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Papa Francesco alla guardie svizzere, siate testimoni del Risorto

La Guardia Svizzera Pontificia  |  | Daniel Ibanez/ Aci Group La Guardia Svizzera Pontificia | | Daniel Ibanez/ Aci Group

Come può vivere un guardia svizzera pontificia il tempo pasquale? Come testimone del risorto.

Il Papa lo ha detto alle nuove reclute della Guardia e alle famiglie nella udienza abituale in occasione del Giuramento che si celebra il 6 maggio ogni anno.

“Si tratta - ha detto il Papa alle nuove guardie- di rendere attuale l’annuncio di gioia della Pasqua, diffondendo la cultura della risurrezione, specialmente in quei contesti esistenziali dove prevaleva la cultura della morte. Anche a voi capita di incontrare, sia durante il servizio in Vaticano, sia nel tempo che trascorrete a Roma, persone che giacciono nei “sepolcri” contemporanei del dolore, dello smarrimento e del disagio, e attendono una luce che li faccia rinascere a vita nuova. Vi esorto a recare ad essi una parola di conforto e un gesto di fraternità, per diventare convincenti testimoni di Cristo risorto, vivo e presente in ogni tempo. Vivrete così in maniera feconda la vostra vocazione cristiana, radicata nel Battesimo, origine della fede”.

Il Papa ha indicato alle guardie un compito: “fate in modo che quanti incontrate nel vostro quotidiano servizio, membri della Curia, colleghi di lavoro nei vari ambiti del Vaticano, pellegrini o turisti, possano scoprire anche attraverso di voi l’amore di Dio per ogni uomo. Questa è la prima missione di ogni cristiano!”.

Qualche indicazione anche per la vita di comunità: “La realtà della caserma insegna alcuni principi etici e spirituali, che riflettono molti dei valori che vanno perseguiti anche nella vita: il dialogo, la lealtà, l’equilibrio nei rapporti, la comprensione. Vi è data la possibilità di sperimentare momenti di gioia e inevitabili momenti di difficoltà, tipici di una esperienza collettiva. Ma soprattutto avete l’opportunità di costruire sane amicizie e allenarvi al rispetto delle peculiarità e delle idee altrui, imparando a riconoscere nell’altro un fratello e un compagno con cui condividere serenamente un tratto di strada.

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Ciò vi aiuterà a vivere nella società con l’atteggiamento giusto, riconoscendo la diversità culturale, religiosa e sociale come ricchezza umana e non come una minaccia. Questo è particolarmente importante in un mondo che sta vivendo, come mai prima d’ora, ingenti movimenti di popoli e di persone alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa”.

Infine il grazie speciale per il “lavoro diligente e la vostra dedizione generosa”.