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Papa Francesco, annuncio, futuro e comunità nel catechismo fedele al Magistero

L’udienza ai partecipanti all’Incontro promosso dall’Ufficio Catechistico nazionale della Conferenza Episcopale Italiana

Papa Francesco e i membri dell'Incontro promosso dall'Ufficio Catechistico nazionale della Conferenza Episcopale Italiana |  | Vatican Media
Papa Francesco e i membri dell'Incontro promosso dall'Ufficio Catechistico nazionale della Conferenza Episcopale Italiana | | Vatican Media
Il chirografo ai cetechisti |  | CEI
Il chirografo ai cetechisti | | CEI

Un anniversario da ricordare quello dei 60 anni della nascita dell’Ufficio Catechistico Nazionale della Conferenza Episcopale italiana. E la celebrazione è stata l’udienza con Papa Francesco questa mattina. Il Papa ha proposto la sua riflessione in tre punti. Si parte dal kerygma, cioè l’annuncio, e  il kerygma è una persona: Gesù Cristo. La catechesi è uno spazio privilegiato per favorire l’incontro personale con Lui. Perciò va intessuta di relazioni personali” ma la catechesi è anche “un percorso mistagogico, che avanza in costante dialogo con la liturgia, ambito in cui risplendono simboli che, senza imporsi, parlano alla vita e la segnano con l’impronta della grazia”. Papa Francesco ha poi ripetuto che il catechismo si fa “in dialetto” cioè secondo la lingua dei padri. 

Poi lo sguardo al futuro: “Come nel dopo-Concilio la Chiesa italiana è stata pronta e capace nell’accogliere i segni e la sensibilità dei tempi, così anche oggi è chiamata ad offrire una catechesi rinnovata, che ispiri ogni ambito della pastorale: carità, liturgia, famiglia, cultura, vita sociale, economia... Dalla radice della Parola di Dio, attraverso il tronco della sapienza pastorale, fioriscono approcci fruttuosi ai vari aspetti della vita”. Il Papa sottolinea poi: “ Per favore, nessuna concessione a coloro che cercano di presentare una catechesi che non sia concorde al magistero della Chiesa”. E per sottolinearlo ricorda l’atteggiamento dei “Vetero cattolici” che dopo il Concilio Vaticano I si rifiutarono di seguirne il magistero  “e oggi ordinano le donne”. 

Infine la comunità, una realtà la cui necessità si è fatta ancora più evidente in questo anno di pandemia e isolamento. Per il Papa “non è il momento per strategie elitarie. Questo è il tempo per essere artigiani di comunità aperte che sanno valorizzare i talenti di ciascuno. È il tempo di comunità missionarie, libere e disinteressate, che non cerchino rilevanza e tornaconti, ma percorrano i sentieri della gente del nostro tempo, chinandosi su chi è ai margini. È il tempo di comunità che guardino negli occhi i giovani delusi, che accolgano i forestieri e diano speranza agli sfiduciati. È il tempo di comunità che dialoghino senza paura con chi ha idee diverse. È il tempo di comunità che, come il Buon Samaritano, sappiano farsi prossime a chi è ferito dalla vita, per fasciarne le piaghe con compassione”.

Al termine della udienza il Papa ha consegnato un biglietto scritto di suo pugno: “Cari catechisti, vi chiedo di non perdere entusiasmo. Come gli artigiani, anche voi siete chiamati a plasmare l’annuncio con creatività. Non cedete allo scoraggiamento e allo sconforto. Puntate sempre in alto, sostenuti dalla misericordia del Padre. Il Papa v’incoraggia e vi sostiene”.

 

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