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Pakistan, due infermiere cristiane accusate di blasfemia. È il secondo caso dell'anno

Ancora accuse sulla base della legge della blasfemia nel Paese asiatico. I dati più recenti parlano di circa 200 cristiani accusati. Ma la legge colpisce anche Musulmani, ahmadi e altre minoranze

Maryam Lai e Navish Aroj, le due infermiere cristiane accusate di blasfemia in Pakistan | Maryam Lai e Navish Aroj, le due infermiere cristiane accusate di blasfemia in Pakistan | Twitter Maryam Lai e Navish Aroj, le due infermiere cristiane accusate di blasfemia in Pakistan | Maryam Lai e Navish Aroj, le due infermiere cristiane accusate di blasfemia in Pakistan | Twitter

Si chiamano Marian Lai e Navish Arooj le due infermiere di Faisalabad che sono state messe sotto accusa per blasfemia in Pakistan. Le due donne avrebbero strappato da un armadio un adesivo che recava dei versi del Corano. È l’ennesimo caso di due donne cristiane che rischiano di essere condannate per presunto vilipendio alla religione. Il caso più famoso è quello di Asia Bibi, che dopo essere stata condannata a morte, è stata liberata nel 2019 dopo un lungo calvario. Secondo dati di inizio 2020 della National Commission for Justice and Peace, un organo legato alla Conferenza Episcopale Pakistana, sono 187 i cristiani attualmente sotto accusa per blasfemia.

Le due infermiere sono accusate secondo il codice penale 295 B, e c’è – ha segnalato l’agenzia di Propaganda Fide Fides – un primo rapporto di indagine (FIR n. 371 / 21) depositato il 9 aprile su istanza presentata dal dottor Mirza Mohammed Ali, sovrintendente medico dell’ospedale civile di Faisalabad. Secondo Mirza, Navish Arooj ha rimosso un adesivo recante scritte del Corano da un armadio, e oo ha consegnato poi a Maryam, che lo ha nascosto quando ha visto Rukhsana, una caposala, andare verso di loro.

Rukhsan avrebbe chiesto spiegazioni del gesto, ma Maryam non avrebbe saputo dare risposta. La segretaria avrebbe dunque preso l’adesivo in custodia e scattato delle foto, e il giorno successivo ha riferito l’episodio all’amministratore dell’ospedale e l’ispettore sanitario Faisal Yaqooh. Insieme hanno deciso di denunciare le infermiere per blasfemia.

La decisione non è rimasta senza conseguenze: Muhammed Waqas, uno dei ragazzi del reparto, ha persino cercato di uccidere Maryam con un coltello, ferendola al braccio. Le due infermiere sono sotto custodia della polizia.

Maryam Lai è madre single di una ragazza adolescente, mentre Navish Aroj è fidanzata, e il matrimonio è programmato in due settimane.

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Parlando con Fides, Kashif Aslam, coordinatore dei programmi nella Commissione nazionale per la Giustizia e la pace, dei Vescovi del Pakistan, ha sottolineato che si tratta di “una falsa accusa”, e che invece “c’è una questione personale tra i membri dello staff”, e nota che “i fedeli cristiani hanno profonda sensibilità su questi temi , e inoltre viene insegnato loro a rispettare le altre religioni”.

È il secondo caso di accusa di blasfemia per infermiere registrata quest’anno. A gennaio, era toccato all’infermiera cristiana Tabitha Gill, accusata in un ospedale di Karachi,.

Le leggi sulla blasfemia risalgono al periodo fra il 1980 e il 1986, durante il regime del generale Zia ul-Haq. Nel 1982 una norma ha introdotto il carcere a vita per chi dissacra e offende il Corano. Nel 1986 il codice penale ha aggiunto la condanna alla pena di morte, o il carcere a vita, per chiunque insulti il profeta Maometto (anche attraverso i mezzi elettronici).

Difficile parlare anche di una abolizione delle leggi sulla blasfemia.

Salman Taseergovernatore del Punjab, musulmano, a gennaio del 2011 è stato assassinato da una delle sue guardie del corpo per aver cercato di difendere Asia Bibi mettendo in discussione la legges.

Poco più di un mese dopo, la stessa sorte spettò a Shahbaz Bhatti, ministro federale per le Minoranze, cattoliche, per aver avanzato dubbi sulla legge per la blasfemia. Non c’è stato un successore di Bhatti al ministero delle minoranze da allora.

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