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Papa Francesco ai giovani: “La vera rivoluzione, ribellarsi alla cultura del provvisorio”

Eroismo ed entusiasmo per fare grandi cose della vita. Fare della vita una impresa. La confessione come metodo per rialzarsi. Le esortazioni del Papa ai giovani di Kosice, penultima tappa del suo viaggio in Slovacchia

Papa Francesco a Kosice | Papa Francesco nello stadio Lokomotiva di Kosice, all'incontro con i giovani, 14 settembre 2021 | AG / ACI Group
Papa Francesco a Kosice | Papa Francesco nello stadio Lokomotiva di Kosice, all'incontro con i giovani, 14 settembre 2021 | AG / ACI Group
Papa Francesco a Kosice | Papa Francesco nello stadio Lokomotiva di Kosice, all'incontro con i giovani, 14 settembre 2021 | AG / ACI Group
Papa Francesco a Kosice | Papa Francesco nello stadio Lokomotiva di Kosice, all'incontro con i giovani, 14 settembre 2021 | AG / ACI Group
Papa Francesco a Kosice | Papa Francesco nello stadio Lokomotiva di Kosice, all'incontro con i giovani, 14 settembre 2021 | AG / ACI Group
Papa Francesco a Kosice | Papa Francesco nello stadio Lokomotiva di Kosice, all'incontro con i giovani, 14 settembre 2021 | AG / ACI Group
Papa Francesco a Kosice | Papa Francesco nello stadio Lokomotiva di Kosice, all'incontro con i giovani, 14 settembre 2021 | AG / ACI Group
Papa Francesco a Kosice | Papa Francesco nello stadio Lokomotiva di Kosice, all'incontro con i giovani, 14 settembre 2021 | AG / ACI Group

“Ci vogliono amore ed eroismo per fare grandi cose nella vita”. Parlando con i giovani nello stadio Lokomotiva di Kosice, dove già fu Giovanni Paolo II durante uno dei suoi tre viaggi in Slovacchia, Papa Francesco risponde alle domande, e intrattiene un dialogo sulla vita cristiana e la buona vita. E sottolinea che oggi “la vera rivoluzione è ribellarsi alla cultura del provvisorio”, perché “non siamo qui per vivacchiare, ma per fare della nostra vita una impresa”.

L’esempio, per i giovani, è quello della Beata Anna Kolesarova, la “Santa Maria Goretti” di Slovacchia: sulla sua figura è stato preparato questo incontro, molto atteso. Così, dopo il passaggio a Presov per la celebrazione della Divina Liturgia e il ricordo dei martiri; dopo la visita al quartiere Lunik IX, il “ghetto” rom della periferia di Kosice, il Papa conclude la sua giornata andando ad incontrare i giovani di Slovacchia e rispondendo alle loro domande.

A Peter e Zuka, Papa Francesco dice che “l’amore è il sogno più grande della vita, ma non è un sogno a buon mercato”, né è “un sogno facile da interpretare”, servono “occhi nuovi, che non si lasciano ingannare dalle apparenze”, e per questo non va banalizzato “l’amore, perché l’amore non è solo emozione e sentimento”, né è “avere tutto e subito”. L’amore – dice Papa Francesco – “non risponde alla logica dell’usa e geta. L’amore è fedeltà, dono, responsabilità”.

Afferma Papa Francesco che “la vera originalità oggi, la vera rivoluzione, è ribellarsi alla cultura del provvisorio, è andare oltre l’istinto e oltre l’istante, è amare per tutta la vita e con tutto sé stessi”.

Papa Francesco nota che “per fare una grande vita ci vogliono amore ed eroismo”, e questo è quello che si trova, nel Crocifisso che testimonia “un amore sconfinato e il coraggio di dare la vita fino alla fine, senza mezze misure”. Ma è anche la storia della Beata Anna, che “ci dice di puntare a traguardi alti”.

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Papa Francesco chiede di “non far passare i giorni della vita come le puntate di una telenovela”, e ricorda ai giovani di non credere agli effetti speciali quando sognano l’amore. “Ognuno – dice Papa Francesco - è un dono e può fare della vita un dono. Gli altri, la società, i poveri vi aspettano”.

Il Papa invita a sognare “una bellezza che vada oltre l’apparenza, al di là delle tendenze della moda”, ma soprattutto a sognare “senza paura di formare una famiglia, di generare ed educare dei figli, di passare una vita condividendo tutto con un’altra persona, senza vergognarsi delle proprie fragilità, perché c’è lui, o lei, che le accoglie e le ama, che ti ama così come sei. E questo è l'amore. Amare l'altro come è".

