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Papa Francesco: “Chiediamo al Dio crocifisso la grazia di essere più uniti e fraterni”

All’incontro per la pace “Nessuno si salva da solo”, organizzato da Sant’Egidio, Papa Francesco prega perché comprendiamo che l’altro è la via per salvare noi stessi

Papa Francesco, Ara Coeli | Papa Francesco pronuncia la sua omelia nella Basilica di Santa Maria in Ara Coeli a Roma alla preghiera per la pace Papa Francesco, Ara Coeli | Papa Francesco pronuncia la sua omelia nella Basilica di Santa Maria in Ara Coeli a Roma alla preghiera per la pace "Nessuno si salva da solo", 20 ottobre 2020 | Vatican Media / ACI Group

“Salva te stesso”. È quello che viene detto a Gesù, quando si trova sulla croce. Mettendo in scena, sul Calvario, “il grande duello tra Dio venuto a salvarci e l’uomo che vuole salvare se stesso. Tra la fede in Dio e il culto dell’io. Tra l’uomo che accusa e Dio che scusa”. Papa Francesco parte dal brano della Passione per riflettere sulla necessità di unità. Una necessità che nasce proprio nel momento in cui Gesù, invece di salvare se stesso, decide di salvare l’umanità.

Basilica di Santa Maria in Ara Coeli. È lì che Papa Francesco prega con i cristiani, in quello che è una parte del programma dell’incontro internazionale per la pace di Sant’Egidio, il cui tema quest’anno è “Nessuno si salva da solo”. Nello spirito di Assisi, le grandi confessioni del mondo pregano prima in luoghi diversi: gli ebrei sono in Sinagoga, i Musulmani in Sala Rossa, i buddisti nell’ex chiesa di Santa Rita, i sikh nel convento dei Francescani, dove sono anche gli indù.

I cristiani sono nella grande basilica a fianco il campidoglio. Con Papa Francesco, anche il patriarca ecumenico Bartolomeo, che più tardi parlerà a conclusione dell’evento, ma anche il vescovo Heinrich, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica di Germania, mentre manca il primate anglicano Justin Welby, costretto a non partire a causa dalla pandemia.

Papa Francesco centra la sua riflessione sul “Salva te stesso” indirizzato a Gesù sulla croce, mentre questi “vive il momento più alto del dolore e dell’amore”, mostrando “una tentazione cruciale, che insidia tutti”.

I primi che parlano sono quelli che “passavano di là”, che “non avevano compassione, ma voglia di miracoli, di vederlo scendere dalla croce”, e che rappresentano anche noi che a volte “preferiremmo un Dio spettacolare anziché compassionevole, un dio potente agli occhi del mondo, che s’impone con la forza e che sbaraglia chi ci vuole male”.

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Questo però – ammonisce Papa Francesco – “non è Dio, è il nostro io”, e il culto dell’io “cresce e si alimenta con l’indifferenza verso l’altro”.

Quindi, nota Papa Francesco, anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, che avevano condannato Gesù, lo invitano a salvare se stesso. Sono quelli che “avevano condannato Gesù perché rappresentava per loro un pericolo”, ma “tutti siamo specialisti nel mettere in croce gli altri pur di salvare noi stessi”, e invece “Gesù si lascia inchiodare per insegnarci a non scaricare il male sugli altri”.

Questi scribi, che sanno i miracoli compiuti da Gesù, arrivano ad insinuare – nota Papa Francesco – che “salvare, soccorrere gli altri non porta alcun bene”, perché proprio Gesù “che tanto si era prodigato per gli altri, sta perdendo se stesso”. Nota il Papa: “Il Vangelo del salva te stesso non è il Vangelo della salvezza. È il Vangelo apocrifo più falso, che mette le croci addosso agli altri”.

Ma il salva se stesso lo dicono anche quelli crocifissi insieme a Gesù, che se la prendono con lui perché “non li toglie dalla croce”, e cercano Gesù “solo per risolvere i loro problemi”.

Spiega Papa Francesco: “Dio non viene tanto a liberarci dai problemi che sempre si ripresentano, ma per salvarci dal vero problema, che è la mancanza di amore. È questa la causa profonda dei nostri mali personali, sociali, internazionali, ambientali. Pensare solo a sé è il padre di tutti i mali”.

Eppure, uno dei malfattori, “spostando l’attenzione da sé a Gesù” ottiene la salvezza eterna.

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È così che “le braccia di Gesù, aperte sulla croce, segnano la svolta, perché Dio non punta il dito contro qualcuno, ma abbraccia ciascuno”.

Il Papa invita dunque a pregare al Dio crocifisso la grazia di essere più uniti, più fraterni”, ricordando che “quella che agli occhi dell’uomo è una perdita, è per noi salvezza”, cosa che dobbiamo imparare “dal Signore che ci ha salvati, svuotando sé stesso e facendosi altro: da Dio uomo, da spirito carne, da re servo”.

È l’invito che Gesù fa a tutti noi, perché “più saremo attaccati al Signore Gesù, più saremo aperti e universali, perché ci sentiremo responsabili degli altri”, e così l’altro sarà “la via per salvare noi stessi”, a cominciare dai poveri.