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Papa Francesco a Venezia, l'abbraccio con detenute e artisti alla Giudecca

La prima tappa della visita di Papa Francesco a Venezia è al carcere femminile della Giudecca

Il Papa alla Giudecca |  | Vatican Media
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La prima tappa della visita di Papa Francesco a Venezia è al carcere femminile della Giudecca. Di buon mattino il Papa atterra da Roma e incontra le detenute. “Avete un posto speciale nel mio cuore. Oggi tutti usciremo più ricchi da questo cortile – forse chi uscirà più ricco sarò io –, e il bene che ci scambieremo sarà prezioso”.

Il carcere – ha detto il Papa - è una realtà dura, e problemi come il sovraffollamento, la carenza di strutture e di risorse, gli episodi di violenza, vi generano tanta sofferenza. Però può anche diventare un luogo di rinascita, rinascita morale e materiale, in cui la dignità di donne e uomini non è messa in isolamento, ma promossa attraverso il rispetto reciproco e la cura di talenti e capacità, magari rimaste sopite o imprigionate dalle vicende della vita, ma che possono  riemergere per il bene di tutti e che meritano attenzione e fiducia. Nessuno toglie la dignità di una persona, nessuno”.

“Non dimentichiamo – ha aggiunto - che tutti abbiamo errori di cui farci perdonare e ferite da curare, io anche, e che tutti possiamo diventare guariti che portano guarigione, perdonati che portano perdono, rinati che portano rinascita”.

Dopo aver incontrato le detenute, il Papa ha visitato il Padiglione della Santa Sede della Biennale che si trova proprio alla Giudecca. Lì ha incontrato gli artisti.

“Nel giugno scorso – ha ricordato Francesco -  ho avuto la gioia di accogliere un folto gruppo di artisti nella Cappella Sistina. Ora sono io a venire a casa vostra per incontrarvi personalmente, per sentirmi ancora più vicino a voi e, in questo modo, ringraziarvi di quello che siete e che fate. E nello stesso tempo da qui vorrei mandare a tutti questo messaggio: il mondo ha bisogno di artisti. Lo dimostra la moltitudine di persone di ogni età che frequentano luoghi ed eventi d’arte”.

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Riprendendo il tema della Biennale “stranieri ovunque” – ha spiegato il Pontefice “stiamo proponendo fratelli ovunque. Il titolo del padiglione in cui ci troviamo è “Con i miei occhi”. Abbiamo tutti bisogno di essere guardati e di osare guardare noi stessi. In questo, Gesù è il Maestro perenne: Egli guarda tutti con l’intensità di un amore che non giudica, ma sa essere vicino e incoraggiare. E direi che l’arte ci educa a questo tipo di sguardo, non possessivo, non oggettivante, ma nemmeno indifferente, superficiale; ci educa a uno sguardo contemplativo. Gli artisti sono nel mondo, ma sono chiamati ad andare oltre”.

“Oggi – ha concluso - abbiamo scelto di ritrovarci tutti insieme qui, nel carcere femminile della Giudecca. È vero che nessuno ha il monopolio del dolore umano. Ma ci sono una gioia e una sofferenza che si uniscono nel femminile in una forma unica e di cui dobbiamo metterci in ascolto, perché hanno qualcosa di importante da insegnarci”.