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Papa Emerito, un saggio tra storia e diritto canonico

La copertina del volume |  | Aracne La copertina del volume | | Aracne

Papa Emerito è un titolo assolutamente nuovo nella storia bimillenaria della Chiesa. Dalla sera del 28 febbraio 2013 a fregiarsene è Benedetto XVI che ha - come noto al mondo - rinunciato alla Cattedra di Pietro. Proprio sul titolo di Papa Emerito un giovane studioso siciliano, Rosario Vitale, ha pubblicato con Aracne un saggio storico-canonistico: "Benedetto XVI, il primo Papa Emerito della storia". Aci Stampa lo ha incontrato al termine della presentazione del volume avvenuta ieri presso la sala conferenze della Camera dei Deputati, a Roma.

Dal punto di vista storico e canonistico cosa puoi dirci di questo titolo assunto da Benedetto XVI?

Storicamente non abbiamo altri ‘papi emeriti’, vi sono state prima d’ora altre rinunce, ma nessuno mai ha assunto il titolo di papa emerito successivamente. Celestino V dopo la rinuncia è tornato ad essere Pietro del Morrone, l’umile frate eremita che era prima di ascendere al soglio petrino, l’antipapa Felice V, dopo la rinuncia fu invece ri-creato cardinale da papa Nicolò V, un unicum nella storia della Chiesa, mentre altri sono tornati semplicemente allo status precedente l’elezione, questo quando non venivano esiliati o addirittura incarcerati ed uccisi. Il nuovo titolo assunto da Benedetto XVI, si muove nel dettame della Costituzione conciliare Gaudium et Spes, laddove si dice che la Chiesa ha un dovere permanente, che è quello di scrutare i segni dei tempi, infatti, con il motu proprio di Paolo VI: Ecclesiae Sanctae è stato introdotto il titolo di emerito, recepito, con variazioni significative nell’attuale codice: «Il vescovo, la cui rinuncia all’ufficio sia stata accettata, mantiene il titolo di emerito della sua diocesi». Nella società odierna, sarebbe risultato di difficile comprensione se Ratzinger fosse tornato ad essere il professor Ratzinger o peggio ancora, il cardinale Ratzinger. Ho affrontato questa problematica nel terzo capitolo del mio testo, dove ho spiegato bene che queste possibilità non possono trovare accoglimento, il pericolo è quello di ridurre il papato al pari di qualunque altro ufficio funzionariale. Il perché ci viene spiegato dallo stesso Benedetto XVI: «Con il papa emerito ho cercato di creare una situazione nella quale io fossi per i media assolutamente inaccessibile e nella quale fosse pienamente chiaro che c’è un solo papa».

Vi sono stati dei pareri contrari sul titolo di Papa Emerito, o sbaglio?

Si, non tutti i canonisti sono stati d’accordo sull’attribuzione del titolo di ‘papa emerito’, qualcuno avrebbe voluto ‘vescovo emerito di Roma’, qualche altro ‘già papa’. All’indomani della rinuncia scorrevano fiumi d’inchiostro per tentare di influenzare la scelta de titolo, che come sappiamo non è mai di secondaria importanza, tuttavia a mio parere si è fatta la scelta migliore, oserei dire quella più opportuna, e che in futuro non rischia di far sorgere maggiori problematiche. Ciononostante sussistendo una lacuna legis, sarebbe opportuno che in un futuro non molto lontano, papa Francesco possa istituire una commissione ad hoc che vada ad istituzionalizzare, e quindi a normare, il papato emerito.

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Come nasce questo tuo lavoro?

Il mio lavoro in realtà non è altro che la tesi di baccalaureato che ho discusso l’ottobre scorso a Catania, chiaramente è stata totalmente rivista e integrata. L’idea era quella di unire storia e diritto canonico, le mie due materie preferite, queste unite alla stima e all’affetto verso papa Benedetto mi hanno subito fatto pensare di scrivere qualcosa sulla sua rinuncia, così aiutato dal carissimo professore Gigliotti, che ha scritto tantissima letteratura sull’argomento è venuto fuori questo testo.

Si può dire che questo libro è anche un omaggio verso Benedetto XVI?

Possiamo dirlo senz’altro, ho voluto dedicarlo a Lui, sia per ciò che ha fatto nella mia vita, mi riferisco alla dispensa papale, sia per il bene che ha fatto alla Chiesa con il suo luminoso magistero, che ha arricchito l’animo di tanti credenti e non. La sua rinuncia seppur inaspettata, non ha fatto altro che accrescere in me, come penso in molti fedeli, la stima e il rispetto verso quell’umile lavoratore nella vigna del Signore.