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Papa Francesco, solo Gesù sfama il nostro bisogno di fraternità e misericordia

Papa Francesco celebra la Messa a Skopje |  | Andrea Gagliarducci / Aci Group
Papa Francesco celebra la Messa a Skopje | | Andrea Gagliarducci / Aci Group
Il Papa celebra la Messa a Skopje |  | Andrea Gagliarducci/ Aci Group
Il Papa celebra la Messa a Skopje | | Andrea Gagliarducci/ Aci Group

La piazza grande, abbastanza vuota, tutto sembra un film organizzato da tempo. Certo la messa in piazza Macedonia nella Macedonia del Nord a Skopje non è un bagno di folla tipico dei viaggi di Papa Francesco.

Ma quei fedeli cattolici nel cuore di una regione ortodossa e islamica  e colpita dal comunismo hanno una energia speciale.

Il Papa sceglie nella omelia proprio questo tema, il coraggio che Gesù risorto dona agli apostoli. “Il Signore è venuto per dare vita al mondo - dice il Papa- e lo fa sempre in un modo che riesce a sfidare la ristrettezza dei nostri calcoli, la mediocrità delle nostre aspettative e la superficialità dei nostri intellettualismi; mette in discussione le nostre vedute e le nostre certezze, invitandoci a passare a un orizzonte nuovo che dà spazio a un modo diverso di costruire la realtà”.

Una omelia che tocca le sfide del post comunismo, ma anche del capitalismo sregolato: “Ci siamo abituati a mangiare il pane duro della disinformazione e siamo finiti prigionieri del discredito, delle etichette e dell’infamia; abbiamo creduto che il conformismo avrebbe saziato la nostra sete e abbiamo finito per abbeverarci di indifferenza e di insensibilità; ci siamo nutriti con sogni di splendore e grandezza e abbiamo finito per mangiare distrazione, chiusura e solitudine; ci siamo ingozzati di connessioni e abbiamo perso il gusto della fraternità. Abbiamo cercato il risultato rapido e sicuro e ci troviamo oppressi dall’impazienza e dall’ansia. Prigionieri della virtualità, abbiamo perso il gusto e il sapore della realtà”.

Oggi il mondo ha fame del Signore dice il Papa “del pane della tua Parola capace di aprire le nostre chiusure e le nostre solitudini; abbiamo fame, Signore, di fraternità dove l’indifferenza, il discredito, l’infamia non riempiano le nostre tavole e non prendano il primo posto a casa nostra. Abbiamo fame, Signore, di incontri in cui la tua Parola sia in grado di elevare la speranza, risvegliare la tenerezza, sensibilizzare il cuore aprendo vie di trasformazione e conversione. Abbiamo fame, Signore, di sperimentare, come quella folla, la moltiplicazione della tua misericordia, capace di rompere gli stereotipi e dividere e condividere la compassione del Padre per ogni persona, specialmente per coloro di cui nessuno si prende cura, che sono dimenticati o disprezzati. Diciamolo con forza e senza paura, abbiamo fame di pane, Signore: del pane della tua parola e del pane della fraternità”.

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Un invito a camminare grazie all’ Eucarestia dove: “il Signore si spezza e si distribuisce e invita anche noi a spezzarci e distribuirci insieme a Lui e a partecipare a quel miracolo moltiplicatore che vuole raggiungere e toccare ogni angolo di questa città, di questo Paese, di questa terra con un poco di tenerezza e di compassione”.

Una vera fame di fraternità coma sapeva Madre Teresa “che ha voluto fondare la sua vita su due pilastri: Gesù incarnato nell’Eucaristia e Gesù incarnato nei poveri! Amore che riceviamo, amore che doniamo. Due pilastri inseparabili che hanno segnato il suo cammino, l’hanno messa in movimento, desiderosa anch’essa di placare la sua fame e la sua sete. È andata dal Signore e nello stesso atto è andata dal fratello disprezzato, non amato, solo e dimenticato; è andata dal fratello e ha trovato il volto del Signore... Perché sapeva che «amore di Dio e amore del prossimo si fondono insieme”.

E il Papa conclude: “Incoraggiamoci a vicenda ad alzarci in piedi e a sperimentare l’abbondanza del suo amore; lasciamo che Egli sazi la nostra fame e sete nel sacramento dell’altare e nel sacramento del fratello”.