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Papa Francesco a Malta, il suo sogno per i migranti: “Siate animatori di umanità”

Ultima tappa del viaggio a Malta, la visita nel centro migranti dedicato a Giovanni XXIII. Il Papa chiede che i centri di accoglienza siano luoghi di umanità

Papa Francesco, Malta | Papa Francesco durante l'incontro con i migranti al Centro Giovanni XXIII a Malta, 3 aprile 2022 | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, Malta | Papa Francesco durante l'incontro con i migranti al Centro Giovanni XXIII a Malta, 3 aprile 2022 | Vatican Media / ACI Group

Il sogno di Papa Francesco è che non solo i centri di accoglienza dei migranti siano luoghi di umanità, ma che gli stessi migranti, una volta sperimentata questa umanità, siano loro stessi animatore di un mondo più umano e inclusivo.

Nell’ultima tappa del viaggio a Malta, Papa Francesco si ferma nel Centro Migranti intitolato a San Giovanni XXIII, conosciuto anche come il Peace Lab o laboratorio della pace. Fondato dal 1971 dal padre francescano Dionysus Mintoff, il centro si trova nel Centro di immigrazione maltese noto come Hal Far ed è oggi gestito da una organizzazione di volontari. Il centro può ospitare una cinquantina di migranti, che arrivano per lo più da Somalia, Eritrea e Sudan attraverso la Libia.

Nel suo discorso, Papa Francesco ci tiene a sottolineare che i migranti sono sempre al centro del suo pontificato, sin dal suo viaggio a Lampedusa, e ricorda che il motto del viaggio viene proprio dagli Atti degli Apostoli, quando viene riferito che Paolo naufrago a Malta fu “trattato con rara umanità”. Vale a dire, dice Papa Francesco, una “umanità non comune, una premura speciale”.

Papa Francesco ricorda che per molti l’esperienza del naufragio è stata “tragica”, ma punta il dito soprattutto sul “naufragio di civiltà”, che tocca tutti noi, e da cui possiamo salvarci solo “comportandoci con umanità”, e guardando alle persone “non come dei numeri, ma per quello che sono, cioè dei volti, delle storie, semplicemente uomini e donne, fratelli e sorelle”, e pensando che al posto loro “potrebbero esserci mio figlio o mia figlia”.

Non può mancare il pensiero anche alle “migliaia e migliaia di persone che nei giorni scorsi sono state costrette a fuggire dall’Ucraina a causa della guerra”, comuni a molte altre storie in ogni continente.

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Lasciare la famiglia di origine è “uno strappo che lascia il segno” – dice Papa Francesco, e non si tratta “solo di un dolore momentaneo”, ma piuttosto di una “ferita profonda” che risana con il tempo e “con esperienze ricche di umanità”.

Papa Francesco sottolinea che è importante che “i centri di accoglienza siano luoghi di umanità”, sebbene si sappia “che è difficile” perché “ci sono tanti fattori che alimentano tensioni e rigidità”, eppure “in ogni continente, ci sono persone che accettano la sfida, consapevoli che la realà delle migrazioni è un segno dei tempi do ve è in gioco la civiltà”.

Ed è qui che il Papa esprime il suo sogno. E cioè “che voi migranti, dopo aver sperimentato un’accoglienza ricca di umanità e di fraternità, possiate diventare in prima persona testimoni e animatori di accoglienza e di fraternità. Qui e dove Dio vorrà, dove la Provvidenza guiderà i vostri passi”.

È un sogno che il Papa mette nelle mani di Dio, ritenendo “molto importante che nel mondo di oggi i migranti diventino testimoni dei valori umani essenziali per una vita dignitosa e fraterna”, valori che “appartengono alle radici di ciascuno” e che possono emergere “una volta rimarginata la ferita dello strappo, dello sradicamento”.

Il Papa afferma che è “la strada della fraternità e dell’amicizia sociale”, in cui c’è “il futuro della famiglia umana in un mondo globalizzato”.

È un sogno che risponde al sogno di chi lascia la propria terra di “libertà e democrazia,” sogno che si scontra “con una realtà dura, spesso pericolosa, a volte terribile, disumana”, perché spesso sono violati i diritti fondamentali dei migranti, purtroppo – denuncia Papa Francesco – “a volte con la complicità delle autorità competenti”.

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Papa Francesco invita a ripartire “dalle persone e dalla loro dignità”, rispondendo “alla sfida dei migranti e dei rifugiati con lo stile dell’umanità”.

Esorta Papa Francesco: “Accendiamo fuochi di fraternità, intorno ai quali le persone possano riscaldarsi, risollevarsi, riaccendere la speranza. Rafforziamo il tessuto dell’amicizia sociale e la cultura dell’incontro, partendo da luoghi come questo, che certamente non saranno perfetti, ma sono “laboratori di pace”.

Al termine del discorso, il Papa farà un gesto simbolico, accendendo una candela davanti all’immagine della Madonna. “Nella tradizione cristiana – spiega Papa Francesco - quella piccola fiammella è simbolo della fede in Dio. Ed è anche simbolo della speranza, una speranza che Maria, nostra Madre, sostiene nei momenti più difficili. È la speranza che ho visto oggi nei vostri occhi, che ha dato senso

al vostro viaggio e vi fa andare avanti”.