo che fa crescere nella fede noi e la nostra famiglia, noi e la nostra comunità. Forse tutto questo periodo che ci sembra così sterile è in realtà una grande occasione di fecondità e anche se stasera non possiamo in questo periodo scambiarci la pace, anche se siamo soli nelle nostre case ,ecco quando vi dirò la pace sia con voi scambiamoci un sorriso tra di noi e con il mondo ripetendo questa frase di Gesù: tuo figlio vive. I nostri cari vivono, il mondo vive, e vivremo per sempre. Oggi preghiamo in particolare per tutti i familiari delle persone malate: sappiate che la vostra sofferenza è un cammino che genera i vostri cari alla vita come un nuovo parto, non siete soli in questa battaglia noi preghiamo con voi e per voi perché Dio ci risollevi e ci dia vita”.