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Papa Francesco a Kosice, arcivescovo Bober: “Luogo di dialogo ecumenico”

L’arcivescovo Bernard Bober di Kosice spiega ad ACI Stampa le peculiarità della città, ponte tra Chiesa di Oriente di Occidente

Arcivescovo Bernard Bober | L'arcivescovo Bober durante una processione | Arcidiocesi di Kosice Arcivescovo Bernard Bober | L'arcivescovo Bober durante una processione | Arcidiocesi di Kosice

Kosice è una “città ponte” per la Slovacchia. È la città dove ha sede un esarcato greco-cattolico, ma dove c’è anche una sede ortodossa. Ma è anche sede di una comunità latina che ha sempre costruito ponti di dialogo. Come quando, durante il difficile periodo dell’abolizione della Chiesa Greco Cattolica sotto il regime comunista, accolse tra le sue fila i vescovi cattolici di rito orientale, che poi tornarono ai loro riti una volta che la loro Chiesa fu ripristinata.

Lo ricorda con ACI Stampa l’arcivescovo latino di Kosice, Bernard Bober. Che vede anche in questa particolare realtà ecumenica uno dei motivi della visita di Papa Francesco nella città, che avviene simbolicamente nel 375esimo anniversario dell’Unione di Uzhgorod.

Papa Francesco viene a Kosice mentre si festeggiano i 375 anni dell’Unione di Uzhgorod. Quanto è significativa per voi questa visita?

Penso che sia una visita prima di tutto molto importante per la comunità greco-cattolica, che ha sofferto moltissimo durante il comunismo. Dal 1950 fino alla Primavera di Praga del 1968, la Chiesa Greco-Cattolica fu abolita in quella che allora era la Cecoslovacchia. Tanti sacerdoti, in quel periodo, furono forzatamente trasferiti alla Chiesa ortodossa e perseguitati dallo Stato. In quel periodo molto duro, la Chiesa di rito latino accolse i greco-cattolici, e lavorò anche alla loro cura pastorale, finché non poterono tornare ufficialmente nella loro Chiesa. A dire il vero, dopo il 1968 la situazione era migliore, ma non ottima: alcune attività erano più libere, ma la persecuzione è continuata.

Ma quale è la situazione oggi?

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I greco cattolici, dopo la liberazione dal comunismo, sono rientrati nella loro Chiesa, con i loro riti, anche nella prassi, nella pastorale. Ma hanno continuato a pagare un prezzo altissimo nel definire le relazioni con gli ortodossi – per esempio la restituzione delle chiese – i quali hanno vissuto il periodo comunista come “la Chiesa preferita” del regime. Oggi, però, i greco cattolici sono presenti anche grazie a un lavoro di riconciliazione dello Stato, che ha pagato una compensazione agli ortodossi che hanno restituito le parrocchie.

Come sono i rapporti tra Chiesa latina e Chiesa greco cattolica?

La situazione è ottima, perché la storia e comune. Certo, abbiamo di diverso il codice di diritto canonico e la liturgia. Ma per il resto, a parte qualche piccola tensione, tutto va molto bene. Soltanto nella nostra diocesi, ci sono 520 mila fedeli della Chiesa cattolica di rito latino, mentre i greco cattolici sono 200 mila in tutta la Slovacchia. Ci sono 8 diocesi latine e tre diocesi bizantine.

Anche il rapporto tra vescovi è molto buono: perché un sacerdote passi da un rito all’altro, basta il consenso dei due vescovi.

Come vi siete preparati alla visita?

Stiamo preparando gli incontri del Santo Padre con i rom e con i giovani, ma questa è la parte tecnica. Dal punto di vista pastorale, abbiamo aggiunto nella liturgia la preghiera per la visita del Papa e da metà agosto abbiamo cominciato un ciclo di catechesi sul pontificato e il pensiero del Papa, che in pochi conoscono. Molto sarà sulla figura di Anna Kolerasova, beatificata nel 2018. È la “Maria Goretti” della Slovacchia, e la sua testimonianza della castità della fede è stata parte del lavoro di catechesi per i giovani che incontreranno il Papa.

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A Kosice, Papa Francesco andrà anche nel quartiere Lunik IX, noto per la sue condizioni di degrado. Quale è il lavoro pastorale che fa la Chiesa lì?

In Slovacchia, tutti conoscono il quartiere, dove vivono 4 mila rom. Ma non è il solo posto di Kosice dove c’è una forte comunità rom, e siamo chiamati alla cura pastorale di tuti loro. Da tempo, la Chiesa cerca di dare assistenza spirituale. Ma non solo: gli anziani hanno autorità nella comunità rom, e la Chiesa li aiuta tantissimo e si dedica alla loro vita, alla loro assistenza.

E cosa si aspetat dopo la visita del Papa?

Si vedrà Non sappiamo ancora, perché dipende dai discorsi del Papa, ma dipende anche da quello che si sta preparando adeso, tramite la nunziatura in Slovacchia. Dipende dalla posizione del Papa in Slovacchia

È vero che il Papa non è un uomo così giovane come Giovanni Paolo II, ma ci sarà un tempo di rafforzamento dopo la visita. Dipenderà anche da come la gente riceverà le parole del Papa, e da come noi vescovi saremo in grado di tenere vivo il ricordo.