Nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta, Papa Francesco delinea il profilo del vescovo, commentando la Lettera di san Paolo apostolo a Tito. Il vescovo deve essere “umile, mite e non un principe”.

Secondo quanto diffuso dal portale Vatican News il Pontefice sottolinea: “La definizione che dà del vescovo è un “amministratore di Dio, non dei beni, del potere, delle cordate, no: di Dio. Sempre deve correggere se stesso e domandarsi: Io sono amministratore di Dio o sono un affarista? Il vescovo è amministratore di Dio. Deve essere irreprensibile: questa parola è la stessa che Dio ha chiesto ad Abramo: Cammina nella mia presenza e sii irreprensibile. È parola fondante, di un capo”.

Conclude il Papa la sua omelia: “E quando si fanno le indagini per l’elezione dei vescovi, sarebbe bello fare queste domande all’inizio? per sapere se si può andare avanti in altre indagini. Ma, soprattutto, si vede che il vescovo deve essere umile, mite, servitore, non principe. Questa è la Parola di Dio. Ah, sì, padre, questo è vero, questo dopo il Vaticano II si deve fare…- No, dopo Paolo! Non è una novità postconciliare questa. Questo è dall’inizio, quando la Chiesa si è accorta che doveva mettere in ordine con vescovi del genere”.