Non ce la fa il Papa ad essere in Congo e Sud Sudan, a causa del ginocchio malato, manda il suo Segretario di Stato, ma manda anche un messaggio e domani in basilica celebra la messa per quelle popolazioni.

"Le parole in questo momento non bastano a trasmettervi la vicinanza che vorrei esprimervi e l’affetto che provo per voi. Vorrei dirvi: non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciatevi rubare la speranza! Pensate, voi che siete tanto cari a me, quanto più siete preziosi e amati agli occhi di Dio, che non delude mai quanti ripongono speranza in Lui! Avete una grande missione, tutti, a partire dai responsabili politici: quella di voltare pagina per aprire strade nuove, strade di riconciliazione, strade di perdono, strade di serena convivenza e di sviluppo. È una missione da assumere guardando insieme al futuro, a tanti giovani che popolano le vostre terre rigogliose e ferite, riempiendole di luce e di avvenire. Essi sognano e meritano di veder realizzati questi sogni, di vedere giorni di pace: per loro, in particolare, occorre deporre le armi, superare i rancori, scrivere pagine nuove di fraternità."

Il Papa ripete: "vi porto nel cuore più che mai. Porto dentro di me, nella preghiera, le sofferenze che provate da tanto, troppo tempo. Penso alla Repubblica Democratica del Congo, allo sfruttamento, alla violenza e all’insicurezza che patisce, in particolare nell’est del Paese, dove gli scontri armati si protraggono, causando sofferenze innumerevoli e drammatiche, acuite dall’indifferenza e dalla convenienza di tanti. E penso al Sud Sudan, al grido di pace della sua gente che, sfinita dalla violenza e dalla povertà, attende fatti concreti dal processo di riconciliazione nazionale, al quale desidero contribuire non da solo, ma peregrinando ecumenicamente insieme a due cari fratelli: l’Arcivescovo di Canterbury e il Moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia".