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Papa Francesco: “I francescani secolari, parte della Chiesa in uscita”

Incontrando il ramo secolare dei francescani, il Papa ricorda loro di non dimenticare i poveri e delinea la loro vocazione

Papa Francesco, Clementina | Papa Francesco in Aula Clementina | ACI Stampa Archivio / Vatican Media Papa Francesco, Clementina | Papa Francesco in Aula Clementina | ACI Stampa Archivio / Vatican Media

Non dimenticatevi dei poveri, che sono la carne di Cristo”. Papa Francesco incontra il Capitolo Generale dell’Ordine dei Francescani Secolari, e ricorda loro che sono “espressione della Chiesa in uscita”, chiede che la loro secolarità sia piena di “vicinanza, compassione e tenerezza”, e che siano uomini e donne di speranza.

L’Ordine Francescano Secolare, che fino al 1978 si chiamava Terzo Ordine Francescano, è composto di cristiani che si impegnano a vivere il Vangelo alla maniera di San Francesco d’Assisi, con una regola specifica approvata da Paolo VI. Tra i suoi appartenenti, anche Santi come Tommaso Moro, San Giovanni Maria Vianney, San Giovanni XXIII, Giuseppe Toniolo e i coniugi Beltrame Quattrocchi ed Elisabetta d’Ungheria, patrona dell’Ordine. Ma ne furono membri anche Vasco de Gama, Cristoforo Colombo, il musicista Franz Liszt, Giuseppe Dossetti.

Nel suo discorso, il Papa ricorda la vocazione dell’Ordine Francescano, che nasce “dalla chiamata universale alla santità”, la quale – dice Papa Francesco - comporta la conversione del cuore, attratto, conquistato e trasformato da Colui che è il solo Santo, che è «il bene, ogni bene, il sommo bene» (S. Francesco, Lodi di Dio Altissimo)”.

Per questo, i membri dell’ordine sono “veri penitenti”, come spiega San Francesco, secondo un processo di conversione in cui Dio prende l’iniziativa, come racconta lo stesso Poverello di Assisi, e “il penitente risponde accettando di porsi al servizio degli altri e usando con loro misericordia”, avendo come risultato “la felicità”.

Papa Francesco chiede di on confondere il “fare penitenza” con “le opere di penitenza”, che sono “digiuno, elemosina, mortificazione” e sono conseguenze “della decisione di aprire il cuore a Dio”.

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Papa Francesco ricorda l’importanza di “aprire il cuore a Cristo, vivendo in mezzo alla gente comune, nello stile di San Francesco”, perché “come Francesco fu ‘specchio di Cristo’, così possiate anche voi diventare ‘specchi di Cristo’.”

Papa Francesco sottolinea che “la vocazione del francescano secolare è vivere nel mondo il Vangelo nello stile del Poverello, sine glossa; assumere il Vangelo come ‘forma e regola’ di vita”.

Papa esorta ad “abbracciare il Vangelo come abbracciando Gesù”, così da assumere “la povertà, la minorità, la semplicità come vostri segni distintivi davanti a tutti”, essendo “parte della Chiesa in uscita,” il cui luogo preferito “è stare in mezzo alla gente, e lì, in quanto laici – celibi o sposati –, sacerdoti e vescovi, ciascuno secondo la propria vocazione specifica, dare testimonianza di Gesù con una vita semplice, senza pretese, sempre contenti di seguire Cristo povero e crocifisso, come fece San Francesco e tanti uomini e donne del vostro Ordine”.

Papa Francesco incoraggia ad “uscire verso le periferie esistenziali di oggi”, perché “come ieri le ‘fraternità dei penitenti’ si caratterizzarono fondando ospedali, dispensari, mense dei poveri e altre opere di concreta carità sociale, così oggi lo Spirito vi manda a esercitare la stessa carità con la creatività richiesta delle nuove forme di povertà”.

Papa Francesco auspica che i francescani secolari siano “uomini e donne di speranza, impegnati a viverla e anche a ‘organizzarla’, traducendola nelle situazioni concrete di ogni giorno, nelle relazioni umane, nell’impegno sociale e politico; alimentando la speranza nel domani alleviando il dolore di oggi”, vivendo “in fraternità, sentendovi parte della grande famiglia francescana”, seguendo il desiderio di San Francesco che “tutta la famiglia si mantenga unita, nel rispetto certamente della diversità e dell’autonomia delle varie componenti e anche di ogni membro”, ma “sempre in una comunione vitale reciproca, per sognare insieme un mondo in cui tutti siano e si sentano fratelli”.