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Papa Francesco, dall'alto della croce si vedono vita, storia e popoli in modo nuovo

La messa del Papa nella capitale del Kazakistan

Papa Francesco legge la omelia della Messa a Nur-Sultan |  | Vatican Media
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Papa Francesco legge la omelia della Messa a Nur-Sultan | | Vatican Media

Parlare di Croce a Cristiani figli delle persecuzioni è stato il grande momento per Papa Francesco e la Chiesa in Kazakistan. 

Nel viaggio che il Papa aveva voluto per incontrare i leader delle religioni Francesco incontra ovviamente la piccolissima comunità cattolica. Latino e russo per le celebrazione della messa nella festa della Esaltazione della Santa Croce, anche se i cattolici sono di tante diverse etnie. Il Vangelo è arrivato in diversi momenti nelle lande del Kazakistan, forse portato dai soldati romani, poi dei missionari francescani nel XIII secolo e poi a causa delle persecuzioni dei Khan cancellato per secoli. I cristiani sono tornati come esiliati dall'Impero russo prima e dall' URSS dopo. E hanno continuato ad essere perseguitati e colpiti da violenze e odio. 

Ma il sangue dei martiri è buon seme per la fede. Il Papa lo sa e parla ai cristiani di oggi che rischiano di scoraggiarsi anche se sono più liberi, ma in un paese segnato dalla secolarizzazione che del resto aiuta la convivenza con un Islam "laico". 

"Nella storia di questa terra- dice Papa Francesco-  non sono mancati altri morsi dolorosi: penso ai serpenti brucianti della violenza, della persecuzione ateista, a un cammino a volte travagliato durante il quale è stata minacciata la libertà del popolo e ferita la sua dignità. Ci fa bene custodire il ricordo di quanto sofferto: non bisogna ritagliare dalla memoria certe oscurità, altrimenti si può credere che siano acqua passata e che il cammino del bene sia delineato per sempre. No, la pace non è mai guadagnata una volta per tutte, va conquistata ogni giorno, così come la convivenza tra etnie e tradizioni religiose diverse, lo sviluppo integrale, la giustizia sociale".

E c'è un solo modo per il Papa per affrontare lo scoraggiamento: "guardare a Gesù crocifisso. Da quell’altezza possiamo vedere la nostra vita e la storia dei nostri popoli in modo nuovo" secondo la via cristiana, "via dell’amore umile, gratuito e universale, senza “se” e senza “ma”. Sì, perché sul legno della croce Cristo ha tolto il veleno al serpente del male, ed essere cristiani significa vivere senza veleni: non morderci tra di noi, non mormorare, non accusare, non chiacchierare, non spargere opere di male, non inquinare il mondo con il peccato e con la sfiducia che viene dal Maligno". E conclude: "siamo rinati dal costato aperto di Gesù sulla croce: non ci sia in noi alcun veleno di morte". 

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Il luogo dove si è celebrata la messa ha lo stile inquietante e futuristico di tutta la città che da tre anni ha cambiato nome da Astana a Nur- Sultan il nome del presidente Nazarbaev autoritario e personalistico del paese in bilico tra Russia, Cina ed Europa. Con un decreto il parlamento nel 2019 cambia il nome di quella Astana nata dai deportati russi.  Rapporti sempre cordiali con la Santa Sede fin dal viaggio di Giovanni Paolo II nel 2001. Il Vaticano fu tra i primi a riconoscere la indipendenza del paese per poter proteggere le minoranze cattoliche che avevano subito infinite persecuzioni. 

La zona  dove si è celebrata la messe è l'EXPO Grounds che nasce per  l’Esposizione Internazionale EXPO-2017. Fra i partecipanti, con un proprio padiglione intitolato “Energy for the common good: Caring for our common home”, anche la Santa Sede. Oggi è un centro per la scienza con musei e centri di studio. Dopo la messa il Papa fa rientro alle Nunziatura.