Un milione i pellegrini già prenotati per l’Ostensione della Sindone, un evento per ricordare che “il mondo ha bisogno di un Amore più grande! L’Amore che vince sul male e che porta riconciliazione; più forte delle avversità e delle difficoltà”, come ha notato l’Arcivescovo di Torino e Custode pontificio del telo sacro, monsignor Cesare Nosiglia.

In un’intervista al gruppo ACI, il Presule ha osservato come dall’Ostensione venga “un messaggio forte; un pellegrinaggio di milioni di persone, ci porta a capire che c’è una ricerca di pace”. L’evento torinese “coinvolge l'umanità”, perché “l'amore più grande che si manifesta nella passione e morte di Gesù Cristo è un valore universale”. E indica che “il male non si vince con il male, al contrario, il male si vince con il bene”.

Domenica scorsa la solenne apertura dell’evento in Duomo a Torino. Occasione ricordata anche da Papa Francesco durante la recita del Regina Coeli, che ha confermato la sua visita nel capoluogo piemontese, prevista per i prossimi 21 e 22 giugno. Un’occasione, ha confermato Nosiglia al gruppo ACI, “molto forte e importante per i pellegrini, non solo l’ostensione del telo, ma anche perché parliamo del bicentenario della nascita di Don Bosco e perché verrà ad incontrare la comunità cristiana di Torino e del Piemonte, dove si trova la radice della stessa famiglia”.

Per l’Arcivescovo, la presenza del Papa, “è sempre un invito di fiducia, di speranza e di fede nel Signore e certamente nel suo messaggio e testimonianza ci darà segni concreti di speranza per questa città che vive un momento difficile dal punto di vista economica, sociale ed etico; penso tuttavia che l’accoglienza che daremo a Papa Francesco sarà una grande dimostrazione di unità, di cooperazione e di comunione”.

I punti focali dell’Ostensione sono stati richiamati da Nosiglia anche durante l’omelia di domenica in Duomo. “Fissiamo il Sacro Telo con l’intensa meraviglia di chi si accosta alla prova dell’Amore più grande rivelato da questa immagine, tanto unica da differenziarsi da mille altre”, ha detto. “La Sindone è la prova più toccante che il Signore non ha voluto passare oltre la nostra miseria, ha invece voluto condividere ogni nostra sofferenza da quest’intensa esperienza di amore egli ci invita a uscire per andare ad annunciarlo ad un mondo che ha bisogno di lui senza rendersene conto”.

La contemplazione della Sindone non si esaurisce nel pellegrinaggio, l’avvertimento del Presule. Ma serve come dono che prosegue nella vita di ciascuno: “di fronte alla memoria della Sindone chiediamo la forza di procedere con coraggio e fiducia, senza abbatterci per quanto di negativo abbiamo accumulato nel nostro passato”.

Bisogna partire, aveva detto il Custode pontificio nell’anteprima dell’ostensione di sabato con autorità e stampa, da quel “qualcosa di meraviglioso e profondo” che emerge “ogni volta che si contempla la Sindone”. Non è la contemplazione di un uomo morto, ma di un uomo che ha dato la vita per tutto il mondo”, perché “con la croce il Signore ha preso su di sé tutto il male e l’ingiustizia dell’umanità per darci la forza di superarle e vincerle; la Sindone testimonia quanto la vita prevalga sulla morte, l’amore sulla violenza e sull’odio”.

Nelle parole dell’Arcivescovo, anche un forte auspicio: “Sostare davanti alla Sindone – ha commentato - significa accogliere questi segni d’amore, di un Amore più grande che si è speso per l’umanità. Vorrei che i pellegrini portino questo dono nella loro vita quotidiana che deve risplendere di speranza”.