Continua il Papa: “Non date ascolto a chi vi parla di sogni e invece vi vende illusioni: sono manipolatori di felicità. Siamo stati creati per una gioia più grande: ciascuno di noi è unico ed è al mondo per sentirsi amato nella sua unicità e per amare gli altri come nessuno può fare al posto suo”.

E ancora: “Non si vive seduti in panchina a fare la riserva di qualcun altro. No, ciascuno è unico agli occhi di Dio. Non lasciatevi ‘omologare’; non siamo fatti in serie, siamo unici e liberi, e siamo al mondo per vivere una storia d’amore con Dio, per abbracciare l’audacia di scelte forti, per avventurarci nel rischio meraviglioso di amare”.

Il Papa invita ancora una volta ad andare dai nonni, perché “c’è il pericolo di crescere sradicati, perché siamo portati a correre, a fare tutto di fretta”, al punto che le persone che vediamo sullo schermo diventano “più familiari dei volti che ci hanno generato”, e così ci si disconnette dalla vita, seguendo “una tentazione del maligno”.

Papa Francesco invita a i giovani a “non lasciarsi condizionare” dal principio dell’ognuno pensi per sé, né di lasciarsi “imprigionare dalla tristezza o dallo scoraggiamento rassegnato di chi dice che nulla mai cambierà”, perché così “ci si ammala di pessimismo, si invecchia dentro e si invecchia giovani”.

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“Oggi – dice Papa Francesco . ci sono tante forze disgregatrici, tanti che incolpano tutti e tutto, amplificatori di negatività, professionisti della lamentela. Non ascoltateli, perché la lamentela e il pessimismo non sono cristiani, il Signore detesta tristezza e vittimismo. Non siamo fatti per tenere la faccia a terra, ma per alzare lo sguardo al Cielo, agli altri, alla società”. 

Papa Francesco poi indica nella confessione “il metodo infallibile per rialzarsi”, lì dove il centro non sono i peccati, ma “il padre che perdona tutti i peccati”, perché “non si va a confessarsi come dei castigati che devono umiliarsi, ma come dei figli che corrono a ricevere l’abbraccio del Padre”. Per questo, Papa Francesco consiglia, dopo ogni confessione, di “rimanere qualche istante a ricordare il perdono che avete ricevuto”, custodendo “quella pace nel cuore”, senza lasciarselo rubare, e ricordandolo ad ogni confessione.

Il Papa invita i sacerdoti di "sentirsi al posto di Dio padre che perdona sempre, abbraccia e riceve". Esorta Papa Francesco: “Diamo a Dio il primo posto nella Confessione. Se Lui è il protagonista, tutto diventa bello e confessarsi diventa il Sacramento della gioia. Sì, della gioia: non della paura e del giudizio, ma della gioia”.  E chiede ai preti di essere “misericordiosi”, e “mai curiosi, mai inquisitori, , ma fratelli che donano il perdono del Padre, che accompagnano in questo abbraccio del Padre”. E, a chi si vergogna di andare in confessione, il Papa ricorda che “la vergogna è un buon segno”, che chiede di “andare oltre”, di non rimanere prigionieri del sentimento perché “Dio mai si vergogna di te”.

A chi pensa che Dio non riesca perdonarlo, Papa Francesco ricorda invece che “Dio soffre quando noi pensiamo che non possa perdonarci, perché è come dirgli ‘ Sei debole nell’amore’.” Invece – rimarca il Papa – “Dio gioisce nel perdonarci”, non vede in noi “peccatori da etichettare”, né “persone sbagliate”, ma “figli amati, magari feriti”, e per questo bisognosi di “compassione e di tenerezza”. Aggiunge Papa Francesco: "Ogni volta che ci confessiamo, in cielo si fa festa. Che sia così anche in terra".

Peter e Lenka hanno chiesto al Papa di “incoraggiare i giovani a non temere di abbracciare la croce”. Al Papa piace il verbo “abbracciare”, perché “aiuta a vincere la paura”, e quindi invita a lasciarsi abbracciare da Gesù “perché quando abbracciamo Gesù riabbracciamo la speranza”.

Conclude Papa Francesco: “La croce non si può abbracciare da sola; il dolore non salva nessuno. È l’amore che trasforma il dolore. Quindi, è con Gesù che si abbraccia la croce, mai da soli! Se si abbraccia Gesù, rinasce la gioia. E la gioia di Gesù, nel dolore, si trasforma in pace”.

E augura ai giovani proprio la gioia di Gesù, che è più forte di ogni cosa, e di portarla agli amici. “Non prediche, ma gioia. Non parole, ma sorrisi, vicinanza fraterna”: questo l’invito finale del Papa.