“I mass media sono attenti ai personaggi autorevoli che vengono alla Sindone e non si accorgono di quanto sarebbe arricchente e nuovo il messaggio che sta caratterizzando queste prime settimane di ostensione.” Le parole dell’arcivescovo di Torino Nosiglia risuonano ai piedi del Sacro Lino nel giorno della festa liturgica proprio della Sindone il 4 maggio. “Un fatto che mi ha stupito e sta stupendo tanti volontari- ha detto l’arcivescovo- è quello di vedere le molte famiglie con i loro bambini e ragazzi, percorrono il tragitto della Sindone.” Per monsignor Nosiglia è ovvio che “le famiglie sono in questo momento le vere protagoniste della ostensione insieme a tanti ragazzi e tanti giovani che restano come affascinati dall'impatto del sacro Telo per molti,una esperienza per molti totalmente nuova.”

Una ostensione particolare questa del 2015 con questa caratteristica “familiare” e che, detto l’arcivescovo, fa capire come  “in questo tempo di grave crisi e difficoltà che attraversa il nostro Paese e il mondo, non bastano eclatanti proclami di ottimismo propagandistico, a scuotere l'animo di chi si trova a dover lottare ogni giorno per affrontare prove dure sia sul piano del lavoro che della casa e del futuro dei propri figli,tutte realtà che abbattono l'animo e sembrano tarpare le ali al futuro. La Sindone appare un segno fragile e forse anche difficile da accettare come antidoto a queste prove e preoccupazioni”.

Davanti all’immenso amore che dimostra l’ Uomo della Sindone “non dobbiamo lasciarci sconcertare dall'atteggiamento indifferente di un mondo che in realtà nasconde tante potenzialità di bene.”  Per questo, ha concluso Nosiglia, “di fronte alla Sindone ripetiamo dunque questa invocazione nel profondo del cuore, con fede e amore, perché dobbiamo essere salvati ogni giorno: * dai nostri peccati, che ci abbattono ed impediscono di credere in Cristo e nel Vangelo della sua croce; * dalla nostra presunzione di gestire al meglio la nostra vita ignorando che solo con l’aiuto di Dio e del suo Amore possiamo affrontare serenamente anche le nostre prove e difficoltà familiari sociali, trovando comunque la forza di offrirle a Lui; * dallo scoraggiamento che ci prende il cuore e la vita quando la vediamo sfuggire a causa di una malattia o di una sofferenza anche estrema; * dalla malattia più tremenda che è la mancanza di speranza e del senso del vivere e del soffrire come colui che ha vissuto queste esperienze ed assume anche le nostre per aiutarci a lottare con forza per la vita sempre e comunque, a qualsiasi costo; * dalla tentazione di percorrere vie di morte e non di vita, anche quando la vita sembra inutile, finita, irrimediabilmente perduta e la sofferenza del corpo estrema e devastante.”  Perché “la Sindone non è solo l'icona del venerdì santo ma anche del sabato della Risurrezione che apre orizzonti nuovi di fede e di vita per chiunque l'accoglie e la testimonia con la stessa intensità di Amore che essa ci rivela”.